Una coppia (quasi) perbene

Categoria: Tradimento
Letture: 865
Tags:

Era l’estate del 1997 e questa storia inizia là, quando io avevo appena vent’anni e Daniele, il mio amico, poi trombamico, poi fidanzato e ora mio marito e padre delle nostre due ragazze, appena diciotto. Ci eravamo frequentati come amici per tutto il suo ultimo anno di liceo e all’epoca, anche se erano solo due anni, la differenza di età tra noi per certi versi contava, molto più di ora. Io ero la “donna” più grande perché già studiavo chimica all’università, lui il giovane “ragazzo” che, soprattutto agli occhi dei suoi amici, usciva con quella più grande.
Con la scusa di aiutarlo con la preparazione della maturità iniziammo anche a scopare ma nonostante quelle frequenti distrazioni alla fine il diploma riuscì a portarselo a casa e arrivò il tempo delle vacanze. “Alternative”, insisteva lui. Daniele era molto più coraggioso e spregiudicato di me, nonostante io avessi quei due anni in più, ma non riuscivo a dirgli di no. Non so bene se ci amassimo già, a quell’età è difficile capirlo, ma il suo lato selvaggio attizzava la ragazza per bene che era in me.


“Le vacanze dopo la maturità sono quelle più lunghe. Non avrò altre occasioni così” mi disse quel giorno che dovevamo decidere cosa fare. “E poi i miei non mi hanno fatto storie, penso si fidino di te” aggiunse, credendo di dovermi ancora convincere.


Entrambi giovani studenti avevamo pochi soldi e il budget della vacanza sarebbe stato minimo. Il programma era che non doveva esserci programma, si andava dove capitava, perfino in autostop, se necessario. Rimediammo anche una tenda, l’idea del campeggio libero era da preferire ad altre opzioni.
Quel 12 agosto 1997 partimmo verso il sud Italia. Una meta in mente in realtà c’era, la sua idea era di girare per le isole della Sicilia, le isole Eolie per l’esattezza. La prima tappa sarebbe dunque dovuta essere Napoli da dove partono le navi dirette proprio per là e tutto sommato con un treno non sarebbe stato difficile. Eppure per dare fin da subito l’impronta trasgressiva alla nostra prima vacanza insieme, optammo per il passaggio di un camionista, al quale probabilmente Daniele non era molto simpatico o comunque di intralcio per potersi fare un’esuberante scopata con me. Per fortuna si accontentò di fissarmi le tette dalla canottierina lungo tutto il viaggio, ma quel brivido imprevisto di rischio e trasgressione fu la scintilla della storia che iniziò quell’estate e ancora deve concludersi dopo vent’anni. Nonostante la situazione particolare Daniele era sempre euforico e su di giri, ci scappò la prima scopata notturna di quella vacanza nel parcheggio di un autogrill deserto, che Daniele dovette pure raccontare al camionista mentre io ero in bagno a ricompormi.


Il 13 agosto del 1997 eravamo finalmente a Napoli, dopo una lunga sosta imposta dalla tabella di marcia del nostro autista. Non so come ma mischiandoci alle famigliole ci ritrovammo sul traghetto pur privi di biglietto. L’euforia per questa mossa e un finto timore di essere scoperto, gli fece proporre di nasconderci in bagno fin quando non fossimo partiti. Dovevamo trovare un modo per ingannare l’attesa e non ce ne venne in mente nessuno migliore, dopo essermi strusciata con il culo proprio all’altezza del suo inguine con la scusa dell’angusto spazio di quel bagno ed essermi ritrovata le sue mani vagare praticamente su tutto il corpo, Daniele cadde in ginocchio e me la leccò per tutto il tempo che la nave ci mise a salpare e io cominciavo ad apprezzare quella vacanza priva di comodità.
Sul ponte della nave, durante la notte, avvolti nel sacco a pelo, allietammo un gruppo di ragazzi tedeschi che ogni tanto smettevano di parlare per ascoltare i mugolii di Daniele che si mischiavano ai miei. Quando diventammo consapevoli di avere dei vicini provammo a confermare i loro sospetti per renderli partecipi della nostra passione. Saltai su Daniele e mi lasciai andare a una cavalcata che fugava ogni dubbio anche al buio, baciandolo con una fame profonda e appassionata che fece venire entrambi.


