Colloquio con la caposala

Ciao sono Alessio e faccio l’infermiere presso la clinica De Luca, un posto molto particolare. Per ottenere un’appuntamento con l’affascinante primaria, Giulia Botrugno, devo superare una serie di prove per dimostrarle il mio interesse, ma dopo le ultime 24 ore di passione con la mia collega Monica non so più cosa pensare. Purtroppo al mio risveglio trovo un biglietto in cui mi dice che sta per partire, infatti ha trovato un posto di lavoro più vicino alla sua città di origine. Le sue cose sono ancora qui, ma mi sembra abbastanza chiaro che non voglia più vedermi. Torno nella mia stanza del convitto con un senso di vuoto nel petto, voglio solo buttarmi sul letto e ascoltare canzoni tristi, ma mi vibra il cellulare. È la mia caposala; di solito nei giorni liberi non rispondo, ma forse oggi pensare al lavoro potrebbe aiutare a distrarmi.
“Mi scusi se la disturbo nel suo giorno di riposo signor Corsetti, ma mi sono resa conto che sono già passati 6 mesi da quando ha iniziato a lavorare qui da noi e non abbiamo ancora compilato la valutazione, si tratta più che altro di una formalità, ma dobbiamo farla per il contratto a tempo indeterminato, può passare tra un’ora nel mio ufficio?”. Sono stato così preso dal dimostrare il mio interesse alla dottoressa Giulia che me n’ero praticamente quasi dimenticato.


Eccomi qui nell’ufficio della signora Paola Grossi, sgradevole e trasandata come al solito: una donna sulla cinquantina, sovrappeso, indossa quelle divise di una volta, con la gonna e tutto il resto ma logora e piena di macchie.
“Come le ho detto si tratta di una formalità visto che fino a ora ha svolto un lavoro eccellente, infatti ho già compilato la scheda con la valutazione massima, manca solo la mia firma…”
Seduta sulla scrivania mi guarda in modo sinistro.
“Però ho sentito molto parlare di lei e delle sue imprese, quindi vorrei verificare di persona se è vero quello che si dice, dai fatti vedere bene, levati tutto…”
Ubbidisco, non tanto per il contratto ma perché ho il sospetto che sia un’altra prova della Dottoressa Giulia.
Mentre mi spoglio mi divora con gli occhi. In realtà non sono un granché: basso, moro e  pallido, con la pancetta e neanche chissà quanto dotato. Però quando resto nudo di fronte a lei sembra molto soddisfatta di quello che vede.


“Ora vieni sotto la scrivania e fammi divertire”
Appena sono giù si sfila gli zoccoli e mi sbatte in faccia i piedi sudati, sono tozzi callosi e per nulla profumati, succhio ogni dito e lei sembra approvare, inizio a salire leccando lungo le gambe pelose e ruvide. Quando mi trovo all’altezza del cespuglione maleodorante mi prende per i capelli e mi obbliga a darci di lingua finché non viene con un grugnito schifoso. Il sapore è molto strano, oltre a quello di persona poco attenta all’igiene, c’è pure un retrogusto di medicina. Dopo un po’ capisco il perché, mi viene un mal di pancia fortissimo, appena mi lascia la testa cerco di fiondarmi verso il bagno dello studio, ma la porta è chiusa a chiave, lei mi guarda e ride in modo sguaiato, prende da un’armadio una delle padelle che usiamo per i pazienti e la poggia per terra.
“Penso che dovrai fare i tuoi bisogni qui, a meno che tu non voglia farti vedere così in giro per la clinica”
Mi accuccio e mi libero l’intestino mentre lei troneggia su di me, strusciandomi la figa in faccia.
Quando finalmente butto fuori solo acqua , mi fa mettere a quattro zampe, si infila i guanti di lattice e mi ispeziona il retto.
Subisco tutto con passività bovina, la mia testa è altrove.
“Bene, ora che sei pulito posso divertirmi con il tuo culetto”


Prende da un cassetto della scrivania un dildo enorme, lo lubrifica e lo appoggia con la ventosa alla superficie del tavolo.
“Su cavalcalo”
Eseguo meccanicamente ma fingo che mi piaccia facendo le mie moine da puttanella, in modo che questa sceneggiata finisca il prima possibile. Quando è su di giri, mi sbatte il suo culone fetido in faccia e mi obbliga a leccare, inizia a grugnire di nuovo, fino a che perde il controllo e vengo travolto da getti di urina sempre più abbondanti.


Succede di nuovo, anche se odio lei e soprattutto me stesso il mio uccello diventa duro come il marmo.
Lei non perde tempo e  senza dirmi niente inizia a cavalcarmi non preoccupandosi minimamente di me, il suo peso e la sua irruenza mi fanno male ma fortunatamente nel giro di poco tempo viene come una scrofa in calore.
“Benvenuto nella famiglia”
E mi ficca pure la lingua in bocca .
È stato ripugnante, forse l’esperienza più brutta e degradante della mia vita, non sono neanche riuscito a venire.


Firmiamo il contratto a tempo indeterminato, mi fingo amichevole ma voglio solo tornare nella mia stanza, fortunatamente ha un impegno e mi lascia andare.
Che giornata di merda.


Prossima puntata
LA CLINICA DELL’AMORE 7.5 :
GITA AL LAGO CON RAMONA

Scritto da:

Scrivo le mie fantasie per sfogarmi ed eccitarvi 😈.

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