“Saremo un trio fantastico”
4°in Linda la nerd
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Se in quel momento la sua mente cosciente non fosse inondata da quello che avrebbe definito un violento piacere, Linda avrebbe riso all’ironia della vita. Quella mattina era una sfigata, una stronzetta che non faceva sesso da anni, una che veniva definita “puttanella” solo per prenderla in giro, e dodici ore dopo un ragazzo di cui a stento conosceva il cognome stava facendo alla sua fica una cosa che aveva solo un nome latino e che metà dei suoi compagni, che a sentire loro erano amanti eccezionali, non avrebbero saputo pronunciare correttamente. E se non bastava questo, una delle ragazze più belle che avesse mai visto la stava baciando con passione, nuda su di lei, i loro seni che si strusciavano.
Era stato piacevole farsi massaggiare, e Tommaso baciava davvero bene. Un po’ imbarazzata perché non sapeva come comportarsi, Linda aveva all’inizio provato a collaborare, ma poi aveva compreso che avrebbe fatto meglio a lasciare il lavoro al ragazzo. Se mai avessero di nuovo fatto sesso, avrebbe saputo più o meno cosa fare. Forse, oltre a Tania, anche Tommaso avrebbe potuto insegnarle qualcosa. Magari a baciare, con lunghe sessioni di pratica… Il cunnilingus, invece, era stato una sorpresa. Nei pochi porno che aveva visto, e da quanto aveva ascoltato dalle sue amiche, farsela leccare era quasi più un passaggio noioso, un’abitudine, come pulirsi le scarpe prima di entrare in casa, o un controllo della salute del sesso della partner al pari dei cani che si odorano il culo.
Ma Tommaso… all’inizio aveva creduto che gli avesse messo dentro il suo uccello per scoparsela. “Finalmente!” aveva pensato. Erano anni che voleva essere scopata, avere dentro di sé un uccello che se la sbattesse. Ne aveva talmente voglia che anche un amante pessimo come quello che l’aveva sverginata sarebbe stato ben accetto. Poi, però, quando si era accorta che non erano altro che due dita, un po’ di malinconia l’aveva assalita: un ditalino poteva farselo anche da sola, e per quanto potesse essere fatto bene, era solo una pezza provvisoria e appena sufficiente a coprire la sua voglia di cazzo.
La lingua e le labbra, invece, non se l’era aspettate, ed erano ben gradite. Sentire i baci e le leccate che muovevano e premevano sul suo sesso l’aveva deliziata. Almeno all’inizio, sebbene fosse piacevole, ciò che aveva apprezzato maggiormente non era stato tanto il piacere fisico che le stava dando Tommaso, quanto il capire che il suo amante impiegava del tempo e delle energie per fare qualcosa che avrebbe dato piacere a lei e non a lui. I baci e i massaggi che avevano caratterizzato i preliminari erano differenti, perché sia lei che lui avevano ne goduto, ma il cunnilingus era solo per lei. Un dono che veniva dal cuore.
Ed era stato davvero piacevole, almeno finchè non aveva avvertito le prime avvisagli di quello che poteva essere un orgasmo. Il suo primo orgasmo. Si era spaventata quando quella sensazione strana ma desiderabile aveva cominciato a scaldare il suo inguine e a scivolare fino alla sua mente, avvolgendola in spire di desiderio. Se Tania non fosse stata intenta a limonarla, avrebbe chiesto a Tommaso di fermarsi perché aveva paura, e contemporaneamente implorarlo a non fermarsi mai più.
L’orgasmo l’aveva colpita come un pugno che avesse attraversato il suo corpo, partendo dalla sua passera, devastandole il respiro, bloccandole per un attimo il cuore, e mettendo KO la mente. Le sembrava di non avere più la capacità di pensare, solo uno strato di carta velina capace di comprendere il piacere esplosivo che avvolgeva e a malapena riusciva a contenere. Si era trovata a tremare come fosse stata attraversata da una scossa elettrica, i muscoli del suo corpo che si muovevano ognuno per propria volontà, gli occhi che si riversavano all’indietro, qualcuno che strillava di piacere.
Non sapeva quanto era durato il picco, ma se fosse durato un solo secondo in più sarebbe morta o impazzita, ritrovandosi poi con il cuore che scoppiava, le membra indolenzite e la pelle sudata. Le mancava il fiato e la gola era secca. Quanto avrebbe voluto chiudere gli occhi e dormire… Aveva sempre fatto fatica ad addormentarsi, assillata dai problemi, ma quella sera sarebbe scivolata tra le braccia di Morfeo in un attimo.
