Bendata
1°in Padrone e schiava
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Di Alpha Master
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Destinato agli appassionati del genere e a chi, con mente aperta, ne sia curioso.
E’ tutto nero, sono bendata e legata e in questo momento il mondo è fatto tutto di suoni, odori, rumori e impressioni e mi piace questa sensazione di impotenza, di essere nelle Sue mani, di non sapere come sta per usarle e usare me; adoro la sensazione di lieve paura – anche se so quanto il mio Padrone sia attento – e di ignoto che prende alla bocca dello stomaco, che mi fa contrarre le dita dei piedi nudi quando lo sento camminare intorno a me, e che alla fine sfoga nel mio fiore di carne sotto forma di lubrificazione ed eccitazione.
Sono a quattro zampe, in ginocchio per terra, lo stomaco su un pouf in pelle nera, le ginocchia tenute allargate da un manico di scopa al quale il mio Padrone ha fissato degli anelli metallici ai quali ha fatto passare delle corde che poi mi imprigionano le ginocchia, impedendomi di unire le gambe per preservare il pudore e nascondere la mia femminilità vogliosa e il mio sfintere che si contrae ritmicamente in attesa del suo turno, mentre i polsi sono legati alla scrivania, in basso vicino a terra e le mie mammelle penzolano davanti al cubo imbottito che sostiene in parte il mio peso.
Nel mio mondo per il momento nero sento i Suoi passi girarmi intorno, capisco che sta ammirando la Sua opera di legatura che mi lascia esposta e svergognata, aperta in ognuno dei miei orifizi che io voglio che siano Suoi.
Poi le Sue dita, finalmente! Stringono il mio capezzolo, forte, facendomi mugolare di piacere e sofferenza: attendevo questo momento, lo bramavo e me lo sto godendo.
Nel mentre sento arrivare l’altra mano sul mio corpo, se la prima tortura, la seconda accarezza, lieve su una natica, poi sulla schiena, e infine tornando indietro nel solco tra i glutei, che di solito nasconde lo sfintere mentre adesso lo rivela, sia per la posizione sia perché io stessa mi sforzo di renderlo accessibile.
La mano sui miei seni diventa gentile adesso, li sfiora e li stimola facendomi impazzire di desiderio. Non riesco a capire se preferisco questo o il capezzolo torto e torturato di prima, ma il mio Padrone sa cosa vuole, e io voglio che lo abbia. Sento le sue mani allontanarsi, ma poi un secco schiaffo su un gluteo, giusto per ricordarmi che l’allontanamento è solo temporaneo. Sento il lampo di bruciore e poi il calore che si diffonde dalla natica alla coscia, al sesso, poi un altro dal lato opposto, che mi brucia e manda in estasi e fa si che l’odore del mio sesso voglioso si spanda sottile per la stanza, aumentando il mio desiderio in una spirale crescente.
Nel mio mondo privo di vista i passi del Padrone si allontanano e sento il cassetto dove tiene i giochi aprirsi e immagino le Sue mani frugare; non so cosa stia scegliendo, cerco di capirlo dai rumori ma è impossibile. I passi tornano indietro e sento il suono di ciò che ha scelto per me che viene posato sul tavolo: cinque suoni diversi.
Il primo è secco, qualcosa di solido e abbastanza pesante ma non riesco a capire cosa, poi un tonfo leggermente più morbido e anche questo non riesco a decifrarlo anche se forse potrebbe essere una bottiglia di plastica o una grossa candela, seguito da un doppio piccolo suono secco – questo sono due pezzi probabilmente uniti, e ancora un rumore che stavolta individuo bene, è la catenella di metallo con i morsetti per i capezzoli (grazie Padrone penso quando capisco cosa hai scelto) e per finire una sorta di morbido “splat” che potrebbe essere la paletta di cuoio che usa per arrossare e arroventare il mio deretano.
Sto impazzendo di desiderio, voglio che mi usi per il Suo piacere, voglio che usi quello che ha scelto per me. Di colpo sento qualcosa toccare le mie labbra, le apro, lo accolgo: è il Suo pene, non posso muovermi ma cerco di stimolarlo con la lingua mentre succhio e sento il Suo sapore meraviglioso, ma è questione di pochi secondi prima che lo sfili, lasciandomi ancora desiderosa; ha deciso che non è ancora il momento, ma credo che abbia voluto dirmi che dopo potrò dedicargli la mia bocca e lingua fino suggere il Suo nettare e deglutirlo per il Suo piacere. Aspetterò, anche questo mi da il senso di Appartenenza, di essere Sua.