La prima notte a Stromboli, ci concedemmo un alberghetto, dove senza nemmeno chiudere la porta della camera ci baciammo intensamente mentre le mani intrepide staccavano tutti i vestiti dell’uno e dell’altra per poi farmi prendere fino in fondo, ma devo ammettere che la scopata in un letto vero, fu meno passionale delle altre.
Una coppia di uomini inglesi, secondo Daniele gay da come lo guardavano, conosciuti in una tavola calda, ci diede un passaggio in barca fino a Panarea dove ci riposammo una notte, prima di prendere il primo traghetto che capitò, stavolta pagando.
Passammo non più di due o tre giorni in ognuna delle altre isole, dormendo preferibilmente in spiagge isolate, facendo l’amore sotto le stelle e il bagno di notte. Spesso mangiavamo solo una volta, massimo due al giorno, cercando di abbuffarci in quelle occasioni.
Quella vita randagia iniziava a funzionare, portavamo il meno possibile i vestiti, in modo che si sporcassero poco. Daniele era bellissimo, trasandato, abbronzatissimo e sexy da morire. E aveva sempre voglia di scopare. E quando dico sempre non intendo che pensasse sempre al sesso come tutti i ragazzi di 18 anni in vacanza, intendo che oltre a lui ne aveva sempre voglia il suo cazzo, pronto in pochi secondi in qualunque occasione, situazione o luogo.


Una sera, a Filicudi, avevamo compagnia sulla spiaggia. Ci unimmo ad un gruppo variegato di ragazzi, di varie nazionalità. Fu il classico falò sulla spiaggia, con contorno di chitarre, spinelli e alcool. Col passare del tempo la gente, aiutata dal bere e dal fumare, perdeva piano piano le proprie inibizioni. Molti cominciarono a denudarsi, alcuni a pomiciare per poi passare a qualcosa di più. I più sobri si appartavano nel buio, quelli meno lo facevano davanti a tutti.
Fu la prima volta dall’inizio della vacanza che io e Daniele ci staccammo un po’ l’uno dall’altra. Avevo bevuto e non sapevo più dove fosse. Non ero molto cosciente e rendermi conto che fosse lui quello contro cui si stava strusciando una biondina scandinava non mi aiutava a restare lucida.
Nei ricordi confusi di quella sera ho il flash di me poco lontana da lui, in ginocchio sulla sabbia, con un trio di ragazzi attorno che mi puntavano i cazzi eccitati in faccia e io che non disdegnavo l’offerta. Sono quasi sicura che lui fosse così vicino da riconoscermi anche al buio e il pensiero mi fece prendere il pieno controllo della situazione. Spinsi la testa di uno dei tre a scendere verso il mio sesso mentre allargavo le gambe per dargli accesso al mio calore. Sentii la lingua dello sconosciuto cercare tra i miei peletti, ruvidi di una depilazione risalente a giorni prima ormai, di varcare la soglia del mio piacere mentre la mia lingua si appiccicava dei peli degli altri due che sbattevano sul mio viso alla ricerca della stessa soddisfazione. Guidavo il viso del ragazzo steso sotto di me mentre le mie labbra interne si aprivano sempre di più, all’unisono di quelle della bocca che ora ricevevano massicce dosi di cazzo sconosciuto. Convincermi che a pochissimi metri Daniele intanto si stava scopando la biondina non mi irritò, anzi mi diede l’impulso a godere di quelle labbra e di quei cazzi. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare ad un gemito così forte da non lasciare più dubbi che fossi proprio io. Sentivo il fuoco nella bocca, non ne avevo mai abbastanza di quei cazzi, li succhiavo come il terzo sotto assaporava i miei umori che scorrevano abbondanti. Aveva raggiunto il clitoride gonfio con la lingua e le mie mani sulla sua testa gli impedivano di lasciarlo.
Non parlammo mai di cosa avevamo fatto quella sera, non ce ne fu bisogno perché quella sera aveva impresso una svolta nella nostra storia. L’unico indizio che ci confermò quanto fosse successo fu che non ritrovavo più le mutande, già un paio le avevo abbandonate io in giro e decidemmo che non mi sarebbero più servite, al massimo potevo usare il costume quando strettamente necessario. Fu il nostro segnale, la dichiarazione di cosa sarebbe stata la nostra storia da quella sera: il mio sesso, la figa della sua donna sarebbe stata libera, pronta, accessibile e non più per forza solo a lui.