O, meglio ancora, tra quelle di Tommaso…
Tania era scesa da lei, sedendosi accanto alla sua testa. «Allora, Linda, come ti è sembrata la prima volta? Tommaso è davvero bravo, vero?»
Lei non rispose. Aveva gli occhi chiusi e si limitò ad annuire, soddisfatta come mai prima di allora. In quel momento si accorse che il suo amante non era con loro e aprì gli occhi, cercandolo nella stanza. No, non c’era. Sentì dell’acqua scorrere in cucina e poi il ragazzo tornare nella stanza con un bicchiere d’acqua in mano. Si sedette sul bordo del letto, sorridendo e allungando il bicchiere alla ragazza.
Lei si alzò con una certa fatica, sedendosi, poi accettò con piacere l’offerta e bevve con avidità.
«Hai davvero un buon sapore, Linda», disse Tommaso.
«Cosa?» chiese lei, restituendogli il bicchiere.
«La tua fica» rispose Tania, divertita.
Linda s’imbarazzò all’idea del liquido che fuoriusciva dalla sua passera. L’aveva sempre considerato come qualcosa di sporco, che imbrattava il letto quando si masturbava la sera. «Io…»
Tania rise nel vedere la reazione della ragazza. Allungò una mano verso l’inguine di Linda, la infilò tra le sue gambe e la bionda sussultò quando due dita la penetrarono, muovendosi dentro di lei un paio di volte, non con l’impeto di Tommaso, ma l’essere ditalinata da una ragazza la lasciò un attimo a disagio. Poi si ricordò che aveva limonata con la stessa ragazza per venti minuti, i loro seni a contatto stretto per tutto il tempo, e Linda si sentì una stupida.
Le dita di Tania ricomparvero, luccicanti di liquido fino alle nocchie. La mora le contemplò per un attimo, le portò vicino al naso, ispirando con una smorfia di compiacimento, poi se le mise in bocca, estraendole lentamente.
Linda la guardò disgustata, chiedendosi come potesse farlo, ed esserne soddisfatta. «Ma non ti fa schifo…»
Tania rise, il grosso seno che sobbalzava con un movimento che aveva qualcosa di ipnotico per Linda. «Se bevo la sborra di Tommaso, perché dovrei farmi problemi con la tua rugiada?» rispose la ragazza, con un occhiolino. «E, a proposito, forse dovresti farmi vedere come spompini, Linda».
La ragazza si sentì improvvisamente a disagio, imbarazzata per essere nuda in mezzo a loro due. Guardò Tania che ricambiava lo sguardo soddisfatta, poi passò a Tommaso, il quale aveva iniziato a spogliarsi in quel momento.
«Io non l’ho mai fatto…» disse Linda, incassando istintivamente la testa nelle spalle.
«Oh, non preoccuparti» l’assicurò Tommaso, togliendosi la maglietta. Mostrava un accenno di muscoli sull’addome, con le spalle larghe e ben sviluppate. La ragazza lo trovò incredibilmente erotico: l’immagine di lei che lo cavalcava, le sue mani che stringevano le spalle, godendo più per il contatto per quelle che per l’atto sessuale, le attraversò la mente per un’istante. Sentì dalla sua passera sgorgare all’improvviso un sorso di quel liquido che aveva riscosso tutto quel successo.
Linda sospirò. «D’accordo. C’è sempre una prima volta» commentò, abbassando lo sguardo, ma lo alzò quando il ragazzo, calati i jeans, si tolse le mutande deformate da quanto era accaduto nell’ultima ora e mezza. E, sperò la ragazza, anche dal desiderio di farsela.
«Dai, sdraiati» le ordinò Tania. Lui si sedette sul letto e poi si mise in posizione supina, guardando le due ragazze.
Linda era conscia fosse un comportamento maleducato, ma non riusciva a smettere di fissare l’uccello di Tommaso, in tiro, perfettamente dritto e diretto verso l’alto come uno di quegli obelischi eretti in Egitto. Avrebbe dovuto esserne intimorita, disgustata, ma, diavolo, non poteva fare a meno di desiderarlo dentro di sé. Quanto voleva sentirlo muoversi nella sua passera, riempiendola… Si sarebbe gettata su quel pezzo di carne come se ne fosse andata della sua stessa vita.
