La festa alla villa
9°in Paolo e Francesca dieci anni dopo
Di PaoloSC
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Il professore ci aveva invitato ad andare ad una festa alla sua villa ove Francesca stava progettando una serie di mosaici speciali.
Avevamo saputo che le feste del professore non erano normali ricevimenti più o meno formali, ma veri e propri baccanali riservati a politici, attori ed attrici, esponenti dell’imprenditoria romana e si, anche cardinali.
La decisione di andare era stata frutto di profonde meditazioni e discussioni.
Io ero curioso di partecipare per vedere cosa combinava quella gente, Francesca un po’ meno perché non voleva mescolarsi a gente che non conosceva e che non stimava. Però poi, al pensiero di poter perdere quell’appalto per i mosaici, uno dei lavori più impegnativi e remunerativi di sempre, aveva deciso di accettare.
“Mettiamo le cose in chiaro: se si fa sesso, io esisto solo per te e tu esisti solo per me. Niente scambi, orge, due contro uno… Solo io e te. E solo se mi va. Va bene?”
“Tu mi dici quello che devo fare ed io lo faccio” le rispondo scimmiottando ‘Pino la lavatrice’, provocandole una risata mentre mi molla un buffetto sulla coscia. “Ma certo, Francesca. Ti ho forse mai forzato a fare qualcosa che non ti piacesse?” le chiedo serioso.
“No, ma è anche vero che mi hai messo sempre in condizioni di non poter rifiutare. Però devi riconoscere che fino ad oggi ti ho sempre seguito nelle tue …chiamiamole follie, sei d’accordo”?
“Riconosco, riconosco…Allora andiamo, ok?”
“Va bene. Però non posso partire vestita da sera per la festa, devo andare in casa famiglia prima. Posso passare a cambiarmi da te sabato sera?”
“E sono domande da farsi, Fra’? ¡Mi casa es tu casa!, come dicono in Spagna. Tu sei e sarai sempre la benvenuta. Lo sai che non ti ho chiesto di stare da me perché so che tuo figlio è ancora piccolo, altrimenti ti avrei già rapito e portato qui da me…” mentre l’abbraccio con affetto e trasporto stringendola forte a me. Inizio a provare forti sentimenti per questa donna. Amore? Non so. Ma di certo non è per il sesso che sto con lei.
Il pomeriggio del sabato Francesca si presenta da me alle 18 portandosi dietro una valigia grossa quanto un baule. La guardo con aria interrogativa e le chiedo: “Ma devi partire per un viaggio attorno al mondo stasera o dobbiamo andare alla festa?”
“Non sapevo cosa mettermi e quindi ho messo alcune cose da scegliere. Spero che tu mi aiuti”.
Avevo passato la mattina a girare per negozi e boutique alla ricerca di qualcosa che potesse andar bene senza essere né sobrio né volgare, ma nel contempo facile da mettere e togliere, alla bisogna.
Era lì su una stampella appesa allo sportello della mia cabina armadio, assieme ad uno splendido paio di sandali Jimmy Choo di vernice e strass con tacco 12.
Mi ero fatto aiutare da una amica di mia figlia che era la personal shopper di un gran numero di star e starlette che gravitano a Roma. Mostrata una foto in bikini di Francesca e spiegato che la festa era in piscina, mi aveva fatto girare per una dozzina di boutique prima di mettermi in mano un porta abiti e la scatola delle scarpe. Ero anche passato alla boutique MissBikini per prenderle un micro bikini nero da indossare sotto il vestito per fare eventualmente il bagno.
Ma non avrei mai immaginato che si portasse 60 chili di vestiti, intimo, costumi, cinte, borse, scarpe, trucchi, piastre elettriche, bigodini, shampoo, balsami e altre decine di boccette e boccettine.
L’aiuto ad aprire la valigia e a rovesciare il contenuto in una delle due stanze da letto, a trasferire su un carrello tutti gli articoli da toilette e ad appendere su altrettante stampelle le dieci mise da sera che aveva portato, per non parlare della quantità di scarpe, sandali, stivali estivi buoni per una intera season a Porto Cervo.
