Ti prego puniscimi!

Introduzione:

Sono davvero orgoglioso di come sia venuta fuori questa nuova versione del capitolo. Spero che vi ecciti almeno la metà di quanto sia stato per me scriverla 😈

Dopo i casini combinati a casa torno con piacere alla clinica Colombo con l’idea di concentrarmi solo sul tirocinio, visto che appena mi avvicino a un ragazzo o a una ragazza finisco per fargli del male. Fortunatamente l’imbarazzo con Vanessa sembra essere sparito, anche se ho l’impressione che voglia parlare di quello che è successo prima delle vacanze, sembra accettare il mio essere elusiva. Inizio il tirocinio in psichiatria, nonostante un po’ di preoccupazione riesco ad ambientarmi senza grossi problemi, aver stravolto la mia vita così all’improvviso sembra avermi aiutato con la mia tendenza a impanicarmi, oppure ho semplicemente incontrato le persone giuste.
Tutto scorre tranquillo finché non arriva una nuova paziente. È una mia coetanea, in stato catatonico da qualche mese. Quando entro nella sua stanza mi rendo conto di conoscerla: capelli rossi, pallida, longilinea. È Sara, la mia ex compagna della clinica De Luca. Lei che mi bullizzava tutti i giorni, sempre prepotente e aggressiva, ora passa le sue giornate sdraiata a letto senza aprire bocca, come una bambola di pezza. La mamma mi racconta che è stata trovata in stato confusionale per strada dopo essersi dimessa di sua spontanea volontà dalla Clinica de Luca senza un vero motivo, ma io so che le cose non sono andate proprio così. Deve essere successo a causa di quello che gli hanno fatto Alessio, la dottoressa Giulia e tutti gli altri, spettacolo a cui non ho voluto assistere. Vorrei raccontare la verità ma non ci sono prove, la primaria e la sua clinica sono molto rinomate, nessuno mi crederebbe. Non so cosa fare e mi sento ancora di più uno schifo. Una sera in camera Vanessa mi vede giù di morale e si avvicina per consolarmi, da un innocente abbraccio si passa a un bacio appassionato al ritrovarsi nude a letto. Siamo alle solite, forse peggio, perdo il controllo: la bendo e lego alla branda, baciandola nelle sue parti più sensibili, è bagnata e tesa come una corda di violino, pronta per esplodere. Mi interrompo sul più bello, prendo due joystick della sua Wii: uno glielo infilo davanti piano piano, all’inizio è sorpresa ma poi ci prende gusto. Inizio a giocare con il suo buchino, è stretto e bagnato, decido di violarlo. Si agita e protesta, ma è sempre più umida, allora le tappo la bocca con un calzino e le infilo l’altro controller lenta e decisa. Continua a dimenarsi, allora li faccio vibrare all’impazzata: è sconquassata da un fortissimo orgasmo come se le avessero fatto l’elettroshock. Quando si calma la libero e sfilo i joystick, corre in bagno piangendo, lasciando una scia di feci e urine. Busso alla porta del bagno.

«Hey, Vanessa, tutto bene?».

Mi vibra il telefono, sono le ragazze del terzo anno che m’invitano a fare serata con loro. Passo tutta la notte a bere per disco e locali cercando di dimenticare quanto io possa essere una merda di persona. La mattina dopo Vanessa non c’è, ma ha lasciato un biglietto:

«Ieri sera è stato bello ma anche spaventoso, ho bisogno di riflettere. Starò da mia cugina per un po’, ci sentiamo Vany»

Passo la giornata devastata dai postumi alcolici e dal senso di colpa, devo cercare di fare ordine in questo casino, le mando un messaggio:

«Sono stata una persona orribile, ti prego puniscimi»

Visualizza e non risponde.
Il giorno dopo ho il turno del pomeriggio, rivedere Sara mi fa stare solo peggio. Mentre rientro al convitto vedo con la coda dell’occhio un furgone che si avvicina, neanche il tempo di accelerare il passo che mi trovo incappucciata e sbattuta dentro. Sento varie mani che mi strappano i vestiti e mi tengono in ginocchio, le braccia legate dietro la schiena. Poi qualcuno buca il tessuto all’altezza della bocca e vengo ripetutamente schiaffeggiata da delle aste calde e tese, una severa voce maschile conferma i miei sospetti:

«Succhia puttana»

Seguo senza protestare, sembra proprio che una parte di me aspettasse una situazione del genere, nel frattempo delle dita iniziano ad esplorarmi davanti e dietro, mi bagno sempre di più.