Mi gira intorno, è dietro di me e mentre mi sforzo di mostrargli al meglio quello che posso offrire sento una sorta di pernacchia: è gel lubrificante che viene spremuto dalla bottiglia di plastica, confermando uno degli oggetti che ha preso, e dato che la mia vagina sta colando e di certo non avrebbe bisogno di lubrificazione aggiuntiva capisco che il Padrone vuole il mio ano, e sono felice di poter offrire a Lui qualcosa che gli piace: usi pure quel canale come preferisce, sarà bellissimo sapere che Lo sto soddisfacendo.
Qualcosa di freddo preme sul bocciolo, non posso muovermi molto per facilitare la cosa ma mi sforzo con ogni fibra di rilassarlo per rendere agevole e gradevole per il Padrone l’operazione di penetrazione. Lo sfintere viene sollecitato, sento la pressione salire e scendere, mentre l’anello di carne si allarga un po’ di più a ogni movimento fino a quando un grosso corpo estraneo scivola dentro, venendo afferrato saldamente dai miei muscoli: ne sento il peso consistente, la temperatura per adesso fredda e la forma che mi occupa l’ampolla rettale che poi si stringe per uscire dallo sfintere e allargarsi di nuovo in una base che mi preme sul forellino adesso tenuto aperto da uno stelo, e riconosco l’oggetto visualizzandolo con gli occhi della mente; è il plug metallico più grande dei tre che abbiamo, con sulla base il cristallo azzurro sfaccettato e che il mio sedere ha ospitato in tante occasioni, anche in pubblico per il piacere del Padrone. Mi tornano alla mente le volte in cui abbiamo passeggiato mano nella mano con me priva di intimo sotto il vestito e con quel giocattolo dentro il mio corpo, e le volte in cui Lui mi ha ordinato di alzare la gonna per fargli scattare una foto del mio corpo con il metallico invasore infisso dentro sullo sfondo di un luogo inusuale, un supermercato, una passeggiata sul mare o altri posti dove mi ha portato per il Suo divertimento. Non controllavo neanche se c’era qualcuno o meno, la fiducia che ho in Lui fa si che dia per scontato che Lui lo abbia fatto per me, e al suo comando mostravo in pubblico il plug o la vagina fradicia.
La mente vola nel mondo nero causato dalla benda e aumenta il mio piacere e desiderio, restano tre oggetti scelti dal Padrone e sento nuovamente il rumore di catenelle: i morsetti stanno per stritolare e stimolare i miei capezzoli, e al solo pensiero sento liquidi colare dalla mia vagina lungo le cosce, l’odore di sesso diventa forte e pungente e ne sono felice, lo adoro e so che anche a Lui piace il profumo della mia vagina eccitata.
Eccolo, è accanto a me, non posso vederLo con gli occhi oscurati dalla maschera di velluto nero, ma la mente Lo immagina; le dita della Sua mano mi pizzicano il centro dell’aureola facendo crescere e indurire il capezzolo, e sento il primo morsetto mordere a fondo il destro, fa male, fa godere, eccita, brucia, duole, stimola, mi fa crescere la voglia di farmi fare altro, di farmi fare TUTTO. Penso “ti prego Padrone, metti anche l’altro, ti prego, per favore, fallo!” ma non pronuncio parola, da brava schiava non chiedo, non pretendo e soprattutto il Padrone deve soddisfare la Sua voglia e il Suo piacere, non il mio. Lo voglio io, è questo senso di appartenenza che bramo. La Sua mano schiaffeggia il seno sinistro che pende davanti al pouf, non forte ma abbastanza da far sentire dolore, una, due, tre volte: la forza è sempre uguale, ma la sensazione cresce e mi fa sentire sempre più vogliosa, voglio che continui, voglio sentire che sono una Sua proprietà.
Arriva il secondo morsetto, il lampo di dolore e piacere, sto ormai colando e sono certa che tra le mie ginocchia si stia formando una pozza di succhi vaginali. Mi lecco le labbra, pensando a quanto saranno dolci e quanto vorrei poterli sentire sulla mia lingua, ma non dico una parola. Restano due oggetti scelti da Lui per usarmi questa sera, e non vedo l’ora di capire cosa siano. Qualcosa preme tra le labbra della mia micetta, non è un oggetto grande, lei si apre e lo accoglie mentre io mi chiedo cosa sia: viene spinto dentro a fondo e capisco che è seguito dal dito del Padrone: ho capito, finalmente, si tratta dell’ovulo vibrante di plastica rosa con il telecomando attaccato ad un filo per comandarne l’azione. “Oh, Padrone, ti prego, accendilo, accendilo, mettilo al massimo, fammi godere” vorrei dire ma ancora le mie labbra restano sigillate e emettono solo gemiti e mugolii, so che lui adora sentire questi versi di piacere e dolore provenire da me, e a me piace che a lui piaccia. Un “clik” ben udibile segna l’inizio di un piacere quasi incontenibile, quasi doloroso, la vibrazione è abbastanza bassa ma se il Padrone vuole prolungare l’attesa del mio piacere, allora anche io voglio farlo. La visione è obliterata dalla maschera che impone uno sfondo nero ai miei pensieri ma vedo comunque lampi di colore per le scariche di piacere che si comunicano da profondamente dentro il mio ventre dove Lui ha spinto l’ovulo fino alle gambe, che ora tremano, fino ai piedi che si contraggono, e in su, fino ai capezzoli che il dolore stimola e il piacere rende sensibili. Vorrei esplodere in un orgasmo potente e vorrei invece che questa attesa durasse per sempre. La mia mente ha ormai ceduto, sono solo un animale da monta, tremo dalla testa ai piedi, gemo, apro la bocca e un filo di saliva mi cola sul mento per finire a terra. La vorrei sui seni, ma la gravità non lo consente, facendola cadere inutilizzata.