“Io ti avevo preso un pensierino, uno straccetto da mettere stasera. L’ho scelto che fosse pratico da indossare e da togliere, sexy ma non volgare. E poi ti avevo preso questo” porgendole il pacchetto con il MissBikini nero, realizzato con un tessuto così sottile e leggero da stare nel pugno di una mano una volta strizzato.
Francesca apre la zip del portaabiti ed estrae il vestito.
È una sorta di vestaglia con corpetto in pizzo nero e gonna in tessuto traslucido, allacciata davanti ma che sale fino al collo con uno scollo all’americana. Due profondi spacchi laterali arrivavano a mezza coscia mostrando buona parte della gamba, ed è chiusa in vita da una cinta.
Se lo mette addosso per provarne la lunghezza, si guarda allo specchio e poi si gira per abbracciarmi e mi bacia con passione.
“Grazie, sei un tesoro. È bellissimo.”
“Provalo con il costume che ti ho preso. È talmente leggero e sottile che si dovrebbe asciugare immediatamente, ma non è trasparente nemmeno da bagnato, pur essendo sfoderato. Sono certo che ti starà benissimo, anche se è veramente mini, ma non è a perizoma.”
“Lo vedo, è meraviglioso anche questo. Non so perché mi sia portata tutta questa roba di cui non metterò nulla” esclama.
“Però hai tutta la tua truccheria e parruccheria. Mi hai invaso anche il bagno!”
“Amore mio, grazie e scusami. Mi farò perdonare come tu sai…” ammicca con fare da gatta mentre mi struscia una mano tra le gambe.
Poi si spoglia, si mette il costume e sopra indossa l’abito che le ho regalato. Dopodiché sale sui sandali superandomi in altezza di almeno tre dita.
È stupenda da lasciarmi a bocca aperta. La lieve abbronzatura (senza righe e segni di costume, peraltro, come mai, mi chiedo?) risalta sotto l’abito nero semitrasparente, ed i capelli raccolti sulla nuca le donano da morire.
Ho paura che qualcuno me la porti via.
Al termine dei preparativi prendo la DS, che reputo all’altezza della serata e della mia signora, e scendo per aprire lo sportello e far salire Francesca.
Si è creato un piccolo assembramento. Un tizio in motocicletta fa lo slalom per passare ma quando vede Francesca, inchioda, si volta e urla “Ah fata, faccela vede!” provocando l’ilarità dei presenti ed un vistoso arrossamento delle gote di Francesca, la quale mi sussurra “Non è che sono un po’…troppo?”
“Amore mio, sei troppo bella per passare inosservata stasera!” le rispondo tranquillizzante ma estasiato.
Prendiamo l’Anagnina e arrivati a Grottaferrata, ci fermiamo al cancello della villa nel vialetto illuminato da mille candele. Il servizio d’ordine controlla i nostri nominativi ed immediatamente ci fa passare indicando di andare con la macchina direttamente al parcheggio davanti alla piscina, mentre gli altri sono invitati a fermarsi molto prima ed a procedere a piedi. A quanto pare, siamo nella lista VIP.
Scendo ad aprire lo sportello a Francesca. La DS è sexy al punto giusto da fare da preambolo alla sua uscita, una lunga gamba nuda che fuoriesce dallo spacco del vestito nero, seguita dal resto del corpo snello e naturalmente elegante.
Il cicaleccio dei presenti si interrompe immediatamente seguito da un brusio, mentre decine di persone si voltano a guardare. Si direbbe che Francesca non sia proprio passata inosservata, purtroppo.
Arriva il professore in un impeccabile smoking bianco, si avvicina a Francesca che saluta con un elegantissimo baciamano. Poi saluta calorosamente anche me “Che piacere rivederla, Paolo! Ci sono molte persone che muoiono dalla voglia di conoscervi” ci dice mentre ci guida verso un capannello di persone che ci stanno guardando.