La mattina presto prendemmo un traghetto che non sapevamo neanche dove fosse diretto. Approdando sull’ultima isola della nostra vacanza ci guardammo e ci chiedemmo:

“Che facciamo? Scendiamo?”.

Un’alzata di spalle fu la risposta e ci ritrovammo in questo porticciolo con un paesino alle sue spalle. Sembrava un posto molto poco turistico. Eravamo scesi quasi solo noi. Effettivamente si rivelò un’isola molto povera delle classiche attrattive per turisti, ma a noi piacque molto questo aspetto selvaggio. Anche i prezzi erano decisamente più bassi che nelle altre. Dopo il primo giorno decidemmo di riprovare a separarci, questa volta consapevoli che sarebbe potuto significare approfittare di altre occasioni, soprattutto per me, ci tenne a specificare Daniele. Prendemmo due motorini e ci dirigemmo in direzioni opposte nonostante l’isola sembrasse molto piccola e il rischio di beccarci, magari in flagrante, sarebbe stato alto.

“Ma è proprio questo il bello!” continuava a ripetermi il mio quasi fidanzato.


Non fu facile capire dove andare, le strade spesso non portavano dove sembrava. Alla prima casa carina non mi feci scrupoli a bussare e con la scusa di chiedere informazioni feci subito amicizia con il proprietario. Era un uomo, intorno alla trentina, si chiamava Davide. Era un bel ragazzo, dal fisico imponente, portava una leggera barba incolta ed aveva i capelli neri come la pece. Fu molto ospitale, mi invitò in casa, mi offrì il pranzo e mi chiese di restare anche a cena. Mi piaceva la sua compagnia poi parlava molto.
Daniele invece conobbe Piero su una spiaggia, suo coetaneo, anche lui in vacanza sull’isola con un amico e anche lui molto bello, lunghi capelli mossi, pelle scura e due labbra che quando lo conobbi, tempo dopo, mi ispirarono subito pensieri impuri. Con Luigi, l’altro diciottenne suo amico avevano preso una casa piccola, ma quando Daniele gli raccontò parte della storia, ovvero che aveva fatto una specie di scommessa con la ragazza che era con lui in vacanza su chi per primo avesse trovato ospitalità, per solidarietà maschile si offrì di fargli vincere la scommessa arrangiandosi in tre nella casetta.
Quella notte con Davide fui insaziabile.


“Sono fidanzata!” gli dissi ad un certo punto non so perchè.
“E allora? Starà scopando anche lui. Te lo immagini?”.

Me lo immaginai e venni. Il mio corpo tremava in modo incontrollabile mentre raggiungevo un orgasmo violento, volevo di più da lui e quando glielo dissi venne dentro la mia fica calda. Quando provai a spingerlo via con la mano trovai il suo cazzo ancora duro, esattamente come se non fosse ancora venuto, me lo tirai di nuovo sopra e ricominciammo.
Il giorno dopo a Daniele successe una cosa strana, Piero insistette molto perchè lo accompagnasse su una spiaggia che amava molto ma che al suo amico Luigi non piaceva. Diceva che avrebbe gradito compagnia. Daniele, sempre pronto a nuove esperienze lo seguì. La spiaggia era bellissima e completamente deserta. Appena arrivati si sistemarono verso l’estremità che dava su una parete rocciosa. Piero senza chiedere il permesso si spogliò, restando completamente nudo, così all’aria aperta.

“E io che faccio?” chiese Daniele sorpreso. “La stessa cosa, vedrai che mi ringrazierai” fu la risposta, detta come se fosse una cosa ovvia.

E così fece, mentre il caldo iniziava a farsi sentire sul suo corpo sudato e non ancora abituato a restare esposto completamente al sole. Piero si bagnò con un tuffo rapido e risalì in spiaggia sempre nudo. Il confronto tra i due ragazzi fu naturale e inevitabile mentre Piero con il pene penzolante fra le gambe prendeva posto accanto al nuovo amico. Il corpo di Piero non era troppo diverso da quello di Daniele, con l’unica differenza che il suo affare fra le gambe era molto più grosso del suo. La pelle lucida e bagnata lo rendeva stranamente sexy. Fu allora credo che diventarono migliori amici, proprio mentre dall’altra parte dell’isola io e Davide diventammo amanti. Piero gli raccontò della sua passione per il nudismo, uno dei motivi, gli disse, per cui non riusciva a mantenere una relazione con le ragazze che si dimostravano sempre troppo gelose. Lui aveva 18 anni e si sentiva uno spirito libero, caratteristica che ha conservato però anche per tutti gli anni a venire, durante i quali il loro rapporto si mantenne saldo, complice e sincero fino ad oggi che di anni ne hanno entrambi 43.