«Ah è vergine di culo»

Non sto più ragionando, inizio a leccare e succhiare come impazzita, fino a quando non sento vari schizzi caldi su di me: non solo sulla bocca o nella gola, nel giro di pochi minuti mi sento coperta di succo caldo e appiccicoso un po’ ovunque. Mi trascinano fuori, obbligandomi a camminare a quattro zampe, finalmente mi levano il cappuccio: sono in uno squallido magazzino circondata da uomini nudi mascherati visibilmente arrapati.
Il capo è un vecchio panzone molto dotato.

«Ci hanno detto che vuoi essere punita vero?»

«S-Sì»

Vengo colpita da uno schiaffo in pieno viso

«Chi vorrebbe mai sfondare il culo a una come te, guardati: sembri un transessuale»

Al posto di sentirmi offesa per l’ennesima battuta sul mio corpo massiccio e robusto, sprofondo nell’umiliazione e qualcosa cambia. Non ho più il controllo di me stessa, è come se fossi un’altra persona. Diversa da quella che si diverte a usare gli altri a proprio piacimento, come mi è capitato con Vanessa o mio cugino. Questa vuole solo essere usata come uno sborratoio, tutto qui. Forse inizio a capire Alessio.

«VI PREGO, VI SCONGIURO SFONDATEMI IL CULO»

«Se vuoi questi cazzi su per il tuo buco schifoso dovrai fare tutto da sola, puttanone da quattro soldi»

Inizio a leccare l’asta maleodorante del vecchio trippone fino a quando non diventa marmo, mi metto a 90 e avvicino il mio buchetto a quella sberla nodosa. Avendo ancora le mani bloccate è difficile, ma essendo un bel pezzo di carne non ci si può sbagliare, appena lo sento appoggiato spingo con decisione. Per un attimo sto per svenire, mi sento come dilaniata. È come se fossi bloccata, non posso scappare. Sono circondata da tizi mascherati che se lo menano e mi incitano con i peggio appellativi. Lenti ma inesorabili il dolore e la vergogna crescono dentro di me fino a sopraffarmi, diventando puro piacere. Senza rendermene conto sto facendo su e giù sopra quella mazza equina mentre sto sgocciolando davanti. Il vecchio mi prende per i capelli e decide di sottomettermi ulteriormente, schiaffeggiandomi il culo mentre me lo spinge fino alle palle, sempre più forte. Tra un colpo e l’altro inizia finalmente a tormentarmi davanti e mentre mi riempie l’intestino di sbrodo caldo mi sfogo in un’orgasmo animalesco. Dopo avermi pompato l’ultima goccia nel culo ormai sfondato, mi spinge via, dopo qualche passo mi accascio a terra, stremata dal piacere. Ma è solo l’inizio. Gli altri tizi mascherati mi sbattono su un lurido materasso e iniziano a darci dentro. Sono sdraiata sulla schiena a gambe aperte, mi montano senza troppi complimenti schizzandomi dentro. Un giovane del gruppo, il più dotato dopo il vecchio panzone, quando l’ultimo suo socio ha finito di spruzzarmi, mi tira via dal materasso, prendendo il mio posto tenendosi il palo con le due mani.

«Finita la pausa, cavalca ‘sto bel cazzo!»

Mi impalo con estrema facilità, è come se non avessi più sensibilità lì sotto. Mi fanno male le gambe e faccio fatica a cavalcarlo ma arrivano inesorabili degli schiaffi sul mio culo ben cadenzati.