“Amici, vi presento Paolo SF e Francesca D. Francesca è l’artista dei mosaici di cui vi ho parlato e Paolo è il suo… fidanzato, diciamo così. Francesca, Paolo, vi presento il Senatore, l’onorevole, il governatore, il professore, il dottor x presidente della Banca, l’Ambasciatore e per finire, il cardinale, assieme alle loro signore. Amici, vi affido queste due belle anime. Vi prego, non me le traviate!” e si allontana per andare ad accogliere altri invitati.
Ci sganciamo abilmente con la scusa di andare a prendere da bere e ne approfittiamo per studiare un po’ il parterre.
È in effetti pieno di stelle e stelline del cinema e della televisione, ci sono un paio di calciatori famosi, due anchormen della TV, il direttore di un famoso quotidiano milanese ed un sostanzioso gruppo di signorine tutte molto svestite, per lo più in costume, già in acqua a farsi smanacciare dal “generone romano” lì presente.
Ho la sensazione di essere assolutamente inadeguato per quella festa. Io non ho nulla a che spartire con quel tipo di persone, non ho mai amato partecipare agli eventi dove gli invitati fanno a botte per poter guadagnare il posto davanti ai fotografi.
Però so che a Francesca quel contratto è sicuramente utile, e se entra nel giro giusto, potrebbe veramente decidere di cambiare vita.
Ci spostiamo da buffet a buffet, camminando e facendo qualche battuta sulle signore rifatte, sulle stelline invitate per avere un po’ di visibilità, sulle improbabili amiche di famiglia più simili ad escort che ad amiche delle mogli dei VIP.
Ogni tanto qualcuno ci ferma e chiede dove ci ha già incontrato. In particolare, un imprenditore rampante, accompagnato da una ex-gieffina più scoperta che vestita ci ferma e: “Forse eravate all’Olimpo Sauna?” ci domanda.
“Olimpo Sauna? E che cosa è?” rispondo con tono interrogativo. Veramente non sapevo di cosa stesse parlando. Mi rivolgo con una muta domanda a Francesca, la cui mimica facciale non lascia dubbi: anche lei non sa di cosa si stia parlando.
“È un locale molto divertente, con una sauna mista, grande idromassaggio, vasca piscina e tanti spazi in cui stare nudi e assolutamente free” spiega.
“In sostanza, un privé!” concludo.
“Beh, si, una cosa del genere” ribadisce.
“Mai stato. Tu, Francesca?”
“No, nemmeno io, mai stata prima. Sono stata una volta in un locale di spogliarelli assieme a delle amiche, ma non credo che sia la stessa cosa, no?”
“No, direi proprio di no” conferma il nostro interlocutore.
“Però vi ci vedrei bene. Il giovedì è la serata dedicata alle sole coppie, i singoli non possono entrare. E le nuove coppie, se non sono mai venute, entrano gratis e hanno accesso a tutti i servizi, anche il buffet” ci spiega. “Ci farebbe piacere incontrarvi lì. Siete una bellissima coppia. E poi, non è obbligatorio partecipare. Si può anche stare a guardare senza dover fare nulla. Nessun obbligo. E senza singoli, di solito non vi disturba nessuno, capite cosa intendo?” chiarisce.
“Della serie che i singoli sono come gli squali nei confronti delle coppie?” domando.
“Esatto! Paragone perfetto!” ride dandomi un buffetto sulla spalla. “In effetti sembrano proprio squali famelici pronti a sbranare la preda. Possono essere molto, molto fastidiosi, soprattutto agli inizi”.
Il giovane imprenditore è simpatico, alla mano. Ha la parlantina facile, sa imbonire le persone. Tutto sommato, è di piacevole compagnia.
“Che caldo che fa. Vi propongo di buttarci in piscina e di bere qualcosa in acqua. Che ne pensate?” ci propone.
Osservo Francesca che sta decidendo se la compagnia le piaccia o meno. È titubante; per quanto la conosco, capisco che quel tipo di persone, così esuberanti e facilone, non le aggradano molto.
“Su Francesca, non si faccia pregare! Vedrà che ci divertiamo. Anzi, mi ha detto il Professore che lei è un’artista e che realizza degli affreschi…”
“No, io realizzo mosaici, non affreschi” corregge prontamente.
