Un colloquio particolare

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Categorie: Etero, Tradimento
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Alessio mi ha completamente stregato. Quella notte dormo come una neonata: pacifica, serena e senza la necessità di darmi piacere per prendere sonno.

A lavoro Alessio è assolutamente professionale, preciso e rispettoso dei nostri ruoli. Sembra quasi distaccato, come se le nostre sfide sono solo una cornice alla sua vita, e forse è così. Forse per lui è solo un gioco, mentre io inizio a sentirne il beneficio. Sento il fermento e l’impazienza di scoprire quella che sarà la prossima sfida e devo resistere a fare la prima mossa e chiedere direttamente a lui che cosa devo fare.

È passata una settimana e delle mie mutandine nessuna traccia. Come le altre volte, tra una sfida e l’altra, fa finta di nulla. Siamo solo due persone che lavorano insieme, anche se l’ultima volta ho provato qualcosa che mi ha spaventato: gelosia. Ero gelosa della brunetta che stava avendo le attenzioni del mio assistente e questa emozione è molto pericolosa. Il nostro è un gioco in cui i sentimenti dovrebbero stare fuori. Io ho una famiglia, un marito, una figlia e un figlio e non posso permettermi di mandare tutto all’aria.

Sono confusa e sono convinta di dover fare chiarezza nella mia vita. Voglio capire cosa fare e dovrei farlo senza le sue continue tentazioni. Dovrei smettere con le sue sfide, ma sento che il mio corpo e la mia testa ne hanno bisogno.

Sono le 19 di venerdì e l’ufficio sta per chiudere. Siamo rimasti in pochi, tra cui c’è anche lui.

         «Alessio, lunedì pomeriggio ricordati che abbiamo un colloquio io e te.».

         «Sì, capo. Ho ricevuto la mail con l’avviso. E a proposito di lunedì… oramai abbiamo le nostre sfide da un mesetto, mi sembra giusto che la prossima sia speciale. Voglio che tu mi dica cosa desideri. Pensaci. Hai tutto il weekend. A lunedì, capo.».

Torno a casa più confusa che mai.

“Cosa desidero?”, la domanda mi echeggia nella testa, diventando quasi un’ossessione.

Passo tutto il sabato con la mia famiglia. Andiamo in un agriturismo fuori porta, mangiamo lì e nel pomeriggio i bambini fanno un giro sui pony. Una giornata stupenda che mi fa capire quanto i miei figli siano la priorità assoluta nella mia vita. È questa è la prima vera certezza che ho.

Ma questa era una certezza già in precedenza, il vero nodo da sciogliere è il rapporto con mio marito. Non ricordo più nemmeno l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore. Viviamo per i figli, ma tra di noi qualcosa non va. La riprova la ho di nuovo quella sera quando, messi a letto i nostri figli, mi avvicino a lui con fare da gatta – questo mio modo di fare lo eccitava parecchio. Inizio a baciargli il collo e poi mi dirigo verso la bocca. Ricambia il bacio, ma con un distacco che mi ferisce. Le mie mani scendono sul suo petto e si dirigono verso il suo sesso, ma lui mi ferma.

Si nega attingendo alle solite scuse. Litighiamo. Una volta ancora ho la convinzione che tra noi si sia rotto qualcosa e questo mi chiarisce molto le idee.

Non voglio buttare via nulla, ma rispettando il benessere dei miei figli, ho diritto a soddisfare le mie necessità.

Il colloqui di lunedì è sorprendentemente normale. Parliamo di lavoro, della sua posizione di mio assistente e della pubblicazione del suo manoscritto rielaborato.

Nessuno dei due tira fuori la “questione desiderio” ed io ho un po’ paura a farlo.

Credo che la percepisca e un po’ la rispetti, oppure è solo stronzo e vuole che sia io a fare il primo passo. Dopotutto ha ancora le mie mutandine dalla sera del locale e nessuna sfida mi è ancora stata lanciata. Il colloquio finisce e lui sta per uscire dalla porta.