«Su su, più veloce! »

Inizio a prendere velocità nonostante la mia stazza, mi sembra di rimbalzare come su un tappeto elastico, intanto gli altri mi sbattono i loro cazzi in faccia che stanno tornando di nuovo sull’attenti dopo essersi scaricati dentro di me, cerco di soddisfarli come posso.

«Vediamo se con questo su per il culo fa tanto la figa…»

All’improvviso qualcuno mi blocca i fianchi e sento le mie chiappe spalancarsi nuovamente. Il loro capo è tornato alla carica per il secondo round. Questa volta entra a colpo sicuro, vorrei urlare ma ho la bocca piena fino alla gola, mi sento cadere ma sono impalata e non posso muovermi. Posso solo godere e farmi sbatacchiare come una bambola di pezza. Lentamente riesco a prendere il controllo. Il mio corpo non subisce più le spinte, anzi impone il proprio ritmo, quello che mi dà solo piacere, ne vorrei sempre di più, che quel momento non finisse più. Chi lo avrebbe detto che una ragazzona timida e impacciata come me sarebbe riuscita a gestire quella moltitudine di cazzi, come una navigata pornostar. Ma è una sensazione di pochi minuti, il gruppo perde il controllo e inizia a scaricarsi brutalmente. Non posso fare altro che subire passivamente i loro schizzi fuori e dentro di me. Quando mi lasciano stramazzare esausta sul materasso non c’è parte del mio corpo che non sia coperta di sbobba appiccicosa, mentre da ogni mio buco cola succhio di maschio bollente.

«Finalmente la bestiona è KO, manda la foto al cliente!!»

Lentamente perdo in sensi, in sottofondo sento il click di varie fotocamere. Non so per quanto tempo rimango in quello stato ma vengo risvegliata da un getto caldo.

«Buongiorno principessa! Ecco la colazione»

Sono in accerchiata, mi stanno ripulendo con la loro piscia.

«Su su non fare la timida»

Cerco di coprirmi la faccia, ma raggiungono ogni parte del mio corpo sborrato, inevitabilmente mi tocca mandarne giù diversi zampilli. Dopo un po’ quella sensazione di calore non è così male, anzi levo le mani dal viso e spalanco la bocca.

«Guarda come ci ha preso gusto! Vediamo quanto ne manda giù!»

Dopo essere stata “ripulita” con cura vorrei crollare nuovamente, ma vengo trascinata via da quel materasso ormai zuppo di piscia e sborra, per essere sciacquata alla bell’e meglio con un la pompa dell’acqua fredda. Mi avvolgono con un asciugamano e mi incappucciano nuovamente.

«Non raccontare niente a nessuno di questa serata, sennò condivideremo le foto che ti abbiamo fatto con tutti i tuoi contatti»

Minaccia inutile, sono completamente in estasi.
Mentre sono nel furgone in dormiveglia sento i commenti dei miei accompagnatori.

«Certo che ne ripassiamo tante ma una così tosta non ci capitava da una vita, sai quanti pagherebbero per i suoi servizi? »

«Beh non è affare nostro, noi dovevamo punirla e l’abbiano fatto».

Mi risveglio nel retro del convitto coperta solo da un’asciugamano, è notte fonda. Riesco fortunatamente a non incontrare nessuno mentre cerco di raggiungere la mia camera. Quando sono sotto la doccia calda, nonostante la stanchezza realizzo di sentirmi meglio, come se mi fossi levata un peso. Ora so cosa fare per vendicare Sara.

