“Adoro muovere le mie grosse tette attorno al tuo cazzo in tiro”

      Erano seduti sul divano, dove lui, su quella che Tommaso avrebbe definito una “dolce insistenza” di Tania, le aveva confessato della visione del filmato di Linda alla gara del giorno prima. Il ragazzo aveva aggiunto che la loro amante gli aveva assicurato che non si sarebbe mai e poi mai presentata davvero a quella sciocchezza, e lui l’aveva creduta. Tania aveva annuito, rispondendo che nemmeno lei, nonostante tutto, si sarebbe aspettata davvero che una ragazza avveduta come Linda sarebbe davvero andata ad una manifestazione simile. Una vera schifezza, l’aveva definita.

      “Ti avevamo mentito”, aveva ammesso Tommaso, rivolgendo uno sguardo colpevole a Tania. “Ti avevamo fatto credere che lei volesse imparare a praticare dell’ottimo sesso orale per quella stupida gara, quando credevo non volesse parteciparci affatto. Mi spiace.”

      Lei aveva alzato le spalle, con un mezzo sorriso. “Ma guarda che anch’io pensavo non ci sarebbe andata. Mi piaceva insegnarle a fare pompini e vederla farteli, e facevo finta che fosse per permetterle di vincere la gara. Era divertente.” L’aveva abbracciato, posando la testa su una spalla. “Ci ha traditi entrambi. Credevo di insegnarle a farli per te, non per un tipo che nemmeno conosciamo, davanti a tutti. Non voglio che tutti conoscano i miei segreti. Che stronza…”

      Era rimasta in silenzio qualche secondo, poi aveva continuato dicendo che Linda era troppo giovane per loro, che era passata dall’essere una verginella sfigata ad una donna fatta e finita in grado di dare piacere ad un uomo come poche al mondo. Quella capacità, aveva spiegato Tania, doveva averle dato alla testa, gonfiando come un pallone aerostatico un ego che fino a pochi giorni prima era stato un palloncino sgonfio. “E poi, se ti ha mentito sulla gara, in futuro su cosa potrebbe ingannarci? Farsi mettere incinta da qualche stronzo e poi dire che è tuo figlio?” Aveva scosso la testa. “Dobbiamo lasciarla fuori dal nostro letto e dalla nostra vita.”

      Lui non aveva risposto. Si sentiva male dal pomeriggio precedente, da quando l’aveva vista nel video, inchinarsi davanti a tutti dopo essersi pulita la bocca dalla sborra di quello stronzo dal brutto muso… Cazzo, quanto provava un senso di vuoto dentro di sé… E ogni volta che un’ondata di dolore sembrava giungere alla massima intensità, ecco che la sua memoria sembrava sbobinare il venerdì pomeriggio precedente quando, a casa di Linda, avevano fatto sesso, con lui che l’amava come forse non aveva mai amato nessun’altra ragazza in vita sua, venerando la sua femminilità e la sua anima. Sentiva ancora nella sua bocca il sapore dell’ambrosia che scaturiva copiosa dal suo bocciolo di rosa quando succhiava il suo clitoride e quello delle sue labbra quando, dopo che aveva illuminato la sua giornata con un orgasmo, saliva fino al suo viso, la baciava, e si complimentava con lei per come veniva. Era stata la sua dea, quel giorno, e al suono dei suoi singulti di piacere gli angeli del paradiso avevano accordato le loro arpe.

      Ma tutto questo era finito. Si erano dichiarati il loro amore e lui aveva sperato di passare il resto della sua vita con Linda al suo fianco. E invece lei aveva deciso di gettare tutto all’aria andando a spompinare uno stronzo qualsiasi in una squallida gara di sesso orale. Stava per lasciare Tania per una che faceva sesso di fronte a chiunque solo per essere considerata la più troia del suo istituto scolastico? Ma quanto era stato idiota?

      Poi il telefono aveva squillato e lo schermo si era illuminato, mostrando un messaggio proprio dalla ragazza che aveva condiviso il letto con lui e Tania per due settimane. Tommaso lo aveva letto, senza farlo vedere a Tania, che in quell’istante aveva ricevuto anche lei una comunicazione testuale.

      “È lei” aveva detto la ragazza, “dice che le manchiamo. Che stronza.”

      Tommaso non aveva aperto bocca. Il suo messaggio invece riportava una frase simile, ma finiva con “Ti amo.” Gli si era stretto il petto come se fosse stato colto da un lungo, straziante infarto.

      Tania l’aveva guardato per qualche lungo secondo. “Scrivile che non vogliamo più vederla perché non ci fidiamo più di lei.”