         «Alessio!».

Si ferma e mi guarda.

         «Ecco, mi avevi chiesto una cosa venerdì. Non ti interessa la risposta?».

Non risponde. Continuo comunque a parlare.

Per l’occasione indosso una camicetta bianca, una gonna nera e delle autoreggenti. Lui non lo sa, ma da quando mi ha tolto le mutandine, sono sempre venuta a lavoro senza. Mi siedo sulla scrivanie e accavallo le gambe con fare seducente.

         «La mia priorità assoluta sono i miei figli e questo devi sempre averlo in mente. Non farò nulla che distruggerà il mio rapporto con loro e che tolga loro la priorità assoluta. Però… voglio essere felice. Voglio sentirmi appagata, desiderata. Voglio godere. Io desidero affidarmi a te per questo. Rispetta i miei figli e le loro necessità e accetterò qualsiasi sfida. Ne ho bisogno. Ho bisogno di te.».

Alessio chiude a chiave la porta dell’ufficio.

         «Vuoi me?» mi chiede.

Io non rispondo. Apro solo le gambe e mostro la mia patatina esposta sulla scrivania. Il pelo leggermente arruffato e la gonna che è salita fino alla vita.

Sorrido.

Lui si avvicina e si ferma a pochi centimetri dalla mia bocca.

         «Vuoi me?».

         «Ti voglio!».

Iniziamo a baciarci. Le nostre lingue si attorcigliano e si incontrano in una danza umida. Mi mordicchia le labbra e intanto la sua mano si poggia sul mio sesso umido. Mi piacerebbe rimanere così per sempre, ma siamo in ufficio e non abbiamo molto tempo.

Porto la mia mano sul suo pacco. È duro. Mentre accarezzo il suo membro da sopra i pantaloni, le sue dita si fanno strada tra le mie grandi labbra ed entrano in me. Dio, se è piacevole!

Sbottono i suoi pantaloni e libero quell’uccello in gabbia.

Le sue dita vengono sostituite dal suo sesso. Mi penetra lentamente ed è fantastico sentire qualcosa di vivo dentro di me. Sono mesi che non entra nessuno ed è una sensazione che mi è mancata tantissimo.

Bussano alla porta.

         «Capo, ti aspettano nella sala riunioni tra 10 minuti!».

Cerco di non sembrare affannata.

         «Va bene, 5 minuti e arrivo».

Guardo Alessio.

         «Hai cinque minuti per finire!».

Lui sorride e inizia una vera a propria monta. So che non è molto romantico da dire, ma è così. Mi mette a 90 appoggiata alla scrivania e inizia penetrarmi molto velocemente e con vigore. Il mio respiro viene continuamente rotto dagli affondi del mio amante.

Dopo poco tempo vengo. Ho un bellissimo orgasmo, che viene coronato dagli schizzi impetuosi del suo sesso che si fanno strada dentro il mio tempio del piacere.

Mi alzo e lo bacio con passione. Poi mi inginocchio e pulisco il suo pene con la mia lingua. L’ho visto fare in un porno e da un sacco ti tempo volevo provarlo.

         «Sistemiamoci che devo andare!».

Lui si tira sù i pantaloni e dalla tasca prende le mie mutandine di quella sera. Me le mette.

         «Non vorrai lasciare tracce in giro?».

Sorrido.

         «Dovrò prendere qualcos’altro per la prossima sfida.».

Mi guardo addosso. Mi tolgo la fede nuziale e gliela affido.

         «Non ti sembra eccessivo?».

         «Mio marito non se ne accorgerà nemmeno! Questo ti dice quanto tu sia importante per me. Non perderla!».

La mette subito al sicuro. Mi bacia. E se ne va.

Dopo un po’ esco anche io soddisfatta e alleggerita verso la sala riunioni. Felice e curiosa di sapere cosa comporterà la prossima sfida.

Scritto da:

Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

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