La ragazza venne strappata dai suoi pensieri quando una mano si posò su una spalla. «Dai, Linda, prova a fare un pompino. Voglio vedere da che livello partiamo» la incoraggiò con un sorriso Tania.
Linda annuì, sebbene con ben poca convinzione. In fondo, cosa sapeva davvero di tutto questo? Un paio di porno, le chiacchere delle sue amiche o delle sue compagne che si dipingevano come maestre dell’arte del pompino o aver goduto del capolavoro di qualche invidiabile esperta. Ma “l’ho preso in bocca e l’ho succhiato” era una descrizione troppo nebulosa, che la ragazza non avrebbe trovato molto d’aiuto. Forse imitare una pornostar…
La biondina si sdraiò tra le gambe muscolose di Tommaso, nervosa. Spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio, fissando l’uccello. Era lungo quindici centimetri o forse poco più, quello che veniva considerata una lunghezza normale. Non era nemmeno troppo grosso, rispetto a come se lo descrivevano i suoi compagni, e aveva una serie di vene bluastre che percorrevano la pelle, muovendosi come fulmini in una notte di tempesta. La cappella era più grossa, rossa, e sembrava di seta, dall’aspetto delicato; da un piccolo taglio in cima colava una gocciolina semitrasparente che colò per qualche centimetro lungo l’asta, lasciando una scia bagnata. Sotto, le palle depilate pendevano e sembravano guardarla, chiedendole cosa aspettasse a dare loro piacere.
“Altrochè un pompino,” pensò, “vorrei cavalcarlo fino a riempirmi di sborra.”
Il pene si mosse, come un indice che la invitasse ad avvicinarsi. Dietro, Linda vide Tommaso sorriderle. «Non preoccuparti, Linda. Se non vuoi…»
«No» rispose la ragazza, prendendo in mano il coraggio allo stesso modo in cui afferrò l’uccello e, senza pensarci più, alzò la testa, mise la bocca attorno alla cappella e spinse in avanti. Fu una sensazione bizzarra sentirlo tra le fauci, sentire la cappella che comprimeva la lingua e scivolava contro il palato. Anche il sapore era strano, sembrava…
Tommaso si scosse davanti a lei. «I denti, Linda! I denti…»
Lei, spaventata, spalancò la bocca, l’uccello che le usciva fuori bagnato di saliva. Si alzò in ginocchio, tremante. «Mi… mi dispiace! Io…» mormorò, portandosi le mani alla bocca. Avrebbe voluto fuggire, scomparire. Aveva appena rovinato tutto, era un’imbecille che poteva farsi finalmente una scopata con un ragazzo che sembrava davvero bravo a letto, e che le aveva dato il suo primo orgasmo, e lei gli aveva azzannato il…
Tania rise, mettendo un braccio sulle spalle di Linda. «Ah, Linda, di cosa ti preoccupi?»
Lei guardò la mora, lo sguardo ancora pieno di dolore. Poi passò a Tommaso, che non sembrava affatto ferito o arrabbiato. Anzi, aveva allungato le braccia per invitarla ad avvicinarsi. Sul suo volto non c’era risentimento ma quello che sembrava gentilezza.
Tania le diede un paio di pacche sulla schiena. «È la tua prima volta, ragazza, non preoccuparti. Scommetto che le tue amiche si vantino di essere delle maghe a succhiarlo, ma sono sicura che pure loro usano i denti, ma quelli che vengono spompinati non dicono nulla perché, beh, figa, gli stanno facendo una pompa» Le fece l’occhiolino. «Lui è viziato, è abituato a farsi spompinare davvero bene da una vera maestra».
Linda continuava ad essere scossa, ma provò a calmarsi. Accontentando Tommaso, anche solo per farsi perdonare, si spostò al suo fianco e si lasciò avvolgere dal suo abbraccio. Lui la strinse a sé, dandole un dolce bacio sulla fronte. Lei fu nuovamente sorpresa dalla dolcezza di lui, e sentì un po’ di tranquillità allontanare l’ansia che l’aveva presa.
«Mettiti così, che vedi meglio», le disse il ragazzo, facendole appoggiare la testa sul suo petto, così da avere una vista perfetta sul suo inguine. Le appoggiò una mano sulla testa, accarezzandole i capelli ed il collo.