      Lui aveva tentennato, continuando a fissare il telefono. Quel “Ti amo” era dolore allo stato puro. Si sentiva soffocare. Avrebbe voluto morire. Aveva posto il dito su quel messaggio, ma non per accarezzarlo: quando il menu a tendina era comparso, aveva premuto la parola “cancella”, come se questo avesse potuto far sparire due settimane della sua vita.

      “Ti meriti di meglio, Tommaso” aveva aggiunto Tania, poi aveva iniziato a baciarlo sul collo e fatto scivolare una mano sul suo corpo, fermandosi sul suo cavallo. Aveva iniziato ad accarezzarlo tra le gambe.

      Il ragazzo, all’inizio, aveva sussultato a quel contatto, ma poi aveva avvertito il suo cazzo apprezzare quelle attenzioni. Era dalla sera precedente che si era dimostrato scostante e poco propenso a dialogare con Tania e, quella mattina, quando lei aveva cercato di fare l’amore con lui, l’aveva scacciata scortesemente. Ma lei non si era offesa, non aveva fatto una scenata, urlando o minacciando che sarebbe tornata da sua madre: lo aveva pregato di sedersi accanto a lei sul divano e parlare.

      Tania, dopotutto, era una ragazza migliore di quanto l’avesse considerata negli ultimi tempi. Forse la dava troppo per scontata, la riteneva solo una trombamica, ma era un anno che convivevano perché, in fondo, era una persona dolce e, nonostante sembrasse sempre volesse celarlo dietro la maschera della ninfomane, un po’ si amavano.

      Tommaso si era voltato verso di lei, le aveva appoggiato una mano sulla nuca e baciata con passione. Le loro lingue si erano cercate, mosse l’una sull’altra, contorcendosi, donandogli una sensazione di benessere che sembrava un bicchiere d’acqua fresca dopo una giornata di arsura.

      La ragazza si era staccata da lui dopo quasi un minuto passato a limonare. “Dai, scrivile che non la vogliamo più vedere” gli aveva suggerito, poi era scesa tra le sue gambe, gli aveva abbassato la zip dei pantaloni, abbassato le mutande e preso in mano il cazzo in erezione. Con un movimento del polso l’aveva scappellato, mettendo a nudo il glande violaceo dal desiderio di essere finalmente amato. Le labbra della ragazza si erano appoggiate sul meato, prima suggendo la goccia di precoito che vi era scaturita, poi iniziando a leccarlo con movimenti lenti e leggeri, quasi come se fosse il suo fiato a sfiorare la mucosa.

      Tommaso aveva chiuso gli occhi, il respiro mozzato dall’improvvisa sensazione di piacere che era risalita dal suo inguine, la testa che sprofondava nel cuscino del divano.

      La bocca di Tania era scesa fino a inghiottire tutto il glande, bagnandolo di saliva e muovendo con delicatezza la punta della lingua sul frenulo, ma solo per qualche secondo. Poi aveva spinto la testa all’indietro e la cappella, luccicante, era stata accarezzata dall’aria più fresca della sala. Lei gli aveva sorriso, aveva afferrato incrociando le braccia il fondo della maglietta e con un movimento lento se l’era levata, restando a petto nudo: le sue grosse tette sembravano fissare il ragazzo attraverso i capezzoli turgidi. “Che ne dici di scrivere il messaggio, poi appoggiare il telefono e divertirti un po’ con queste?” gli aveva chiesto, sollevando alternativamente le due maestose mammelle. Quindi aveva afferrato di nuovo il cazzo e iniziato a succhiarlo e mordicchiarlo alla base.

      Il fiato di Tommaso continuava ad essere corto, come se avesse appena salito di corsa le scale, le testa leggera. Non poteva smettere di fissare il suo cazzo ergersi davanti ai capelli castani di Tania, quasi scalpitando perché la ragazza vi facesse fuoriuscire tutto lo sperma che in quelle ventiquattro ore si era depositato nelle sue palle. Considerando le ultime settimane, era difficile che avessero il tempo anche solo di depositarsene una minima quantità, finendo sempre sui corpi della ragazza tra le sue gambe o di…

      Come se un’improvvisa forza avesse preso possesso della sua volontà, la sua attenzione si trovò rivolta sul telefono che, dimenticato, era stretto nella sua mano. La chat con la giovane bionda… la giovane, inaffidabile bionda, si corresse, lo fissava dal piccolo schermo, ricordandogli il venerdì appena passato e le emozioni che li avevano travolti tra le coperte del letto da bambina, sotto lo sguardo imbarazzato del coniglio di peluche. Sentì di nuovo quel dolore al petto aumentargli più i ricordi si susseguivano nella sua mente.

