Harem

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Categorie: Dominazione, Lesbo
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Stile: Fantasy

La ragazza seguì l’uomo dagli occhi a mandorla, forzata dall’incanto che la obbligava alla sua volontà: attraversarono un lungo corridoio con varie porte aperte su grandi sale e altri corridoi – e molte porte chiuse di cui non ebbe modo di sapere cosa celavano – fino ad un ala del palazzo illuminata da lampade che non facevano ne fumo ne odore, riscaldata da camini e arredata in modo elegante. Ad una scrivania leggendo un grosso libro stava una donna anziana con i capelli bianchi, il volto rugoso, il seno cadente (era nuda anche lei) e un aria da saggia che ha vissuto molto e visto molto. Il suo sorriso però era bello e aveva tutti i denti, cosa che gli anziani della tribù di Hylenja non avevano mai.

“Ah, questa è la nuova! Io sono Micha, la prima concubina. Come ti chiami ragazzina” chiese la vecchia: la giovane schiava ribelle la guardò, incerta se dire il proprio nome o no, ma intervenne Chikara stesso: “Si chiama Hylenja” pronunciò in modo inaspettato dalla sua appena acquisita concubina: “Come fai a sapere il mio nome” ella chiese. L’uomo non rispose, ma la vecchia fece una lieve risata: “Ti abituerai al fatto che lui sappia tutto, Hylenja. Scommetto che non ti ha spiegato come mai siamo tutte qui, vero?” – gli occhi della ragazza della tribù della luna fiammeggiarono: “Perché pensa che siamo i suoi oggetti di piacere, ma io non lo sarò mai!” disse alzando il mento in un gesto orgoglioso. La vecchia scosse la testa con un movimento triste, i suoi lunghi capelli bianchi seguirono il movimento con calma, come tutto in lei. “No, siamo qui perché siamo morte. O meglio, siamo qui perché altrimenti saremmo morte” sospirò e aggiunse: “Io mi sono buttata da un dirupo per uccidermi dopo la morte di mio figlio di due anni. Mi sono schiantata sul fondo roccioso, ricordo il tremendo lampo di dolore e poi il buio. Tu come stavi morendo?”. Hylenja era confusa, le sue sopracciglia erano aggrottate: “Lui mi ha colpito alle spalle!” disse con odio indicando il mago, che si limitò a scrollare le spalle: “Va bene, non sei indomita, sei stupida” disse, e poi proseguì raccontando: “Eri così concentrata sulla caccia che non ti sei accorta di due uomini che ti avevano seguita. Uno più alto, con i capelli del tuo stesso colore e la faccia attraversata da una grossa cicatrice, l’altro più basso, più tarchiato e moro. Ti hanno colpita in testa con una pietra scagliata con la frombola”. Si fermò per vedere le reazioni. La ragazza era chiaramente arrabbiata, e stavolta il mago percepiva di non essere più l’unico obiettivo del sentimento. “Li conosci, vero? Lo vedo nella tua mente” chiese. La ragazza annuì. Sono due uomini della mia tribù. I più marci.

Ci fu un piccolo periodo di silenzio, poi il potente essere che la aveva rapita o salvata, a seconda di come guardare la cosa, chiese: “Vuoi sapere il resto?” ottenendo un cenno affermativo con la testa da parte della bella cacciatrice bionda. “Ti hanno raggiunta, spogliata e preso il loro piacere tra le tue gambe morenti. Ti hanno posseduta davanti, prima uno e poi l’altro, poi anche analmente, entrambi. Sempre prima quello con la cicatrice. Poi ti hanno lasciata a congelare sporca del loro piacere, sepolta nella neve di una forra.” La ragazza stava digrignando i denti, ma il mago proseguì. “La tua roba è stata lasciata vicino al territorio della tribù dell’alce, in modo che la trovassero e la colpa ricadesse su di loro quando la tua gente avesse visto i tuoi vestiti e le tue armi su di loro.” Gli occhi di Hylenja lanciavano fiamme: “Quei due volevano la guerra da tempo. Non avevano mai accettato che la nostra gente e la loro avessero trovato un modo di vivere in pace.” Tremando di rabbia guardò quello che volente o nolente era il suo proprietario – almeno per adesso – e chiese quindi sono morta?

Il mago scosse la testa socchiudendo gli occhi: “No. Ti ho fatta portare via in tempo. I miei cercatori hanno cosparso il tuo corpo con un liquido che io gli fornisco, ti hanno messa in una cassa di legno piena di neve e ti hanno portata qui in uno stato di vita sospesa.” la guardò, e proseguì: “La morte comunque non sarebbe stata un problema insuperabile. Si tratta solo di un incantesimo in più da lanciare per avere indietro la mia bella schiava.”

