Sono la sua puttana

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Categorie: Etero, Tradimento
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Quando rientrai a casa quella sera, mia figlia era in piedi ad aspettarmi. Aveva lo sguardo arrabbiato.

         «Ero preoccupata. Non mi hai risposto al telefono per tutta la sera!».

Non era certo quello il problema. Iniziai a credere che il problema fosse il mio rapporto troppo amichevole con Andrea, ma per il motivo sbagliato. Credevo fosse per via del fatto che fossi sposata, invece, avrei scoperto più avanti, era una crescente gelosia per il rapporto che avevo con il signorino.

Litigavamo spesso. E questo stava rovinando la nostra vacanza, così decisi di tornare a casa prima.

Avevo una copia delle chiavi di casa. Tornai, dopo aver avvisato Andrea, e mi misi subito a sistemare casa. Mi ritrovavo spesso ad annusare la biancheria pulita del signorino e a toccarmi immaginando quel membro che già due volte avevo potuto assaporare.

Passai il resto dell’estate così, tra pulizie, masturbazione e porno. Guardavo film, video amatoriali e leggevo racconti erotici. Tutti con protagonisti ragazzi giovani e donne mature. Oramai il mio chiodo fisso era diventato questo.

Un pomeriggio andai a fare compere in centro a Milano. Ero sola. Il caldo si faceva sentire e, quel che più mi dava fastidio erano le goccioline di sudore che si facevano strada tra il solco delle mie tette. Indossavo un paio di pantaloni e una camicetta di lino bianca, con i primi due bottoni slacciati. Mi compiacevo degli sguardi degli uomini che, anche solo di sfuggita, guardavano il mio seno abbondante. Da quella sera con Andrea qualcosa in me era cambiato. Enzo, mio marito, mi tradiva e io di contro avevo tradito lui. Il lavoro dal signorino mi dava una casa e uno stipendio più che soddisfacente, esclusi i bonus che prendevo.

Pensavo proprio a lui quando lo incontrai fuori da una caffetteria.

         «Ciao Rosa.».

         «Buongiorno signore.».

         «Fai spese?».

Alzai le borse per confermare la sua deduzione.

         «Credevo fosse via, signore?».

         «Sono solo di passaggio per oggi. Dovrò raggiungere una graziosa donzella in montagna domattina.».

Mi scoprii gelosa.

         «La sua ragazza, signore?».

         «Lo sai anche te che non sono dedito alla monogamia. Per ora sono uno spirito libero. Non sarai mica gelosa?».

Beccata in pieno. Negai come se ne dipendesse la mia vita, ma non funzionò.

         «Ti offro un caffè, vieni.».

Fu cordiale come sempre. Parlammo del più e del meno. Questa volta raccontai della scoperta della relazione di mio marito e che non sapevo bene cosa fare. Non so perché, ma sapevo di potermi confidare con lui. Raccontai perfino dei miei problemi con mia figlia Manuela, omettendo però che probabilmente dipendevano dal fatto che anche lei fosse attratta da lui.

Fu gentile. Si offrì di parlare con lei; e, per quanto riguarda Enzo, mi propose diversa alternative, tra cui anche quella di rintracciare l’amante. Chiusi la questione promettendo di pensarci attentamente.

Le tazze erano vuote e lui se ne sarebbe andato da un momento all’altro. Non volevo che il bel momento finisse; mi ritrovai perciò a iniziare un discorso che mai nella vita avrei pensato di fare.

         «Signore, ricorda che mi aveva detto che … insomma… che potevo guadagnare 500 euro extra?».

Ero imbarazzatissima. Uscirsene con quel discorso equivaleva, dal mio punto di vista, a proporsi per la prostituzione.

         «Sì. Lo ricordo perfettamente. Credi che sia il momento giusto?».

         «Non saprei. Ecco… dipende da cosa dovrei fare.».

         «Sicuramente più dell’ultima volta.».

Nella mia mente era ancora fresca la bella serata al ristorante, con tanto di masturbazione in mezzo alla saletta e pompino finale in auto.

         «Vuole scoparmi?».

Lo dissi senza quasi convinzione.

         «No. Voglio il tuo corpo. Voglio farci quello che voglio per la prossima ora, ma solo se tu accetti.».

         «Per accettare dovrei sapere cosa vuole farmi di preciso.».

         «Voglio avere accesso alla tua bocca. Al tuo seno. Al tuo sesso. E se ne avrò voglia anche al tua ano. Pensi si possa fare?».

         «L’ano…».

         «Stiamo contrattando per aumentare i 500 euro?».

Risposi con un sorriso. Il problema non era il prezzo, ma il fatto che non lo avessi mai preso dietro.