Sono ormai in estasi, preda del piacere e del senso di sottomissione che amo, del Suo potere che esercita sempre con discrezione, prudenza ma con fermezza. Un pugno di acciaio in un guanto di velluto. Manca solo l’ultimo oggetto, e quando il Padrone è sazio di contemplare la Sua proprietà che gode e trema, comincia ad usarlo, senza preavviso. Un secco schiaffo sulle natiche proveniente da quella paletta che avevo immaginato, seguito da altri, ancora e ancora, intervallati da tocchi leggeri delle Sue dita che controllano il calore e l’arrossamento del sedere che gli appartiene, e che causano ondate di piacere che salgono lungo la spina dorsale fino alla testa, fino a quando all’ennesimo colpo (non li ho contati, Lui non me lo ha ordinato) esplodo in un orgasmo fulminante che è accentuato dal Suo mettere al massimo il vibratore che ho ormai conficcato fino al collo dell’utero. La potenza delle ondate di piacere è estrema, l’assenza di stimoli visuali in qualche modo me la amplifica e io schizzo il mio piacere sul pavimento, ancora, ancora, ancora, fino a sentirmi esausta e svuotata. Il vibratore si spegne, me ne accorgo appena, e sento le dita gentili del Padrone toccarmi il sesso e il plug, causando ritorni di fiamma orgasmica e mentre ancora oscillo in bilico tra il piacere e il planare di nuovo nel mondo sento di nuovo il Suo glande introdursi tra le mie labbra. E’ duro, scivoloso della sua eccitazione e il Suo sapore mi manda di nuovo la testa in corto circuito, causandomi un nuovo orgasmo spontaneo. Lecco e succhio senza poter usare le mani ne muovermi quanto dovrei, ma la mia lingua si impegna al massimo e dopo qualche minuto riceve la sua ricompensa e il Padrone riversa nella mia cavità orale schizzi caldi, profumati e saporiti che mi riempiono più volte la bocca e che io più volte inghiotto golosamente, cercando di non lasciarne uscire neanche una sola goccia. Gli pulisco il pene, ancora turgido, e lo sento alla fine scivolare via dalle mie labbra anche se avrei voluto succhiarlo per sempre.
La sua mano raggiunge il plug e lo toglie, con una azione calibrata per essere appena più energica di quella che avrei fatto delicatamente da sola, e subito dopo sento sotto il mio naso l’odore di sesso anale che c’è sul giocattolo. So cosa vuole il padrone, e lo faccio subito, aprendo la bocca e prendendo il grosso pezzo di metallo liscio tra le labbra, succhiandolo come ho fatto poco prima con il suo sesso, pulendolo e godendomi il sapore del mio stesso corpo preda del piacere.
Lui parla per la prima volta “Tienilo in bocca, adesso io mi riposo qualche minuto”. Sento la poltrona scricchiolare, e poi il peso dei Suoi piedi nudi sulla schiena. E’ bellissimo, rimarremo così per un po’, fino a quando Lui vorrà.
Mail dell'autore: alphamaster@mail.com - Sono un maschio etero, dominante. Scambio volentieri due chiacchiere con chiunque sui racconti o sul mondo BDSM purché "open minded", ma sono sempre in cerca di femmine sottomesse o coppie con lei sottomessa. (Attenzione, per chat di vera dominazione sarà richiesta prova fotografica anonima - senza faccia – non nuda ma in intimo o bikini, ma con in mano un cartellino con il mio nickname "Alphamaster", per evitare i maschietti che si fingono donne tramite la tastiera)
Nella raccolta: Padrone e schiava
Scritto da: Alpha Master
Sono un maschio etero, dominante. Amo intrattenere rapporti con donne sottomesse tramite email o Telegram.