Non si meritava un ragazzo simile, pensò la biondina. Non si sentiva a suo agio con un uomo che la trattava così bene quando tutti la insultavano. La faceva sentire… speciale. Sorrise a quella sensazione. In realtà, in quel momento, non le sarebbe dispiaciuto se Tommaso le avesse messo una mano sul culo o sulle tette e iniziato a palparla.
Sentiva il cuore del ragazzo battere lentamente sotto il suo orecchio destro, un suono che non si sarebbe mai aspettata potesse essere così piacevole… Allungò una mano, appoggiandola sull’addome di Tommaso, notando che il pene si mosse leggermente in risposta a quel contatto. Quanto avrebbe voluto allungare quella mano, stringerlo e zangolarlo, facendolo sborrare, restituire l’orgasmo incredibile che le aveva donato con la lingua e le dita…
Avrebbe dovuto rimandare, comunque, perché Tania stava prendendo il suo posto tra le gambe di Tommaso. A differenza sua, non mostrava nessuna traccia di nervosismo e, anzi, sembrava felice di quanto stava per fare. Orgogliosa, perfino.
La mora iniziò a spiegare mentre teneva l’uccello in mano, a cui stava applicando un pigro e appena percettibile movimento. Il suo volto scomparve tra le gambe di Tommaso, il quale emise un sonoro sospiro di piacere mentre la bocca di Tania succhiava le sue palle.
Linda rimase tutto il tempo in silenzio, osservando la ragazza succhiare, leccare e masturbare il pene, le palle e l’inguine di Tommaso, strappandogli gemiti di piacere e commenti entusiasti. La bionda non riusciva a distogliere lo sguardo dall’opera di Tania, estasiata: metà delle cose che credeva sui pompini erano sbagliate, e i concetti corretti che restavano non erano nemmeno un decimo delle tecniche che la mora stava usando in quel momento. “Quanto cazzo è brava?”, si domandò Linda. “Quante cose posso imparare da lei?”
Tania stava tenendo con un paio di dita la cima dell’asta dell’uccello di Tommaso, mentre la sua lingua si muoveva lungo un lato, lasciando una scia di saliva che luccicava alla luce della lampadina, quando Tommaso, con la voce rotta dal piacere, annunciò che stava per venire. Tania sorrise, e mise in bocca il pene, iniziando a muovere la testa avanti e indietro, sorridendo.
Linda la fissava, rapita, ma riusciva solo a sentire il cuore del suo amante battere sempre più forte, sempre più veloce. Il suono le riempiva la mente e sembrava dare il tempo ai suoi pensieri. La ragazza mosse la testa, sfregandola sul petto del ragazzo, la mano sull’addome che lo massaggiava. Era il suono più bello al mondo, il suono del piacere dell’uomo che per primo l’aveva amata. Dio, quanto voleva diventare un’amante perfetta per far battere così il cuore di chi amava…
Voleva Tommaso dentro di sé, ed il liquido bianco e colloso che stava scivolando dalle labbra di Tania doveva colare dalla sua passera.
Ignorando quanto passava nella mente della sua allieva, Tania aprì la bocca mostrando il seme di Tommaso, poi la chiuse ed inghiottì. «Bevilo sempre, Linda. Nulla fa impazzire un uomo quanto sapere la propria sborra che scende nella gola di una donna» spiegò, soddisfatta. «O farti guadagnare punti ad una gara di pompini» aggiunse con un sorriso di complicità.
Tommaso non le fece complimenti per quanto gli aveva appena fatto, ma il “grazie, Tania”, detto senza fiato, come se fosse stato reduce di una corsa di chilometri in salita, e al tempo stesso rilassatissimo, fece inorgoglire anche Linda, sebbene non avesse fatto altro che guardare.
Qualche goccia di seme ritardataria fuoriuscì pigra dal piccolo taglio sulla sommità della cappella. «Ti va di assaggiare, Linda?» domandò Tania, indicandola con un gesto del capo.
Linda fissò il liquido per un istante, studiandolo. L’aveva visto nei filmati pornografici, ne parlavano i suoi amici, ma era la prima volta che lo vedeva dal vivo. Ne era al contempo incuriosita e intimorita, attratta e disgustata… Ma, dopotutto, qualche goccia di quello nel corpo di sua madre aveva portato al suo concepimento: Linda pensò che parte di lei era fatta di sborra. Almeno, inizialmente.
