Bianca comincia ad accettare se stessa

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(Settimo episodio di “Due sorelle molto complici”)

Eravamo li che infradiciavamo la stoffa infilata nei nostri corpi facendo finta di niente quando arrivò la mail che diceva che era arrivato il nostro pacchetto al punto di ritiro automatico di Amazon: lo avevamo scelto piuttosto lontano da casa, bisognava andare in auto e Rosy non aveva ancora preso la patente, quindi sicuramente toccava a me uscire ma la vera questione era decidere se andare subito così con quel corpo estraneo a dilatarmi la vagina o se far finta di niente e andare una volta tolto alla scadenza del tempo.

Ovviamente mia sorella voleva che andassi subito, come da Ordini ricevuti, ma non me la sentivo di affrontare il mondo così; trovammo un compromesso andando entrambe, io sarei rimasta in auto e lei sarebbe scesa a prendere il pacchettino dallo sportellino, facendo lei quei quattro passi che separavano il parcheggio dal muro di stipetti, e io la avrei ripresa con il telefono a partire da dentro l’auto, dove avrebbe mostrato il post-it con il marchio, per poi posarlo e uscire dallo sportello con me che riprendevo tutto, e prima di uscire avremmo fatto un video per mostrare che eravamo entrambe con la biancheria appallottolata dentro la vulva.

Non riesco ancora a capire come diavolo ci sia venuto in mente, ma abbiano deciso di uscire in gonna, entrambe concordi che sarebbe stato bello stare senza slip e con la figa pienissima in pubblico con il rischio che un movimento sbagliato ci facesse vedere nude, eppure lo abbiamo fatto e io non ho detto una parola per dare una diversa opinione: credo che da eccitata e stimolata da quegli slip che mi ingombravano non ragionassi tanto lucidamente, oppure – altrettanto possibile – sono molto più troia di quanto io voglia ammettere. Scrivemmo su Telegram il programma della mattinata e vidi dalle spunte blu che era stato letto subito.

Come direbbero gli anglofoni “long story short” ci facemmo il video dove tiravamo su le gonne, lo inviammo in tempo reale e poi andammo. Guidare con la testa leggerissima e sempre sul filo di un orgasmo stimolato per un terzo dalla parte fisica e per due terzi da quella mentale arrivammo dove c’erano questi stipetti, e presi il telefono per fare il video come concordato. La sorellina sorrise facendo vedere con una mano il cartellino e facendo la V con l’altra, e poi in un lampo tirò su la gonna di quel tanto che bastava per mostrare il monte di venere ben depilato, a rischio di farsi sputtanare, ma con la faccetta di una che stava godendo un mondo si sistemò la gonna, e posato il foglietto giallo uscì dall’auto, e la ripresi per tutto il percorso fino allo stipetto, apertura, chiusura e ritorno, e quando stava per arrivare fece di nuovo la V con le dita e salutò: stavolta avevamo fatto un servizio video a dir poco perfetto, pretendevo le lodi di AM! Inviai anche il secondo video subito, vedendo la risposta del Padrone al primo video: “Ottimo, molto bene, proseguite con il piano”

Rosy aveva il fiato corto e le guance rosse, e disse: “Parti, svelta, muoviti che devo godere!” e non appena partiti si mise una mano tra le gambe e cominciò a toccarsi, protetta solo dal fatto che la linea dei finestrini era alta a sufficienza per coprirla agli sguardi delle altre auto e in città non circolano i camion – che la avrebbero potuta sgamare data la maggiore altezza. La vedevo trattenere gemiti ed espressioni, rimanendo con un mezzo sorriso impassibile, ma vedevo i suoi muscoli contrarsi sui polpacci, era chiaro che stava avendo un orgasmo in macchina! Ma la parte che mi infastidiva di più era che provavo invidia invece che fastidio, avrei voluto godere a mia volta, ma vuoi per l’imbarazzo, vuoi per il fatto che stavo guidando ed avevo le mani occupate, non potevo.

Rosy si tese, per poi rilassarsi: era venuta e se la era goduta in pubblico, e voltandosi mi sorrise: “Hai le mani occupate, vuoi che…” ma non la lasciai finire. “NO!” le urlai con la testa che ronzava e nella pancia uno sciame di calabroni ottenendo come risposta le mani alzate come ad arrendersi e la sua voce che diceva: “OK, OK! Tranquilla!”

Tranquilla un accidente, volevo godere anche io, e non mi avrebbe fatto schifo una mano, o almeno un paio di dita, ma non volevo scendere quell’ultimo gradino, e questa voglia repressa mi portò a fare una corsa a casa a una velocità leggermente superiore a quella che avrei tenuto in condizioni normali e suonare nervosamente il clacson due volte a quelli in coda davanti al semaforo appena scattava il verde, cosa che di certo era lontana dal mio comportamento normale.