“Si, mosaici, mi sono sbagliato. E comunque, perché non ne parliamo un po’? Sto ristrutturando una villa a Porto Rotondo in Sardegna, e avevo una mezza intenzione di far fare un mosaico nel portico. Magari potrebbe essere interessata!” le dice.
Ha toccato una corda giusta. Francesca scioglie parte delle sue riserve e del riserbo in cui si era calata.
“Va bene, parliamone. E… va bene, facciamolo in piscina. In effetti fa caldo…” annuisce.
Ci mettiamo in un angolo adibito a pubblico spogliatoio.
Il professore ha predisposto una serie di ceste nelle quali ci sono dei teli e dove possono essere riposti gli abiti.
Ci spogliamo rimanendo in costume, io con il mio Speedo demodè, rigorosamente blu navy, e Francesca con il suo mini costume MissBikini.
Gli altri due, Franco e Livia, si spogliano anch’essi. Livia indossa un intero perizoma talmente sgambato che il giro coscia arriva a metà tra fianco e seno, ed il giro manica è anch’esso scavato tanto da scoprire del tutto il lato del seno. Davanti e dietro, poco più di due dita di stoffa a coprire pube e solco tra i glutei.
Indubbiamente Livia se lo può permettere, ma non è il massimo dell’eleganza, almeno in quelle situazioni. Ma a quanto pare, siamo noi a non comprendere, perché mediamente la situazione non è molto diversa da quella dei nostri interlocutori. Francesca, che pure indossa un ridottissimo bikini, sembra quasi porti un burka…
Ci immergiamo in acqua ed iniziamo a parlare del più e del meno, commentando la situazione politica, la Roma, la campagna elettorale USA, fino a che il discorso non cade sul progetto di ristrutturazione della villa di Porto Rotondo, argomento di interesse di Francesca.
Franco le mostra sul telefonino qualche foto della villa e del portico nel quale vorrebbe fosse realizzato il mosaico, e le chiede cosa ne pensi, se per caso avesse qualche idea o suggerimento in merito, e così via.
Francesca osserva con attenzione le foto e dice: “Io non toccherei quel pavimento. E’ fatto in lastre di granito rosa della Sardegna, caratteristico di quelle parti. Sono lastre molto belle, sembrano irregolari ma sono lavorate a mano una per una. Sarebbe un peccato distruggerlo. Perché invece non realizzare un tavolo sul cui piano costruire il mosaico? Anzi, ho un paio di idee da suggerire. Pensi al simbolo di Porto Rotondo, o alle immagini degli animali marini che sono raffigurati su quella via, come si chiama?”
“Via del Molo, dice?” le chiede Franco.
“Si, mi pare, quella dove c’è anche la balena” conferma Livia.
“Si, si, proprio quella. Ecco, potremmo rifare in piccolo quella strada, aggiungendo alcuni temi di Porto Rotondo, la vela, la Sardegna, il sole, la gente…”
“Francesca, ma lo sa che è un’idea pazzesca? Bellissima. La voglio. Quando incomincia?” si lancia Franco, entusiasta.
“Beh, aspetti almeno che faccia un bozzetto e poi un calcolo del tempo e del materiale. Io utilizzerei della resina epossidica colorata di blu e verde, con pagliuzze d’oro e argento come sfondo su cui poggiare il mosaico, meglio se con alcune pietre a simulare lo scoglio di quelle parti”. Francesca ha acceso la sua capacità visionaria e sta spiegando a parole un progetto complesso. Sono stupito della sua inventiva, e quel che ci sta dicendo ad un tratto sembra lì, pronto, costruito.
Anche Franco è entusiasta, e chiede ulteriori lumi.
“Ma dove lo farebbe? Qui a Roma e poi lo spedisce? Oppure crede che sia necessario costruirlo in loco?” chiede.