Mi vibra il telefono, sono le ragazze del terzo anno che m’invitano a fare serata con loro. Passo tutta la notte a bere per disco e locali cercando di dimenticare quanto io possa essere una merda di persona. La mattina dopo Vanessa non c’è, ma ha lasciato un biglietto:

«Ieri sera è stato bello ma anche spaventoso, ho bisogno di riflettere. Starò da mia cugina per un po’, ci sentiamo Vany»

Passo la giornata devastata dai postumi alcolici e dal senso di colpa, devo cercare di fare ordine in questo casino, le mando un messaggio:

«Sono stata una persona orribile, ti prego puniscimi»

Visualizza e non risponde.
Il giorno dopo ho il turno del pomeriggio, rivedere Sara mi fa stare solo peggio. Mentre rientro al convitto vedo con la coda dell’occhio un furgone che si avvicina, neanche il tempo di accelerare il passo che mi trovo incappucciata e sbattuta dentro. Sento varie mani che mi strappano i vestiti e mi tengono in ginocchio, le braccia legate dietro la schiena. Poi qualcuno buca il tessuto all’altezza della bocca e vengo ripetutamente schiaffeggiata da delle aste calde e tese, una severa voce maschile conferma i miei sospetti:

«Succhia puttana»

Seguo senza protestare, sembra proprio che una parte di me aspettasse una situazione del genere, nel frattempo delle dita iniziano ad esplorarmi davanti e dietro, mi bagno sempre di più.

«Ah è vergine di culo»

Non sto più ragionando, inizio a leccare e succhiare come impazzita, fino a quando non sento vari schizzi caldi su di me: non solo sulla bocca o nella gola, nel giro di pochi minuti mi sento coperta di succo caldo e appiccicoso un po’ ovunque. Mi trascinano fuori, obbligandomi a camminare a quattro zampe, finalmente mi levano il cappuccio: sono in uno squallido magazzino circondata da uomini nudi mascherati visibilmente arrapati.
Il capo è un vecchio panzone molto dotato.

«Ci hanno detto che vuoi essere punita vero?»

«S-Si»

Vengo colpita da uno schiaffo in pieno viso

«Chi vorrebbe mai sfondare il culo a una come te, guardati: sembri un transessuale»

Al posto di sentirmi offesa per l’ennesima battuta sul mio corpo massiccio e robusto, sprofondo nell’umiliazione e qualcosa cambia. Non ho più il controllo di me stessa, è come se fossi un’altra persona. Diversa da quella che si diverte a usare gli altri a proprio piacimento, come mi è capitato con Vanessa o mio cugino. Questa vuole solo essere usata come uno sborratoio, tutto qui. Forse inizio a capire Alessio.

«VI PREGO, VI SCONGIURO SFONDATEMI IL CULO»

«Se vuoi questi cazzi su per il tuo buco schifoso dovrai fare tutto da sola, puttanone da quattro soldi»

Inizio a leccare l’asta maleodorante del vecchio trippone fino a quando non diventa marmo, mi metto a 90 e avvicino il mio buchetto a quella sberla nodosa. Avendo ancora le mani bloccate è difficile, ma essendo un bel pezzo di carne non ci si può sbagliare, appena lo sento appoggiato spingo con decisione. Per un attimo sto per svenire, mi sento come dilaniata. È come se fossi bloccata, non posso scappare. Sono circondata da tizi mascherati che se lo menano e mi incitano con i peggio appellativi. Lenti ma inesorabili il dolore e la vergogna crescono dentro di me fino a sopraffarmi, diventando puro piacere. Senza rendermene conto sto facendo su e giù sopra quella mazza equina mentre sto sgocciolando davanti. Il vecchio mi prende per i capelli e decide sottomettermi ulteriormente, schiaffeggiandomi il culo mentre me lo spinge fino alle palle, sempre più forte. Tra un colpo e l’altro inizia finalmente a tormentarmi davanti e mentre mi riempie l’intestino di sbrodo caldo mi sfogo in un’orgasmo animalesco. Dopo avermi pompato l’ultima goccia nel mio culo ormai sfondato, mi spinge via, dopo qualche passo mi accascio a terra, stremata dal piacere. Ma è solo l’inizio. Gli altri tizi mascherati mi sbattono su un lurido materasso e iniziano a darci dentro. Sono sdraiata sulla schiena a gambe aperte, mi montano senza troppi complimenti schizzandomi dentro. Un giovane del gruppo, il più dotato dopo il vecchio panzone, quando l’ultimo suo socio ha finito di spruzzarmi, mi tira via dal materasso, prendendo il mio posto tenendosi il palo con le due mani.