Quella giornata al mare fu solo la prima di una lunga serie che trascorsero insieme condividendo il piacere di potersi esporre con naturalezza, senza fraintendimenti e impedimenti, con la reciproca sensazione che avrebbero potuto confidarsi qualunque cosa, anche se Daniele rimase per anni restio al raccontargli cosa stava accadendo tra noi durante quella vacanza.
Dopo la nostra notte di sesso, Davide non mi forzò, quasi non disse niente. Però fu evidente cosa voleva e ancor più evidente, per l’eccitazione che mi provocava, che non avrei potuto oppormi, neanche se avessi voluto. E l’impressione, probabilmente giusta, fu che non mi volli opporre in nessun modo. Quella mattina gli unici contatti, peraltro solo visivi, che avevo avuto con il suo corpo furono sotto la doccia dove lo raggiunsi dopo colazione. Mi cacciò il cazzo in bocca senza parlare, e io senza parlare glielo masturbai con le mani, gli leccai il petto e le natiche e fu sotto la doccia in un’isola sperduta, durante la prima vacanza con il mio futuro marito che Davide si prese la mia verginità anale. Mi abbandonai a lui. Fu una sensazione insolita, ma mi sentii donna e non più ragazza, femmina e troia. Mi piacque essere posseduta, il fatto che lo stavo facendo di nascosto e anche che lui fosse un maschio così dominante, venne tutto in modo molto naturale. Ero molto in imbarazzo quando uscimmo da quella doccia. Cosa avrei dovuto fare con Daniele? Dirgli tutto? Stavo cercando la risposta alle mie domande e nel frattempo non opponevo resistenza neanche quando Davide, tornato alla carica affondava profondamente dentro di me. I muscoli della mia figa evidentemente trovarono la risposta prima di me avvolgendo quel cazzo completamente dentro. Gridai la mia passione ancora una volta sul suo letto, le braccia si chiudevano sul suo collo e le mie unghie affondavano sulla sua schiena mentre lui iniziava una corsa lenta e inesorabile dentro e fuori di me. Anche lui iniziava a farsi sentire e la decisione fu semplice: sarebbe diventato il mio amante.
A cena Luigi si rivolse a Daniele con tono neutro:

“Stasera, se non hai nulla in contrario, ho invitato un’amica a dormire qui.”

Daniele rimase interdetto e si guardò attorno constatando che altri letti non c’erano. Luigi e Piero guardavano Daniele e lui capì che erano già d’accordo e che non fosse la prima volta che i due amici condividevano le ragazze che rimorchiavano. Daniele sorrise e gli fece l’occhiolino. In quel momento anche Luigi aveva conquistato il posto di migliore amico del mio futuro marito. Se Piero lo aveva aperto al mondo del nudismo, Luigi gli stava per insegnargli qualcosa di ancora più istruttivo per il prosieguo della nostra relazione: il piacere della condivisione. Fu in quel momento che il pensiero di Daniele tornò a me e a quella nostra prima avventura in spiaggia.

“Come ti capisco” avrebbe voluto dirgli.

Non lo fece perché il pensiero che quella amica avrei potuto essere proprio io lo fece arrossire. Perso nei suoi pensieri Daniele capì che ci avrebbe potuto guadagnare molto da quella nuova amicizia e disse semplicemente “Ok”, a mezza voce, senza fare altre domande. Quando la ragazza arrivò fu accolta in giardino dai due amici. Daniele rimase in casa ma dalla finestra poteva vedere i loro corpi illuminati dalla luna e, cosa che lo eccitò più di tutte, poteva udirli senza difficoltà. La ragazza era bellissima. Si era vestita con un pareo e sotto era nuda.


“Prendimi davanti a lui come se fosse il mio ragazzo” fu la frase che Daniele riuscì a sentire molto chiaramente pronunciare dalla ragazza rivolta a uno dei due, non capì chi, ma faceva poca differenza perché per loro era solo un gioco di ruolo, ma lui che la ragazza l’avesse detto davvero lo sentì come molto più di un gioco, quasi una nuova esigenza nonostante l’esitazione a riconoscerlo. Toccò a Luigi, quello che l’aveva rimorchiata, fare la parte del cornuto mentre la ragazza stava spingendo Piero sulla schiena per cavalcare il suo cazzo selvaggiamente, offrendo uno spettacolo degno di un porno all’amico consenziente e arrapato. Lei infoiata sbatteva la sua figa su e giù su Piero mentre Luigi in trance si avvicinava per guardare più da vicino la penetrazione e Daniele da lontano era già sull’orlo dell’orgasmo.