“No, non è possibile farlo qui. È troppo grosso, ci vorrà un carrello a forca per movimentarlo. Saranno almeno quattro quintali a lavoro finito. Anche la struttura dovrà essere realizzata lì. Al massimo a Roma posso realizzare il cartone del bozzetto e spedirlo assieme ad un po’ di materiale che prendo qui. Ma poca roba.” afferma pensierosa. “E poi, ci vorranno almeno un mese. Calcoli che solo per far asciugare il primo fondo di resina ci vorrà una settimana, poi un’altra settimana per il mosaico, una settimana ancora per il secondo strato di resina e poi ancora un’ulteriore settimana per la finitura. Anche parallelizzando un po’ di attività, in meno di un mese è impossibile. E deve essere fatto necessariamente nella stagione secca ma non troppo al caldo, perché altrimenti la resina non cristallizza bene. E nemmeno al freddo, ovvio.”
“E quindi? Quando dovrebbe essere fatto?” chiede Livia.
“Diciamo dalla seconda settimana di settembre in poi fino al massimo alla terza settimana di ottobre. Ma non deve piovere, oppure deve essere chiuso il portico ermeticamente per evitare polvere e umidità, almeno fino a che la resina non ha cristallizzato.” spiega con una professionalità insospettata.
“Il che significa che lei deve stare lì per tutto il tempo?” chiede Franco.
“Beh, se non per tutto il tempo, almeno per tre o quattro settimane, non continuative. Per fortuna, a settembre le case costano un po’ di meno e si trovano più facilmente.” afferma.
“Ma no! Lei Francesca starebbe in villa tutto il tempo che le serve. C’è sempre qualcuno fino a ottobre tutti i giorni, che tiene pulito ed in ordine. E Anna è anche un’ottima cuoca. E il marito, Efisio, è un bravo muratore a cui ho affidato spesso i lavoretti di manutenzione. Magari potrebbe esserle utile per movimentare i materiali, per preparare il cemento, insomma, per quel che le serve. E non si preoccupi, è già al mio libro paga per tutta l’estate perché fa la guardiania ed il giardino. Quindi a settembre potrebbe darle una mano, non crede?” le dice Franco.
“Non ho ancora accettato, Franco! Non so, devo vedere un momento. Ho un figlio che deve andare a scuola, non so se il padre può tenerlo per così tanto tempo. Ho la casa famiglia, anche se posso chiedere un’aspettativa di tre mesi… e poi ho Paolo…” e mi abbraccia prendendomi per braccio ed appoggiando la testa alla mia spalla.
“Francesca, tesoro mio, se vuoi, io posso anche stare con te. Andiamo in barca ed io posso lavorare da lì, oppure posso fermarmi anch’io a dormire in villa, se Franco è d’accordo. Ce l’hai Internet, Franco?” chiedo.
“Come no! Ho una velocissima fibra da un giga e tutta la casa è coperta dal wi-fi. Puoi lavorare dove vuoi, anche alla spiaggetta giù sotto casa. Ho fatto mettere un ripetitore che è connesso in fibra ottica al router in casa, per cui è come se fossi collegato al wi-fi di casa, alla massima velocità.” mi risponde.
“Figurati per quel che mi serve, devo solo fare qualche videochiamata con Skype o lavorare un po’ sui miei documenti, che per fortuna sono tutti in cloud. Non vedo problemi, allora” rivolgendomi a Francesca.
“Bene, aggiudicato. Allora Francesca mi faccia sapere, anzi, posso darti del tu? Fammi sapere al più presto il preventivo e mandami il bozzetto, anche se sono certo che mi piacerà, vero cara?” interrogando Livia.
“Certo, si si… e sai, Franco, mi sa che a settembre, se c’è Francesca, rimango anch’io a Porto Rotondo, così prolungo un po’ la stagione. Che ne pensi?”
“Penso che sia un’ottima idea. E allora, via, facciamoci un tuffo!” e prendendo per la mano Livia, si getta in acqua trascinandola. Livia perde l’equilibrio e va sotto, esce d’istinto dall’acqua ma nell’azione il costume si sposta mostrando una tetta e scoprendo del tutto la fichetta depilata.
“Ops…” esclama senza troppa convinzione. Si ricompone con molta calma ed esclama “Poco male, io il costume posso anche togliermelo. Mica mi vergogno!”.