      Doveva davvero lasciare Linda?

      Improvvisamente aveva smesso di percepire il lavoro di Tania alla base del suo cazzo. Lanciando un’occhiata nella sua direzione, l’aveva trovata ancora tra le sue gambe, che lo fissava a sua volta. Si teneva le tette, discostando una dall’altra. In mezzo, come se fosse stato preso d’attacco da entrambi i lati, il suo uccello svettava, ma quasi timido di fronte a tanta magnificenza femminile.

      «Volevo farti un pompino» aveva confessato Tania, muovendo leggermente le testa verso sinistra, lasciando apparire oltre i capelli un tratto di collo ed un orecchio, «ma ho pensato che ci fosse qualcosa che gradiresti anche di più. Non negarlo, so che ami le mie spagnolette» aveva aggiunto con un sorriso complice. Poi, chiusi gli occhi, proseguiva, come se avesse ammesso di amare il cioccolato: «Adoro muovere le mie grosse tette attorno al tuo cazzo in tiro, quel magnifico pezzo di maschio che mi dà tanti orgasmi. Mhmm… mi piace com’è caldo tra i miei seni, sentirli che si scaldano grazie all’eccitazione che ti provoco, il duro della tua virilità immobile mentre ci impasto attorno le mie bambine morbide…» Aveva inclinato lentamente la testa all’indietro, mostrando la gola e mordendosi il labbro inferiore. Sembrava prossima al parossismo, e la voce che era uscita dalla sua bocca non poteva che dare quell’impressione.

«Ti confesso, Tom, che spesso, quando sono a letto da sola, mentre tu sei al lavoro, faccio scivolare con due dita dentro di me e darmi piacere pensando all’emozione che provo quando il tuo cazzo è tra le mie tette… La mia figa diventa una fontana, e non posso che gemere ed urlare il tuo nome a lungo…» Si era stretta tra le spalle e si mosse che se un lungo, lento brivido le camminasse lungo la schiena. «Ti prego, Tom, fammi di nuovo vivere quell’emozione magnifica…» aveva aperto gli occhi, fissandolo. Sembravano scintillare mentre si passava la lingua tra le labbra. «Scrivi quel messaggio» lo aveva pregato con voce flautata, «e poi dammi il tuo splendido cazzo».

      Tommaso non aveva sentito le ultime parole di Tania perché il rimbombo del suo cuore nelle sue orecchie copriva qualsiasi cosa. Era troppo eccitato per qualsiasi cosa e, nonostante una voce appena percepibile dentro di sé gli sconsigliasse di farlo, aveva infine risposto a Linda.

      Non fu nulla di profondo, nulla che avrebbe potuto comparire in un libro sugli abbandoni di un partner, o che avrebbe fatto commuovere un’anima emotiva. Fu un semplice: “Non vogliamo più vederti. Sai perché.”

      Inviò il messaggio e poi lasciò cadere il telefono sul divano. Tommaso non scorse i due segni di spunta diventare blu perché le due grosse tette di Tania avevano inglobato il suo cazzo, così come la sua mente, e una sensazione di morbidezza meravigliosa provenne da tutta l’asta e dalla cappella. Il ragazzo chiuse gli occhi, assaporando il calore che i seni della ragazza trasmettevano al suo organo… Altrochè il suo cazzo che scaldava lei, caso mai era il contrario.

      La sentiva comprimere le bocce attorno a lui, fino a farsi soffocare in quelle due mammelle esagerate, quindi muoverne una verso l’alto e l’altra in direzione contraria, per poi fare il contrario. Adorava quelle due tette, e per quanto le venerasse non avrebbe mai potuto ringraziarle abbastanza per le spagnolette che gli donavano. Sentiva il cuore di Tania muovere la massa grassa del seno sinistro e ripercuotersi nel suo cazzo: ragazzi, quanto amava quella sensazione…

      Aprì gli occhi, incontrando quelli di Tania che lo fissavano. Lei sembrava felice ed eccitata. Probabilmente, ipotizzò, muovere su e giù quei seni così grossi doveva anche essere piacevole di suo… Lo avrebbe fatto più spesso durante il sesso, si promise, se lei lo apprezzava così tanto.

      «Mi piace zangolarti il cazzo con le mie tette, maschione» sussurrò lei, sorridendo. Smise di muoverle, le tenne appoggiare sull’inguine di Tommaso, quindi iniziò a muovere tutto il corpo su e giù, lentamente, muovendosi sulle gambe. «Vienimi addosso, Tom. Copri le tette della tua puttana con la tua sborra… mi piace vederle colare del tuo piacere».