         «E’ vergine. Vale parecchio.».

Volevo stare al gioco.

         «Credi che altri 200 euro siano appropriati?».

Risposi annuendo.

         «Andiamo!».

Pagò il caffè e mi porto con la sua auto in un hotel del centro. Era di proprietà della sua compagnia, per cui entrammo e ci trovarono una camere che era riservata a lui. Sapevo che era destinata alle sue avventure con le donne, ma in quel momento non aveva importanza.

Salimmo in ascensore.

         «Ti crea fastidio sapere che non sei la prima donna che porto in questo posto?».

In realtà ero gelosa marcia, ma non potevo certo ammetterlo. Nel gioco ero la sua puttana, e da tale mi sarei comportata.

         «Non ha importanza. Mi paga per il mio corpo. Quello è importante.».

In quell’ascensore faceva un caldo anomalo, o forse ero io che andavo a fuoco. Fatto sta che le goccioline di sudore tra i miei seni si erano moltiplicate, ed erano ben visibili quando lui mi sbottonò anche il terzo bottone della camicetta.

         «Sei una prostituta perfetta, sai?».

Me lo sussurrò all’orecchio, mentre la sua mano mi accarezzò il mio sesso da sopra i pantaloni.

Dio. Avrei lasciato che mi facesse di tutto.

Le porte si aprirono e una coppia di anziani benestanti ci fissò. Entrambi furono catturati dal mio seno sudato e molto accentuato dalla camicetta. Il signorino li salutò e ci dirigemmo in camera.

Non aspettai nemmeno che chiudesse la porta. Mi inginocchia davanti a lui e tirai fuori il suo membro. Era semi duro. Lo presi in bocca. Adoravo sentirlo gonfiare sulla lingua. La sua mano dietro la mia nuca, dettava il ritmo e la profondità degli affondi nella mia gola. Un piacere intenso ogni volta che lo sentivo scendere e poi risalire.

Mi tolse i pantaloni e, dopo avermi infilato a secco due dita nella passerina, me le fece leccare. Dopo il suo sesso, dovevo assaggiare il mio. Assaggio che poi toccò a lui. La sua lingua esplorava la mia fica rasata. Raggiunsi un primo forte orgasmo. Ero fradicia e pronta per il passo successivo. Mi sdraiò sul letto. Gambe aperte. Puntò il suo membro sulla mia fessurina e senza indugi iniziò a penetrarmi. Non c’era delicatezza e nemmeno dolcezza nei suoi movimenti. Mi scopava come fossi una puttana. E in quel momento lo ero. Ero la sua troia. Pagata profumatamente e essere presa con irruenza così mi piaceva tantissimo. Mi strappò i bottoni della camicia con forze e lo stesso fece con il reggiseno. Mi afferrò per i seni e continuò a penetrarmi violentemente.

Mi sembrava di vivere uno di quei porno hardcore che avevo visto in questo periodo. Il genere era il bdsm. Vedevo lui così dominante, mentre prendeva ciò che era suo da me la sua puttana sottomessa. Il dolore sui seni mi portò alla realtà.

         «Schiaffeggiameli, ti prego!».

Mentre mi afferrava uno dei due seni, iniziò a prendere a sberle l’altro.

Sotto un ritmo folle non durai molto e nemmeno lui. Venne dentro di me, così come la mia micia si contraeva dal piacere attorno alla sua asta dura.

Ci baciamo per qualche tempo, ma ben prestò tornò duro.

Ero spaventata perché sapevo cosa sarebbe accaduto. Si sarebbe preso la mia verginità anale. Mi misi a gambe all’aria. Divaricai le natiche con le mani. Lui sputò più volte sul mio forellino posteriore. Questa volta fu più dolce. Puntò il suo membro sulla mia rosetta e mi guidò passo passo, mentre lui entrava nel mio culo.

Sentivo il mi sfintere allargarsi. Una rottura improvvisa. Un dolore acuto e poi niente. Solo piacere. Entrava ed usciva molto lentamente per non provocarmi lacerazioni, dato che era la prima volta. Era piacevolissimo. Quella fu la prima volta che provai un orgasmo senza che la mia fica fosse sfiorata.

Credo piacque molto anche a lui, dato che subito dopo di me venne sui miei seni.

Mi diede un bacio in bocca con tutta la dolcezza del mondo, ma con altrettanta sfrontatezza mi getto sui seni nudi e pieni del suo sperma le banconote che pagavano il mio servizio completo.

Entrambi eravamo felici di quello che sarebbe stato il nostro rapporto futuro. Lui il mio datore di lavoro, io la sua puttana. E lo sarei rimasta fino all’annuncio del suo fidanzamento con mia figlia, ma quella è un’altra storia.

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Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

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