Le voci tacciono per un momento, come se qualcuno avesse sparato un colpo per richiamare l’attenzione. Poi, è un tripudio di urletti “Si, facciamolo! Spogliamoci!” da parte del gruppo delle ninfette che stavano a papereggiare attorno ai commenda panzoni con il bicchiere in mano.
Come un branco di storni, cinque, sei, dieci ragazze fanno volare i loro costumi rimanendo completamente nude.
Livia le segue a ruota, poi si avvicina a Francesca “Devi farlo anche tu! Dai, ti vergogni?” l’apostrofa.
“Beh, si, un po’ si. Non in questa situazione. Meglio che esca” ed esce dall’acqua.
Salto fuori anch’io e vado a prenderle il telo per asciugarla.
L’atmosfera salottiera tutto sommato piacevole all’improvviso ha lasciato il posto ad carnaio da girone dantesco in cui culi, tette balzellanti e labbrone gonfiate si strusciano su patte più o meno rigonfie. Anche il cardinale è seduto accanto a due ragazze che si strusciano a lui mentre, bicchiere in mano e sigaro in bocca, ricambia tastando le chiappe di una e le tette dell’altra.
Forse è giunto il momento di salutare ed andare.
Aiuto Francesca a rivestirsi, coprendola con il telo mentre si toglie il costume bagnato. Per fortuna, pur essendo il suo vestito di un tessuto leggero, sotto non si vede nulla; il seno invece appare in trasparenza sotto al pizzo leggero, con un effetto nude look assolutamente non volgare e piacevole a vedersi.
Franco e Livia ci vedono muoverci e ci raggiungono.
“Che fate, andate?” ci chiedono.
“Si, domani abbiamo entrambi una giornataccia e non vorremmo fare troppo tardi” rispondo.
“Beh, ci spiace molto. Vuol dire che ci vedremo la prossima settimana per metterci d’accordo per il lavoro, va bene?” esclama Franco.
“Si, va bene, sempre che riesca a concludere il progetto!” esclama Francesca.
“Rimaniamo in contatto, quindi. Ci risentiamo tra qualche giorno.” Concludo io.
Baci e abbracci.
Chiedo al valet di portarmi la macchina, faccio salire Francesca e ci avviamo verso casa.
L’occhio continua a cadermi sulle cosce di Fra. Il saperla senza biancheria mi eccita.
“Ora non pretenderai di caricare tutta la tua mercanzia in taxi e andare a casa, vero?” le chiedo guardandola di sottecchi.
“No. Se non ti dispiace, dormo da te. Ma solo se non ti dispiace, sia chiaro…” ironica.
EVVAI!!! Finalmente. È la prima volta da quando stiamo insieme che dormiamo a casa mia. Fino ad oggi, siamo stati sempre fuori. E vorrei che casa mia diventasse un po’ anche casa sua.
O meglio, casa nostra.
Arriviamo a casa, ci spogliamo (beh, per Francesca c’è poco da togliere…) una rapida doccia e ci infiliamo a letto sotto le lenzuola.
La bacio.
Lei ricambia con dolcezza, poi con passione.
Mi abbraccia.
Ricambio il suo abbraccio.
Mi viene da piangere all’idea di non poterla avere sempre con me. C’è un sentimento forte che albeggia dentro.
Si, sento di amarla.
Facciamo l’amore come due innamorati.
L’amore, non il sesso.
Tutto è dolce, pacato, tranquillo.
Ci baciamo, tocchiamo, lecchiamo, succhiamo, carezziamo con estrema dolcezza.
La prendo da dietro quasi con delicatezza, mentre la accarezzo davanti.
Raggiungiamo l’orgasmo assieme, un unisono di brividi e sussurri.
E assieme: “Ti amo”.
Nella raccolta: Paolo e Francesca dieci anni dopo
Scritto da: PaoloSC
Mi piace raccontare di me e delle mie storie, anche del lato erotico che le ha pervase. Ma racconto anche della mia vita, dei miei amori, delle mie passioni, dei miei dolori.