«Finita la pausa, cavalca ‘sto bel cazzo!»

Mi impalo con estrema facilità, è come se non avessi più sensibilità lì sotto. Mi fanno male le gambe e faccio fatica a cavalcarlo ma arrivano inesorabili degli schiaffi sul mio culo ben cadenzati.

«Su su, più veloce!»

Inizio a prendere velocità nonostante la mia stazza, mi sembra di rimbalzare come su un tappeto elastico, intanto gli altri mi sbattono i loro cazzi in faccia che stanno tornando di nuovo sull’attenti dopo essersi scaricati dentro di me, cerco di soddisfarli come posso.

«Vediamo se con questo su per il culo fa tanto la figa…»

All’improvviso qualcuno mi blocca i fianchi e sento le mie chiappe spalancarsi nuovamente. Il loro capo è tornato alla carica per il secondo round. Questa volta entra a colpo sicuro, vorrei urlare ma ho la bocca piena fino alla gola, mi sento cadere ma sono impalata e non posso muovermi. Posso solo godere e farmi sbatacchiare come una bambola di pezza. Lentamente riesco a prendere il controllo. Il mio corpo non subisce più le spinte, anzi impone il proprio ritmo, quello che mi dà solo piacere, ne vorrei sempre di più, che quel momento non finisse più. Chi lo avrebbe detto che una ragazzona timida e impacciata come me sarebbe riuscita a gestire quella moltitudine di cazzi, come una navigata pornostar. Ma è una sensazione di pochi minuti, il gruppo perde il controllo e inizia a scaricarsi brutalmente. Non posso fare altro che subire passivamente i loro schizzi fuori e dentro di me. Quando mi lasciano stramazzare esausta sul materasso non c’è parte del mio corpo che sia coperta di sbobba appiccicosa, mentre da ogni mio buco cola succhio di maschio bollente.

«Finalmente la bestiona è KO, manda la foto al cliente!!»

Lentamente perdo in sensi, in sottofondo sento il click di varie fotocamere. Non so per quanto tempo rimango in quello stato ma vengo risvegliata da un getto caldo.

«Buongiorno principessa! Ecco la colazione»

Sono in accerchiata, mi stanno ripulendo con la loro piscia.

«Su su non fare la timida»

Cerco di coprirmi la faccia, ma raggiungono ogni parte del mio corpo sborrato, inevitabilmente mi tocca mandarne giù diversi zampilli. Dopo un po’ quella sensazione di calore non è così male, anzi levo le mani dal viso e spalanco la bocca.

«Guarda come ci ha preso gusto! Vediamo quanto ne manda giù!»

Dopo essere stata “ripulita” con cura vorrei crollare nuovamente, ma vengo trascinata via da quel materasso ormai zuppo di piscia e sborra, per essere sciacquata alla bell’e meglio con un la pompa dell’acqua fredda. Mi avvolgono con un asciugamano e mi incappucciano nuovamente.

«Non raccontare niente a nessuno di questa serata, sennò condivideremo le foto che ti abbiamo fatto con tutti i tuoi contatti»

Minaccia inutile, sono completamente in estasi.
Mentre sono nel furgone in dormiveglia sento i commenti dei miei accompagnatori.

«Certo che ne ripassiamo tante ma una così tosta non ci capitava da una vita, sai quanti pagherebbero per i suoi servizi?»

«Beh non è affare nostro, noi dovevamo punirla e l’abbiano fatto»

Mi risveglio nel retro del convitto coperta solo da un’asciugamano, è notte fonda. Riesco fortunatamente a non incontrare nessuno mentre cerco di raggiungere la mia camera. Quando sono sotto la doccia calda, nonostante la stanchezza realizzo di sentirmi meglio, come se mi fossi levata un peso. Ora so cosa fare per vendicare Sara.

Scritto da:

Scrivo le mie fantasie per sfogarmi ed eccitarvi 😈.