Sapore

Introduzione:

Cari lettori/lettrici, eccomi con il secondo capitolo di S&C. Mi scuso per la lunghissima attesa.
Al prossimo capitolo!

-BeWei

L’indomani mattina, Eric si alzò abbastanza presto per andare in università per le lezioni.
Era di buon umore, si fece una doccia e si vestì optando per un paio di pantaloni beige e una camicia bianca con un bottone slacciato sul davanti.
Mentre si sistemava i ricci ribelli cercava anche di mettere in ordine i mille pensieri che gli frullavano nella testa: era un po’ nervoso per l’appuntamento che avrebbe avuto nel pomeriggio con Tommy, non sapeva cosa aspettarsi in realtà ma di una cosa era certo, era attratto da lui.
La sua mente viaggiava un po’ troppo oltre, pensieri un po’ meno innocenti affiorarono in superficie ma vennero subito messi da parte: con calma.

Uscito dal bagno, prese le ultime cose e uscì di casa per dirigersi in centro dove era situata l’università.
Era una bella giornata di inizio primavera, il freddo dell’inverno manifestava ancora la sua presenza con un lieve venticello portando però con sé i primi odori e colori delle stagioni più calde.

Eric inspirò profondamente, liberando la mente. La mattina avrebbe avuto lezione di scultura, aveva un progetto da terminare; con Tommy si sarebbero visti dopo pranzo alla caffetteria per poi andare insieme alla mostra.

D’improvviso una pacca sulla spalla lo distolse dai suoi pensieri.
La mano apparteneva a Stefano, un suo compagno di corso e caro amico.
“Ciao Er! Anche tu scultura stamattina?”
“Hey Ste, sì dopotutto siamo nello stesso corso, non te ne sarai mica dimenticato?” – lo prese in giro Eric.

Stefano ed Eric si erano conosciuti al liceo, frequentavano la stessa classe. In un primo momento non erano molto vicini, ma al terzo anno durante un’uscita didattica scoprirono di avere molti gusti in comune tra cui la musica e la scultura: Ste suonava la chitarra in una band e lavorava con Eric su un progetto riguardo un gruppo scultoreo che avrebbe preso il posto di una vecchia statua posizionata sulla fontana del parco storico della città.

Erano molto legati e nonostante alcuni litigi sono sempre stati in grado di mettere da parte l’orgoglio e fare pace, rafforzando la loro amicizia ancora di più.

I due si incamminarono verso l’ingresso dell’ateneo discutendo riguardo le ultime modifiche al progetto.

La mattinata passò molto velocemente tra appunti e nuovi schizzi di anime intrappolate nella pietra.
Eric era impaziente di andarsene tanto che non riusciva a stare fermo mentre seguiva gli ultimi rintocchi dell’orologio prima di segnare l’una.
Finalmente la campanella suonò, le lezioni erano finite.
Il ragazzo prese le sue cose e frettolosamente salutò Ste e alcuni dei ragazzi del corso.

Il percorso fino alla caffetteria non fu tanto lungo, dopotutto era situata nella piazza del centro ad una decina di minuti dal campus.
Lui era già lì, ad aspettarlo, gli sorrise. Eric, vedendolo, ralllentò il passo cercando di calmarsi.

Tommy gli andò in contro: quel pomeriggio indossava un paio di jeans e un dolcevita nero che risaltava i suoi occhi smeraldo. Eric stava già sbavando, non gli erano mai interessati gli uomini più grandi di lui se non di qualche anno eppure eccolo lì attento ad ogni suo piccolo gesto.

“Hey, scusami se ti ho fatto aspettare.”
“Non ti preoccupare, anch’io sono arrivato poco fa.” – lo assicurò Tommy sorridendogli e appoggiandogli una mano sulla spalla. Il gesto non passò inosservato ad Eric che ricambiò il sorriso.

“Qual è il programma di oggi?” – chiese Eric.
“La mostra inizia alle 16, quindi è ancora presto, pensavo di proporti un caffè o comunque qualcosa da bere da Lizzy.”
“Volentieri, ne approfitto anche per mangiare qualcosa…” – ad un tratto lo stomaco di Eric prese a brontolare.
“Penso che approvi l’idea anche lui.” – scherzò Tommy riferendosi al brontolio.

Le 16 arrivarono più in fretta di quanto previsto: il tempo vola quando si sta in buona compagnia.

I ragazzi uscirono dal locale in direzione della mostra: camminavano l’uno affianco all’altro e, ogni tanto, involontariamente, le loro mani si sfioravano mandando piccole scariche lungo le membra di entrambi. Un lieve contatto che però sia l’uno che l’altro necessitavano.

La mostra era stata allestita all’interno di una vecchia villa dell’800 in stile barocco.
All’esterno, un tempo, doveva essere tutta colorata con vari motivi ma ora non ne rimaneva solo che qualche dettaglio.
La prima stanza, una volta passato l’ingresso e un piccolo atrio a volta, era una grande sala da musica decorata con stucco e motivi dorati con il soffitto tutto affrescato. Molto elegante e un pochino più semplice (in senso positivo) rispetto allo stile tipico del barocco.

In prossimità delle pareti e del centro della sala erano stati posizionati i vari quadri secondo un percorso predefinito dall’ente organizzativo.

Eric era senza parole, non sapeva cosa guardare per prima e cosa per dopo, come un bambino quando vede la vetrina dei giocattoli.
Tommy lo guardava divertito. Ad un certo punto la sua mano venne a contatto con quella di Eric, un tocco intenzionale.
I due si scambiarono uno sguardo che valeva più di mille discorsi, l’attrazione era quasi visibile tra i due.

Tommy strinse la presa e lo trascinò in disparte, dove nessuno potesse vederli.
Eric non ebbe il tempo neanche di realizzare che era contro una parete di una delle stanze adiacenti a quella della mostra, una sorta di magazzino. Tommy era davanti a lui che gli bloccava la via, una mano dietro la sua schiena che disegnava piccoli cerchi e l’altra appoggiata sul muro.

“Che cosa mi stai facendo?” – chiese Tommy con voce roca. Il suo viso vicinissimo al più giovane, gli occhi che si spostavano dagli occhi alle sue labbra.
Eric era senza fiato nonostante non avesse alcun sforzo fisico.
“Non lo so” – rispose dimezzando la distanza, ghignando divertito.
“Se non mi fermi ora, non mi fermerò più” – la mano appoggiata sul muro piano piano si avvicinò al suo collo.
“Allora non fermarti” – bisbigliò il più giovane afferrandolo per il maglione.

Il più grande non se lo fece ripetere due volte, era già su di lui.
I due iniziarono un gioco di labbra e denti, le loro mani erano ovunque, frenetiche. Eric gemette, Tommy ne approfittò per inserire la sua lingua nella bocca dell’altro.
Un sapore di caffè lo accolse misto a qualcos’altro di più dolce: il sapore di Eric.

Scritto da:

Il Gay è la parola d'ordine.

Un commento

  1. @logos86 (TG)
    31/03/2023
    10:57

    che romanticismo saffico

    Mi ricorda l’approccio con Raphael un giovane studente brasiliano in Erasmus il 6 febbraio 2010 pochi giorni dopo sparito

    il tocco delle mani e sfioramenti delle labbra e giochi di sguardi

    avevamo come sottofondo musicale i Coldplay

    mentre commento ed immaginando la scena al museo però mi é tornata in mente Paola Turci – questione di sguardi

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