La sorellina intanto messaggiava su Telegram con AM, raccontando quello che succedeva in tempo reale, del suo orgasmo e del mio mancato orgasmo con nervosismo. “AM dice che non sarebbe stato prudente farti venire guidando” disse, e mi sentii meglio subito, per una volta lui stava dalla mia parte, era una sensazione piacevole, ma restava la parte che mi mandava in crisi profonda, ovvero al rientro leccare entrambe le mutandine: dissi a Rosy di scrivere ad AM che non sapevo se ce la avrei fatta, e lei mi guardò malissimo – ma lo fece comunque – e la risposta di AM fu che dovevo farlo masturbandomi, cominciare annusandole entrambe, e dopo averlo fatto leccare le mie e solo alla fine assaggiare i succhi di mia sorella; dissi di scrivere che avrei provato così ma non garantivo, e la risposta fu che l’umiliazione è parte del piacere di entrambi, suo e mio.

Bene o male alla fine arrivammo a casa, posteggiai l’auto e con il corpo e la mente stimolati e preda del piacere camminammo fino al portone, e l’idea di essere nuda e sul filo dell’orgasmo davanti ai passanti era umiliante e si, era vero purtroppo: l’umiliazione della cosa, la sensazione peccaminosa di violare tutte le regole, l’idea dello sporchissimo segreto nascosto nella mia vagina erano parte del piacere, dovevo ammetterlo – quegli slip quando ero a casa stimolavano, si, ma assolutamente non così tanto!

Una volta dentro ci spogliammo in fretta, rimanendo nude (le due ore erano trascorse) e la sorellina posando il pacco anonimo sul tavolo mi disse “ora mi levo gli slip, e te li do per annusarli mentre hai i tuoi dentro, prima di godere togli i tuoi e annusali, io ti faccio il video, poi vedi di completare il compito per bene, che non voglio perdere questo gioco che mi fa sentire viva come non mi sono mai sentita!”

Mentre io mi strofinavo il bottoncino la sorellina si tolse gli slip stando a gambe larghe sopra il telefono appoggiato a terra che le riprendeva la micia da sotto, guardarla era una tortura di piacere per me; nel farlo si strofinava anche lei il suo centro del piacere e vedevo che godeva moltissimo, resisteva solo perché era già venuta in macchina sfogando parte della sua libido e perché voleva venire una volta avuto in mano il mio slip intriso di me. Misi anche io il telefono a terra, avviai la ripresa e ricominciai a darmi piacere.

Lei mi passò lo slip, e cominciai ad annusarlo con una certa prudenza: maledizione, l’odore di sesso mi faceva uscire di testa, sempre dandomi piacere con le dita di una mano tolsi il mio che uscendo grattava e stimolava ancora di più – fu dura non venire fulmineamente, ma volevo conservarmi l’orgasmo per dopo – e mi trovai con entrambi nella mano sinistra: li annusavo alternativamente, erano fenomenali, due odori simili eppure diversi.

Allungai la lingua per cominciare sul mio, conoscevo il mio sapore e non mi preoccupava – anzi, sapevo bene che mi piaceva moltissimo – e sentii l’orgasmo montare, si accumulava potente nel mio ventre, lo sentivo nei polpacci che si contraevano e nella nebbia della voglia di sesso volevo di più: feci l’impensabile, mi misi in bocca quelli di Rosy.

Era paradisiaco, esplosi in un orgasmo con squirt fulminante, non riuscivo a smettere di succhiare e godere, e preda delle convulsioni mi trovai alla fine ansante in ginocchio in terra, e alzando lo sguardo incrinato dal piacere vidi che Rosy aveva smesso di masturbarsi e raccolto il telefono mi riprendeva, non aveva perso un istante della mia “performance”. “Ora tocca a me” disse, e porgendomi il telefono prese entrambi gli slip e cominciò a fare quello che avevo appena fatto io: succhiava, estraendo succhi alternativamente dai due slip mentre ero ipnotizzata dalle scene che vedevo sullo schermo.

Raggiunse l’apice schizzando anche lei, unendo i suoi liquidi ai miei sul pavimento, e anche lei si trovò in ginocchio e quando si riprese allungò la lingua e raccolse direttamente i nostri squirt dalle piastrelle, mentre io non avevo parole. Una volta goduto ero tornata leggermente più lucida e vederla lesbicare con i miei succhi mi pareva contemporaneamente inaccettabile e terribilmente bello.

Una volta che anche lei riprese fiato mandammo tutto, e dato che c’erano diversi video da vedere la risposta ci mise un po’ ad arrivare, ed erano le lodi che avevo cercato. Avevamo fatto veramente un film porno, e il Padrone ce ne dava atto, e diceva che avrebbe trovato un premio da concederci. Perché la parole di lode mi causavano di nuovo eccitazione, voglia di masturbarmi ancora? Non lo sapevo, ma lo feci e lo fece anche Rosy.

AUTORE: alphamaster@mail.com

Nella raccolta:

Due sorelle molto complici: la storia di Bianca e Rosa, che si avventurano gradualmente nel mondo della dominazione, dell'autoerotismo e... chissà.
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Scritto da:

Sono un maschio etero, dominante. Amo intrattenere rapporti con donne sottomesse tramite email o Telegram.

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