Si sollevò dal petto di Tommaso e allungò un dito sull’uccello, scivolando leggera sulla cappella che aveva addentato e prese una goccia di seme. Era bagnata e collosa, calda. La avvicinò al naso e la annusò: sì, aveva ragione Tania ed era ciò che aveva sprigionato l’aroma di spezie che aveva riempito l’aria della stanza, mischiandosi con quello più fruttato dei liquidi colati dai sessi suo e di Tania.
Mise il dito in bocca e lo succhiò. Era un sapore forte ma piacevole, che la eccitava. Si allungò, appoggiò le labbra sulla cappella di Tommaso, che si lasciò scappare un sospiro di piacere, e la pulì per bene dal seme che ancora era presente. Le sembrò passato un secolo dalla mattina, quando era rimasta disgustata dall’idea che una donna volesse mettersi in bocca il coso con cui pisciava un uomo, e quella sera stessa stava succhiando con ingordigia dalla cappella lo sperma di una pompa fatta da un’altra…
Quanto cazzo era cambiata in nemmeno dodici ore, si disse la ragazza.
***
«Adesso, però, dovresti anche pagare pegno, Linda» disse Tania, accanto alla ragazza che stava pulendo la cappella di Tommaso.
La biondina si passò una mano sulle labbra mentre una del ragazzo le accarezzava i capelli. «Cioè?» chiese.
Tania si sollevò in ginocchio, poi si sdraiò sulla schiena accanto a Tommaso, aprendo le gambe. Sorrise alla ragazza soddisfatta. «Beh, non ti insegno a spompinare il mio amante se non ci guadagno nulla» spiegò. «Quindi credo sia giusto che tu dia un orgasmo anche a me».
Tommaso vide Linda un po’ confusa, guardando la mora e chiedendosi cosa fare. «Io… ehm… non…»
Lui intervenne. «Linda, che ne pensi se lei ti insegna quello che deve insegnarti, e io faccio lo stesso con i cunnilingus?»
Linda lo fissò stupita, ancora più di quanto lo avesse fatto con la sua ragazza.
«Vedila così:» spiegò, cercando di toglierla d’imbarazzo. «se sai come fare un buon cunnilingus, allora puoi anche pretenderne di migliori dal tuo amante, e spiegargli dove mettere le dita e come leccare» le sorrise, sperando ricordasse cosa avesse provato prima quando lui l’aveva baciata sull’inguine e le aveva dato il suo primo orgasmo.
La studentessa rimase in pensiero un istante, poi sorrise a sua volta. «Ma solo perché me lo spieghi tu!» rispose. Con un movimento elegante si spostò dalle gambe di Tommaso a quelle di Tania. Il ragazzo le si mise accanto, appoggiandole una mano sulla schiena, creando un contatto: percepì i muscoli della giovane rilassarsi.
I successivi trenta minuti passarono con Tommaso che sussurrava a Linda come massaggiare il punto G, le spiegava quando e come leccare il clitoride, la pressione da applicare al monte di Venere. La ragazza, all’inizio imbarazzata, lentamente si appassionò a quanto stava facendo, sorridendo ogni volta che strappava un gemito di piacere a Tania. Iniziò ad apprezzare l’ambrosia che colava dalla fica di Tania, eccitandosi a sua volta: un paio di volte si lasciò sfuggire una mano dal sesso della mora per ritrovarselo sul proprio, masturbandosi.
Anche Tommaso si stava eccitando, desiderando iniziare a baciare Linda e poi possederla con dolcezza, ma al tempo stesso era orgoglioso di come stesse imparando bene. Se fino ad un paio di ore prima era praticamente vergine, nel giro di qualche sessione con loro sarebbe diventata un’amante perfetta, che avrebbe avuto tutto il diritto di trovare dei partner sessuali del suo stesso calibro. La immaginò assalita da un potente orgasmo, e fu quasi sicuro che avrebbe sborrato anche senza toccarlo.
Si limitò ad accarezzare la nuca di Linda, facendole i complimenti per com’era brava. Lei, senza staccare la bocca dal sesso di Tania, gli lanciò uno sguardo in tralice scintillante di soddisfazione.