Guardandola con occhio critico disse: “Bella, ma pelosa, anche se i peli biondi si vedono poco” e schioccò le dita. Un brivido percorse il corpo di Hylenja, e sentì solletico e prurito un po’ ovunque. Grattandosi sotto l’ascella si accorse che appena li toccava i suoi peli si staccavano, morti e secchi. Sotto di essi la pelle era liscia e morbida. “Tanto mi ricresceranno, mago!” disse con disprezzo, ma il suo proprietario scosse la testa “No ragazzina. Mai più”, e girandosi la lasciò nell’harem con la vecchia, ma allontanandosi aggiunse schioccando le dita: “E insegnatele il sesso tra donne”.

“Avrai bisogno di un bagno a questo punto” disse la prima concubina. “Vanja, vieni qui!” chiamò, e subito dopo una ragazza poco più vecchia di Hylenja apparve sulla soglia di una porta interna. Una bellissima mora dagli occhi verdi, slanciata e dal fisico statuario e nuda come le altre. “Porta Hylenja a fare un bagno e assicurati che sappia come deliziare il padrone con i nostri spettacoli tra di noi” disse indicandola, e ottenendo un “sì signora” come risposta. La ragazza fece cenno a Hylenja di seguirla, e lei lo fece – stavolta senza contrastare eventuali costrizioni, quindi non capì neanche lei se di sua volontà o per magia.

La bionda e indomita ragazza non riusciva a capire se fosse preda di un sortilegio del potente mago o se la cosa fosse dovuta al fisico bellissimo della mora davanti a lei, ma non riusciva a staccare gli occhi dalle sue natiche che oscillavano al ritmo del cammino. Quando aveva otto o dieci primavere aveva fatto le sue prime esperienze con le altre giovani ragazze della tribù, ma dopo era sempre stata attratta da corpi maschili. Neanche lei capiva cosa succedesse nella sua testa. Il dubbio che fosse un incantesimo restava, ma a differenza degli altri che aveva sperimentato, dove il suo corpo si muoveva contro la sua volontà e lei percepiva la costrizione, stavolta non era così. Dopo poco arrivarono in una stanza dove il pavimento scendeva di cinque o sei gradini e tutta la parte centrale della stessa era piena di acqua. Le pareti di maioliche colorate erano coperte di condensa, quindi l’acqua era calda, e Vayna entrò direttamente, voltandosi e incoraggiandola con un sorriso. “Vieni, devo lavarti” disse. Hylenja scese gli scalini sentendo il gradevole contatto dell’acqua calda, e si sedette, stanchissima, sui gradini. “E’ stata una lunga giornata” disse – “Stamani inseguivo un cervo e ora la mia vita è cambiata in ogni parte”. La mora abbassò gli occhi verdi e disse “Sei qui da un mese, sai? Sono io che ho avuto cura del tuo corpo in queste settimane, pulendoti con una spugna, facendoti bere acqua e zucchero e curandoti il fisico mentre il Padrone ti risanava con la magia. All’inizio la tua testa era una massa di sangue… ” poi si morse le labbra, pentendosi di averlo detto. Hylenja era sconvolta. “Ma non pensarci adesso” proseguì Vayna, prendendo un cubo di una strana sostanza biancastra da una mensola “questo è sapone, serve a togliere tutto lo sporco e lasciarti pulita con la pelle profumata e morbida come non la hai mai sentita. Ti piacerà.” disse cominciando a strofinare la bionda ovunque, specialmente nei punti dove l’incanto del Padrone (così lo aveva chiamato) aveva fatto seccare i peli. Quando arrivò tra le gambe la ragazza non provò alcun impulso di repulsione, anzi. Aprì le gambe offrendo il sesso alla schiava che la stava pulendo e strofinando, e anche lei, affascinata dal giovane e bellissimo corpo di Hylenja dopo aver pulito quel che doveva pulire posò il sapone e cominciò a lavorare con le dita tra le labbra della vagina della cacciatrice, che stanca e provata dalla giornata gradì le attenzioni. Si appoggiò indietro, lasciando che le dita esperta della mora facessero accumulare il piacere lentamente per poi esplodere in modo lento e rilassante.

Respirando forte Hylenja chiese: “Abbiamo scelto noi o è ancora quel maledetto?” ma la mora scosse la testa – “Per quanto riguarda me ho scelto io. E tu?” – “Non so, mi sembra di non aver avuto da lottare contro niente. O si tratta di un incanto diverso o ho scelto io” rispose. “Ti andrebbe di ricambiare?” chiese Vayna sedendosi a fianco della sua compagna di bagno, che non rispose a parole ma allungò la mano tra le sue gambe toccandola con calma, trovando il suo clitoride duro e stimolandolo piano per poi entrare dentro con due dita e lavorare sul bocciolo indurito dal piacere con il pollice. La mora si inarcò di piacere piegandosi indietro, gemendo e tremando fino a quando non riprese il controllo e sorrise a Hylenja.

Nella raccolta:

RACCOLTA INESISTENTE: controlla di aver inserito il nome corretto

Scritto da:

Sono un maschio etero, dominante. Amo intrattenere rapporti con donne sottomesse tramite email o Telegram.

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