La nota giusta
Nota in italiano è una parola detta polisemantica. Ha ben quattro distinti significanti diversi.
Nella mia mente, quando sentivo parlare di nota di demerito, una sola era l’immagine che si formava.
Certo nel servire un dom si fanno diversi errori, volontariamente o meno.
Devo ammettere che mi diverte cercare quell’espressione di disappunto nei suoi occhi.
Quindi più volontariamente che involontariamente, ma in ogni caso farli è normale.
E nel mio caso gli errori non erano fatti solo per crescere ma anche per divertirmi.
I suoi occhi sono decisamente rivelatori, da quello ho capito cosa attendere dal futuro.
Le possibilità non sono molte, ma tutte sono accumulate da due note.
La prima è musicale, la seconda è una ramanzina.
Devo dire che è noioso dopo averlo provato un po’ troppo sentire il rimprovero.
Però so che non sono fatti con cattiveria.
In parte mi diverto a cercare di indovinare quale sarà la nuova musica che metterà in quell’occasione.
Lui ha una passione per i vinili, il mobiletto del salotto è pieno di dischi che ripone con cura. Alle volte penso che tratti meglio loro che me.
Per prendere alcuni dischi particolari alle volte si mette addirittura i guanti!
Insomma, succede lo sgarbo, una parola messa di troppo oppure un mio rifiuto di collaborare.
Il suo occhio prende quell’espressione vacua e solitamente si forma sulla fronte una piccola ruga dritta.
Aspetta un po’ li fermo, e quando appura le mie intenzioni si gira.
Volge il passo verso i suoi dischi e li cerca.
Quella è la mia quiete prima della tempesta.
La situazione può durare molto oppure molto poco.
In quel istante deve trovare la musica adeguata.
È successo in passato che interrompersi quel momento di catarsi. Devo dirvi, non è stato un proseguimento positivo.
Ha smesso di toccarmi per una settimana, e no, non è stato bello.
Da lì poi ho imparato a rispettare quel momento come un suo momento privato.
Vedo la copertina, capita di rado che sappia di che disco si tratti.
Estrae dalla custodia quel rigido disco nero.
Dopo un solo istante si sente quel rumore plastico della testina che sfiora il vinile.
Alcune note di fisarmoniche iniziano a circondare la stanza.
L’impianto ha casse sparse in tutte l’ambiente.
Un uomo intona alcune parole dolci in una lingua antica.
Alcuni tamburi partono a rimbombare a ritmo regolare.
Lui si volta verso di me. Questo è il momento in cui è bene mantenere le apparenze.
Dipingo uno sguardo spavaldo sul mio viso incurante del pericolo.
Un coro inizia a cantare note di accompagnamento all’ambiente riempito dai tamburi.
Si avvicina verso di me e con un movimento netto mi prende il collo abbattendolo a terra.
Era interessato al mio sguardo? Non direi, ma non era certo possibile dargli vinto quell’aspetto. Non ho mostrato paura, di questo vado fiera.
Una breve pausa nella canzone congela la situazione.
Anche questo in parte fa parte del suo modo d’essere.
Riprende la musica a piena voce con relativo coro.
“Certo non ci siamo ancora, qualcuna dovrebbe ancora imparare le buone maniera”.
Inizia a sfiorare la mia pelle con l’altra mano. La pressione sul pavimento è costringere ma non dolorosa.
“Chissà dove avrò sbagliato? Eppure mi pare di spiegarti com’è bene comportarsi..”
Inizia a colpire le mie natiche a tempo del tamburo della canzone. I movimenti sono blandi ma costanti.
Questa guerra non si combatte con la forza ma con la resistenza.
La musica fa altre pause che vengono rispettate con pause dagli schiaffi.
I cori che sembrano di tipo gregoriano ipotizzano il mio animo.
Mi trovo in una situazione apparentemente da cui non vorrei mai uscire.
‘shack’ sembra quasi questo il suono che fa la testina uscita dal piatto.
Una nota che segna la fine della nota.
La sua presa viene rilasciata, mi volta verso di lui.
“Via via, non serve piangere, la collezione di dischi non vorrei che prendesse polvere”.
Il racconto è di fantasia, per poter parlare con me: DaIlDom@proton.me