      Il ragazzo non riuscì a trattenersi ancora a lungo. Adorava farsi spagnolettare per lunghi minuti, ma era troppo eccitato e aveva bisogno, un bisogno psicologico, di godere grazie a Tania. Sarebbe stato come tradire Linda, dimostrare che poteva fare a meno di lei, e che da quel momento non avrebbe più fatto parte della sua vita.

      Vide la sua cappella fare capolino tra le tette della mora un altro paio di volte, poi fu come se nelle sue palle fosse stata abbattuta una chiusa: appoggiò una mano sulla testa della sua amica, chiuse gli occhi quasi con forza e un attimo dopo sentì risalire attraverso l’asta del suo cazzo un profondo senso di piacere e pace, come se, attorcigliate alle code degli spermatozoi, ci fosse stato qualsiasi pensiero delle ultime ore. «Sì, Tania, sì…» sibilò.

      Lasciò che il senso di benessere invadesse ogni suo muscolo, ogni sua fibra, per essere, qualche attimo dopo, sostituito da una sensazione di soddisfacente stanchezza. Tommaso si lasciò sfuggire un profondo sospiro di piacere, e quando riempì di nuovo i polmoni percepì l’odore speziato della sua sborra. «Grazie, Tania» disse, aprendo gli occhi e trovandosi davanti la ragazza che si fissava le tette, contemplando il disastro che l’orgasmo aveva lasciato sul suo seno.

      Lei gli sorrise, quindi afferrò il cazzo e appoggiò le labbra alla cappella, passando la lingua sulla mucosa per ripulire il seme rimasto sul sesso e provocando una scarica di piacere al ragazzo. Non che lui avesse sospettato che non l’avesse fatto apposta: lei era a conoscenza del fatto che, per qualche attimo dopo l’eiaculazione, il glande fosse fortemente recettivo al piacere, e non si faceva problemi a dimostrarlo ogni volta che ne aveva la possibilità.

      Soddisfatta del suo lavoro di pulizia della cappella, si staccò da Tommaso e, sollevato un seno fino al viso, iniziò a nettare pure quello, non mancando di continuare a sorridere con lo sguardo al suo uomo.

      «Togliti le mutande!» le ordinò lui.

      Lei non ebbe bisogno di farselo ripetere. Si alzò in piedi e, senza togliere la mano dal seno e continuando a leccarsi, usò quella libera per sbottonarsi i pantaloncini color cachi e abbassare l’elastico delle mutandine in pizzo bagnate abbastanza da farle scivolare lungo le gambe per gravità.

      Come preannunciava l’intimo, Tania si era eccitata a tal punto da colare. Tommaso si spinse in avanti, sedendosi sul bordo del divano, appoggiò le mani sulle chiappe della ragazza e si pose con il volto davanti al sesso di Tania. Le due piccole labbra ricordavano un libro aperto a metà, elegantemente adagiate sulle grandi, partendo appena sotto la tana del clitoride e ricongiungendosi sul fondo della figa. Erano rosse e leggermente discostate l’una dall’altra, mostrando l’imbocco dell’utero. Questo si aprì appena, facendo sgorgare una goccia di desiderio e liberando nell’aria un aroma fruttato, dolce, che contrastava con quello forte e volgare del seme di Tommaso. Prima che quella goccia di ambrosia si disperdesse nella colata che si era formata fino a perineo della ragazza, lui aprì la bocca, appoggiò la lingua sulla base del sesso di Tania e la sollevò, intercettando quel desiderio liquido.

      Sentì il corpo della ragazza tremare come avesse ricevuto una scarica elettrica e un profondo sospiro di piacere. Una mano si posò sulla testa di Tommaso.  «La storia della spagnoletta come cosa che amo più del sesso era una mezza balla, adesso che ci penso…» confessò, senza fiato.

      Tommaso la afferrò per i fianchi, la sollevò e la gettò sul divano. «E allora facciamola diventare una balla del tutto».

      Tania sorrideva a trentadue denti mentre sobbalzava sui cuscini e vedeva Tommaso far scomparire la sua testa tra le gambe.

      Lui fu ricompensato dai gemiti di lei e dalla dolcezza della sua ambrosia che colava copiosa.

      Riuscì a stento a mangiare un panino prima di correre al lavoro.

Continua…

Nella raccolta:

Una storia di amore, rivalsa e pompini.

Scritto da:

Sedicente autore di racconti erotico, in realtà erotomane con la passione della scrittura creativa. Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, i miei contatti sono: 📧 william.kasanova@hotmail.com 📱 https://t.me/WilliamKasanova

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