“Non lo avevi mai fatto?” mi chiese quella sera Davide riferendosi alla nostra scopata in doccia.

Scossi la testa e lui mi prese per mano e mi guidò nuovamente sul suo letto. Aveva acquisito ormai confidenza con il mio culo e il suo ritmo e la profondità divennero crescenti. Il mio culo era diventato accogliente e mi sembrò che anche lui ne stesse godendo non potendosi trattenere, sentivo distintamente gli spasmi del suo uccello segnalarmi l’approssimarsi dell’esplosione del suo seme caldo nelle mie profondità. I nostri corpi si agitavano insieme come a non voler perdere un solo centimetro l’uno dell’altra e anche il mio orgasmo arrivò fragoroso nel silenzio della notte isolana.

“Neanche con il tuo fidanzato lo avevi mai fatto?” mi chiese girandosi a guardarmi.

Scossi nuovamente la testa.

“Beh io sono al settimo cielo, non capita spesso di farsi un culo inviolato due volte in un solo giorno” commentò malizioso.


Su quell’isola ci fermammo parecchi giorni. Io sempre con Davide, Daniele sempre in compagnia dei suoi due nuovi amici. Dopo il gioco delle finte corna e dei due guardoni vissero anche un’orgia tutti e tre insieme con l’amica volenterosa, ma questo rimase un loro segreto che non mi raccontarono mai. In quell’occasione Daniele consolidò l’idea che non avrebbe avuto nulla in contrario un giorno a vedere me al posto della troietta che si fece sodomizzare a turno da tutti e tre, magari non con i suoi amici però. Lo capì quando si sorprese a incitare Piero e fissava rapito il suo randello che entrava e usciva da quel piccolo sedere. Guardò poi Luigi fare la stessa e si impressionò pensando che guardarli gli stava piacendo almeno quanto farlo lui stesso, anzi per certi versi forse di più.
Tornati a casa ci fidanzammo ufficialmente. Conobbi prima Piero e lo trovai perfettamente rispondente al racconto che me ne fece Daniele, spigliato, loquace e tremendamente sexy. Mi raccontarono di quella loro passione in comune per il mare senza costume e non ci trovai nulla di male anche se quando mi invitò a unirmi a loro rifiutai sempre, preferendo lasciarlo un momento solo tra loro per non creare inutili imbarazzi e perché lessi negli occhi di Daniele una specie di ringraziamento che non avrebbe osato esprimere direttamente. Sulle spiagge senza costume ci andai spesso, ma sola con Daniele e con ben altre intenzioni che tra amici sarebbero state difficili da gestire. Poi conobbi anche Luigi e capii subito il perché di tanta intesa con il mio fidanzato, c’era tra loro un’intesa silenziosa che permetteva di condividere molto più di quanto si dicessero apertamente. I due ragazzi abitavano in un paesino di provincia a venti minuti di auto da noi, ma questo non ci impedì di frequentarci spesso e con regolarità tanto che quando uscivamo tutti e quattro insieme non era sempre immediato individuare di chi fossi la fidanzata, anche se tra noi non successe mai nulla.
Daniele invece non conobbe mai Davide che abitava a 500 km di distanza ma seppe da subito che era il mio amante e non aveva nulla in contrario. Viveva lontano, quando ci vedevamo scopavamo soltanto, senza implicazioni sentimentali, e poi io gli raccontavo tutto. Non aveva motivi per essere geloso, a conti fatti Davide c’era da prima che ci mettessimo insieme sul serio, anzi provava un sottile piacere ad essere umiliato dai miei racconti nei quali si evinceva che fosse più dotato, più bravo e più porco di lui. Per il resto la vita sessuale fra noi due procedeva a gonfie vele e, anzi, quando tornavo da un weekend con Davide scopavamo sempre meglio e più spesso. Le condizioni che mi aveva posto erano che non ne avessi altri, soprattutto a sua insaputa, e che fossi discreta:

“Non voglio che si sappia in giro”.