La mora, che da diversi minuti non faceva altro che sospirare e gemere, staccò una mano dal seno generoso che si stava stringendo e iniziò ad accarezzare i capelli biondi. «Brava, troietta…» disse, mordendosi un labbro. «Impari davvero bene…»
Linda rispose al complimento ricordando quanto le aveva fatto Tommaso prima, e smise di leccare ma iniziò a succhiare il clitoride. Dovette smettere quando Tania imprecò dal piacere perché non le era possibile suggere e sorridere soddisfatta contemporaneamente.
«Cazzo!» gridò la mora, la schiena arcuata, gli occhi sbarrati. «Linda, sei la seconda migliore amante che abbia mai avuto».
«Mi chiedo chi sia il primo!» esclamò Tommaso, strappando una risata a Linda, che aveva ancora tra le labbra il clitoride di Tania.
Il grido di Tania dimostrò quanto apprezzasse quella nuova tecnica.
Dopo qualche minuto, Linda, con grande soddisfazione di entrambe, stava portando Tania ad un passo dall’orgasmo, quando Tommaso le baciò una guancia.
«Mi permetti di finire?»
Sul volto di Linda apparve la delusione di dover lasciare a lui l’orgasmo di Tania, così faticosamente inseguito per quasi mezz’ora. Lui però le sorrise. «Ti faccio vedere una cosa che ti piacerà».
Lei rimase confusa, chiedendosi probabilmente cosa potesse esserci di meglio di quanto le aveva fatto sperimentare prima, ma volle dargli fiducia: scivolò fuori dalle gambe della ragazza e gli lasciò il posto.
Due dita di Tommaso scomparvero completamente tra le piccole labbra della figa di Tania, poi appoggiò un pugno sul monte di Venere, spingendo con forza.
Linda guardò senza capire cosa stesse accadendo, aggrottando le sopracciglia. «Ma…» protestò debolmente. «Così le fai male, Tommaso…»
«Fai vedere a quella troietta come si fotte davvero la donna che si ama!» disse Tania, la voce impastata dal piacere che aveva provato fino a quel momento e dalla promessa di quello che stava per vivere.
Tommaso sorrise beffardo alla nuova amante, poi si dedicò a quella di vecchia data, muovendo le dita con forza e velocità. Lanciava di tanto in tanto uno sguardo a Linda, che stava osservando stupita e confusa quello che sembrava un atto di violenza e non di sesso tra due persone che si amavano. Il suono viscido che si alzava dall’inguine di Tania al ritmo del movimento della mano del ragazzo, e le gocce di ambrosia che schizzavano dal sesso della mora affascinavano e spaventavano la biondina. Ciò che davvero la confondeva erano le grida di piacere della ragazza nonostante ciò che le stesse infliggendo lui. Grida selvagge.
Tommaso la vide fare un balzo indietro come un gatto quando le gambe di Tania sembrarono impazzire e la ragazza lanciare un urlo straziante. Il ragazzo sollevò il pugno ed estrasse le dita un attimo prima che il corpo della mora cominciasse a sussultare violentemente, il bacino che sembrava voler sbalzare verso il soffitto. E verso il soffitto si alzò quella che sembrava una potente pisciata, che ricadde a grosse gocce sul copriletto e su Tommaso, che sorrise soddisfatto.
Tania, che stava gridando e sembrava incapace al contempo di respirare, la bocca spalancata, si girò su un fianco, contorcendosi. Ridacchiando, Tommaso le appoggiò una mano su un’anca, tenendola ferma ed impedendole di cadere dal letto. La ragazza fu scossa da tremiti violenti per diversi secondi, poi sembrò svuotarsi di ogni forza e svenire, respirando profondamente e rumorosamente, sebbene un paio di volte, nei secondi successivi, qualche muscolo si mosse convulsamente, come dotato di una nervosa volontà propria.
Il ragazzo era soddisfatto, leccando un paio di gocce di acqua di luna che gli era finita su un braccio contemplando la sua ragazza vittima di uno dei suoi migliori orgasmi. Insegnare a squirtare era stato un procedimento semplice, con Tania, e lei, quando lo aveva sentito nominare, una notte dopo aver fatto sesso, l’aveva vista saltare in piedi sul letto, eccitata all’idea. C’erano volute un paio di settimane prima che riuscisse a farlo alla perfezione, ma da allora non aveva più potuto farne a meno almeno un paio di volte alla settimana. In realtà, si chiedeva spesso, se a goderne maggiormente fosse Tania con il suo orgasmo spruzzato o lui stesso per l’appagamento di darglielo.
Si volse verso Linda, che fissava il corpo di Tania, bagnato e disfatto, sudato e accaldato, le mani sulla bocca, che doveva essere spalancata quanto gli occhi. Sembrava terrorizzata e al tempo stesso deliziata da quanto aveva appena visto succedere alla ragazza che l’aveva adescata un paio di ore prima.
«Interessata?» le domandò, divertito.
Lei mosse solo gli occhi, fissando Tommaso.
“Non vorrò mai un orgasmo simile!”, gridavano.
“Torturami come lei!”, lo imploravano.
***
Erano sdraiati sul letto, Tommaso al centro del trio. Tania appoggiava la testa sul suo petto, il seno contro il suo fianco, sonnecchiava soddisfatta dopo l’orgasmo; una mano gli accarezzava pigramente le palle e la base del cazzo. Linda era dall’altra, discostata dal corpo del ragazzo di qualche centimetro. Era silenziosa e un po’ imbarazzata. Teneva le braccia strette a sé.
Lui si voltò verso la biondina, infilandole un braccio sotto la schiena e stringendola. «Cosa c’è che non va, bimba?»
Linda accennò un sorriso, ma non illuminò a sufficienza l’ombra di tristezza che aveva oscurato il suo viso. «Niente, sto bene».
Tania, che al pari di un gatto sembrava dormire ma aveva in realtà tutto sotto controllo, aprì un occhio, guardandola, poi disse: «Scommetto che è perché non l’hai scopata».
Linda sussultò. Era vero: se all’inizio aveva avuto l’istinto di non fidarsi di loro due, quando l’avevano portata nella loro camera da letto, dopo un po’ aveva iniziato ad apprezzare quella sessione di sesso, e quell’orgasmo dato con la lingua e le dita era stato meraviglioso… Ma lei aveva voglia, aveva fame di cazzo. Lo voleva dentro di lei, ardeva dal desiderio di avere Tommaso sopra di lei che la fotteva con il suo cazzo nella sua fica, spingendo, la sua cappella che le apriva le pareti dell’utero… Diavolo, quanto ne aveva bisogno: le girava perfino la testa a pensarci. E sì che aveva un cazzo proprio a trenta centimetri da lei: le sarebbe bastato allungare una mano e prenderlo, inginocchiarsi sopra il bacino del suo fantastico amante e scendere… sentirlo che le scivolava dentro, che scaldava la sua fica, che le sborrava dentro… Un capogiro la colse, facendole chiudere gli occhi.
Ma c’era Tania accanto a lui, le teneva una mano sull’uccello come a dire che era solo suo, che la parte migliore del suo ragazzo era di proprietà privata ed una puttanella che aveva preso sotto la sua egida aveva sì il diritto a succhiarlo e a farsela leccare, almeno una volta ogni tanto, ma guai ad usare quel cazzo per qualsiasi altra cosa. Bocca sì, mani sì, ma figa? Assolutamente no, poteva scordarselo.
E mentre era persa in quei pensieri, Tania diede una pacca a Tommaso. «Dai, scopala. Povera ragazza, l’unica volta che ha avuto un cazzo dentro di lei era un imbranato» aggiunse, allo sguardo interrogativo di Tommaso. «E poi, dai, è come quando vai ad un pranzo e non ti danno il dolce».
Linda fu sorpresa da quelle parole, ma Tommaso non fu da meno. «E… ho qualche limite, o…»
Tania gli appoggiò un bacio sulle labbra, facendolo tacere. «Ma no, e poi voglio vedere dall’esterno come mi scopi».
«Lei non è te» ribatté lui.
Tania sorrise, baciandolo di nuovo. «Pensi che sia gelosa? Non lo considero certo un tradimento, visto che l’ho portata io nel nostro letto. Non hai detto nulla nemmeno tu quando me l’ha leccata».
«No, intendo dire che tu hai anni di esperienza, mentre lei è praticamente alla seconda volta. Diciamo alla prima e mezzo, va’. Non ho certo intenzione di… beh, amarla come amo te, se mi permetti il termine. Ci vuole ben più dolcezza rispetto a quando mi cavalchi o ti scopo».
Tania lo guardò delusa, poi sollevò le spalle. «Va be’» concesse, alzandosi da lui e mettendosi in ginocchio. «fai come ti pare. Spero che le prossime volte vorrai scoparla come piace a me».
Lui parve poco convinto, ma quando si girò, Linda scoprì che le sorrideva felice. Le prese una mano e la baciò. Lei era confusa per la scelta di Tania di concedergli il fidanzato, ma al contempo felice che questo stesse accadendo. Diavolo, sarebbe venuta in un attimo, pensò. Lunedì avrebbe potuto finalmente vantarsi di aver fatto sesso con un amante vero, e se Tommaso era bravo nello scopare come nel leccare, le altre ragazze potevano andarsene all’inferno quando raccontavano delle loro trombate durante il fine settimana.
«Mi permetti l’onore di amarti, dolce Linda?» le chiese sussurrando.
Lei non rispose, i suoi occhi che luccicavano mentre si velavano di felicità. C’era un abisso di differenza con l’“Adesso ti sfondo, zoccola” del suo unico, precedente amante… Annuì, trattenendo le lacrime.
Tommaso non la mise supina, infilandoglielo dentro e scopandola senza troppi problemi, come si aspettava lei: invece le appoggiò dolcemente le mani sul viso, glielo inclinò leggermente e la baciò. La baciò a lungo, gustandosi il sapore delle labbra uno dell’altra.
Linda sentiva il cuore batterle con forza, impaziente di quanto stava per accadere: un paio di minuti o tre di fantastico, delizioso sesso, in cui avrebbe finalmente accolto un pene dentro di lei… Non stava più nella pelle, tanto che cercò di spingere il suo inguine contro quello del ragazzo.
Lui trattenne tra le sue un labbro di Linda mentre allontanava la sua testa. Si staccarono con uno schiocco liquido. Tenendo le mani sulla nuca della ragazza, appoggiò la fronte contro quella di lei. «Mi sembri impaziente» le disse, ironico.
«E cazzo, scopala!» lo incitò Tania, a denti stretti, inginocchiata poco in là a contemplare l’operato del suo ragazzo, ma forse ancora più vogliosa di Linda di averlo all’opera. «Sono anni che non vede un cazzo. Vuoi proprio farti pregare?»
Lui la ignorò e ricominciò a baciarla, ma allo stesso tempo si afferrò il pene con una mano e lo appoggiò tra le piccole labbra di Linda, e con l’altra mano sollevò la gamba sopra di lei, vi infilò la propria e, lentamente spinse.
Linda non riuscì a continuare con il bacio, il corpo scosso dal piacere della penetrazione, un gemito soddisfatto che sfuggiva dalle sue labbra. «Sì, Tommy…»
Il ragazzo mise un braccio dietro alla testa della ragazza, spingendola contro una sua spalla, e l’altra su una chiappa, che Linda si sentì stringere piacevolmente. Ma mai quanto sentire il cazzo farsi strada dentro di lei, la cappella bagnata e bollente aprire le pareti della sua figa, sprofondare fino al suo cuore…
Tommaso la baciava sul collo, massaggiandole la nuca, lei sorrideva soddisfatta quando si accorse che lui non stava scopando il suo corpo ma amando la sua anima, condividendo con lei quel momento di dolcezza e passione. “Cazzo”, pensò, “come ho fatto a vivere senza un amante simile, fino ad ora?”
E nonostante stesse vivendo il momento più bello della propria esistenza, con un ragazzo che aveva conosciuto qualche ora prima e che ora si scopriva di amare come nessuno prima di allora, non poté non pensare a quanto fossero sfortunate le sue compagne, che raccontavano di essere state sbattute da questo o da quello, che aveva trenta centimetri di cazzo ma che scopava con lo stile e la grazia di un cane arrapato.
Tania si sdraiò dietro a Linda, baciandola sulla nuca e mettendo le mani sul seno della bionda. «Saremo un trio fantastico» le sussurrò in un orecchio, e sembrava essere la più eccitata dei tre.
Linda mugugnò qualcosa che sarebbe potuto passare per un’approvazione, ma l’unica cosa che voleva era essere tra le braccia di Tommaso, i suoi baci che coprivano la sua pelle e il calore del suo corpo che si diffondeva nel suo spirito che era rimasto troppo a lungo nel freddo della solitudine.
Continua…
Nella raccolta: Linda la nerd
Una storia di amore, rivalsa e pompini.Scritto da: William Kasanova
Sedicente autore di racconti erotico, in realtà erotomane con la passione della scrittura creativa. Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, i miei contatti sono: 📧 william.kasanova@hotmail.com 📱 https://t.me/WilliamKasanova