L’accordo funzionò alla grande per tutti e tre anni di fidanzamento, a me non interessava andare in giro a cercarne altri e allo stesso tempo non volevo rinunciare a quello che per primo mi aveva aperto il culo. Era tutto talmente lineare che non ci fu alcun problema a troncare la relazione quando rimasi incinta di Serena e decidemmo di sposarci. Anche l’organizzazione del matrimonio fu abbastanza scontata: Piero e Luigi sarebbero stati i nostri testimoni, Piero anche il padrino della bimba e Luigi della seconda quando sarebbe arrivata, mentre con Davide avrei chiuso ma prima ci sarebbe stata la mia festa di addio al nubilato. Fu quella l’occasione in cui si sarebbero finalmente conosciuti, l’ultima per me la prima per lui. Inizialmente Daniele non fu entusiasta dell’idea e me lo confessò.


“Ma, scusa, lo fai venire qui e mi lasci da solo?”
“Da solo?”
“Sì, mentre tu e mister D… insomma hai capito.”
“No, no. Ci sarai anche tu.” la mia risposta lo lasciò a bocca aperta.

Non eravamo mai arrivati a tanto, Daniele era più dell’idea che occhio non vede cuore non duole ma cazzo si intosta lo stesso al pensiero.


“Ma come? Cioè lo porti proprio qui a scopare?”
“Sì. È il mio addio al nubilato, no?”
“Ma lui lo sa?”
“Certo che lo sa. In un certo senso me l’ha chiesto lui. Non esplicitamente ma io ho capito che gli sarebbe piaciuto. Con tutte le volte che gli ho parlato di te…”
“Come scusa? Gli hai parlato di me?”


Feci la faccia di chi era stata colta con le mani nel sacco per aver parlato troppo.


“Sì, scusami. Ma lui sa tutto fin dall’inizio, fin da quella vacanza.”
“Cosa?” stavolta Daniele si incazzi. “Come sa tutto? Eravamo d’accordo che non lo dicevi a nessuno!”
“Va be’, scusami. Una volta mi ha chiesto se a te piaceva questa situazione. Non gli ho potuto mentire. E poi tanto ormai sta per finire”


Non parlammo per il resto del pomeriggio, fu Daniele però a riprendere l’argomento a cena.


“Insomma che cosa sa esattamente?”
“Tutto! Che lo porto qui per farmi scopare e che tu sei un cornuto” gli risposi con tono acido, arrabbiata perchè si era arrabbiato con me. “Nessun altro saprà nulla. Non sono mica tutti sportivi come te, forse solo Luigi potrebbe capire ma lasciamo stare.”
“Ecco brava lasciamo stare Luigi che non c’entra nulla. Ma cosa faremo? Io non ti scopo questa volta? Oppure lo faremo in tre?”
“Vedo che ti è già passata l’incazzatura e cominci già a fantasticare. Ti è già venuto duro all’idea di me che te lo lecco mentre vengo sodomizzata dai suoi 23 centimetri? Non so cosa faremo, non ho programmato nulla. È un addio al nubilato.”


Venimmo interrotti dall’arrivo di Davide al binario della stazione dove eravamo andati a prenderlo. Davide era molto tirato e insieme eravamo proprio una coppia di fighi da far girare la testa per strada.
Daniele lo salutò e rimase un po’ interdetto. Nei pantaloni aveva un’erezione paurosa, dato che sapeva cosa stavano andando a fare e anche l’altro sapeva che Daniele sapeva tutto.


“Divertiamoci.” Riuscì a dire alla fine
“Oh, sicuramente.” Gli rispondemmo in coro ridendo.


Non finii mai di ringraziare Daniele per aver insistito per fare quella vacanza e entrambi non avemmo dubbi quando si trattò di scegliere la metà per il viaggio di nozze esattamente tre anni dopo.

Scritto da:

"Amo i ventenni perchè non sanno quello che fanno ma lo fanno tutta la notte". Mi piacciono le storie che sanno di mare, di vino e di sesso. Non necessariamente in quest'ordine. I fatti narrati sono assolutamente di fantasia, le persone invece no. Esistono realmente da qualche parte

2 commenti

  1. Geoff1961
    05/09/2024
    18:48

    Ciao, complimenti..davvero um bellissimo racconto, mentre lo leggevo ero convinto che fosse unA storia realmente vissuta😉, molto ben scritta…un abbraccio 🥰

    1. Francesco
      15/09/2024
      07:00

      Fantastico

Commenta  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *