Il marchio del padrone

Con la visita al sex shop Dario mi ha convinto a cedere a lui. Vedendo Becky capisco cosa davvero voglio. La mia vita famigliare mi piace, ma manca qualcosa. Mi manca qualcosa come donna. Sono una moglie, sono una madre, ma da un po’ di tempo mi manca essere una donna desiderata. Dario mi da questo. Mi desidera, mi vuole, mi fa sentire bene. Vuole che sia sua e io sento di appartenergli.

Passa qualche mese dall’episodio al sex shop, mesi in cui Dario mi punisce per avergli dato buca quel pomeriggio al bar. Non ho rapporti sessuali con nessuno e ho il divieto di masturbarmi. Sto letteralmente impazzendo, perché ogni volta che lo vedo vorrei solo saltargli addosso e farmi possedere da lui come la peggiore delle cagne in calore. Ed è quello che vorrei in questo momento. Essere portata al guinzaglio dal mio padrone, potermi strusciare sulle sue gambe in cerca di attenzioni e poi chissà… Mi rendo conto che sono pensieri che non fanno altro che aumentare la mia eccitazione e che rendono ancora più difficile mantenere l’astinenza sessuale che mi ha ordinato il mio padrone.

Siamo al terzo mese e finalmente qualcosa cambia. Ricevo una telefonata da Dario.

            D: Clara, sei stata brava a resistere per tutto questo tempo. Un’obbedienza del genere merita di essere ripagata.

            C: E’ stato difficile, padrone. Ma l’ho fatto con gioia. Per lei.

Dario è molto compiaciuto di me e della mia obbedienza. Inizio già a fantasticare su quale possa essere la ricompensa per la mia obbedienza.

            D: Resisti ancora fino a domani pomeriggio e poi riceverai quello che ti meriti. A domani Clara.

Chiude la telefonata senza aspettare la mia conferma. Non gli interessa sapere se posso o no. Sa che farò di tutto per esserci. E infatti, faccio un giro di telefonate per spostare gli appuntamenti al negozio dove lavoro per poter avere il pomeriggio libero. Mia sorella è gentile e mi copre.

Arrivato il pomeriggio, mi preparo, mi faccio bella per il mio padrone. Ci troviamo al solito baretto, quello che è diventato il nostro punto di ritrovo. Dario arriva con la sua Alfa rossa e mi carica. Non mi dice dove stiamo andando. Non parla. Nemmeno mi saluto. Non mi guarda. Non mi fa un complimento. Mi fa impazzire. “Guardami!” mi dico tra me e me. “Mi sono fatta belle per te! Perché non mi degni nemmeno di uno sguardo?”. Sento mi sento ignorata, e sento come un peso sul petto.

Sono seduta in macchina, con le mani appoggiate alle ginocchia come una scolaretta in punizione. Aspetto in silenzio che lui dica qualcosa. Ma non parla.

Ci fermiamo davanti ad un negozio di tatuaggi.

            D: Hai mai fatto un tatuaggio?

Finalmente rompe il silenzio.

            C: No, mai.

            D: Ti ho portata qui per farne uno molto speciale.

            C: Ma cosa devo dire poi a mio marito e…

            D: Troverai un modo. Quello che importa ora è dirmi se sei pronta.

            C: Per il tatuaggio? Adesso?

            D: Il tatuaggio è un simbolo. Il mio simbolo. È il marchio che tu sei mia. Facendolo dici a chi ti vede che tu appartieni a me. Sei pronta ad essere mia?

Sono al settimo cielo. In questo momento non penso ad Andrea, ai figli, al lavoro, non penso a nulla. Sono solo felice di questa proposta. Sono felice che Dario voglia che io sia sua.

            C: Sono pronta!

Rispondo sorridendo. Si avvicina a me e mi dà un bacio. Sento la sua lingua in bocca e me la godo. Assaporo la sua saliva che fluisce dentro di me. Inizio a sentire caldo nel basso ventre, mi sto eccitando con un semplice bacio.

Entriamo nel negozio. Il posto è un classico negozio di tatoo, c’è una sala dove c’è la cassa e sugli scaffali dei disegni, le bozze per i tatuaggi, e poi c’è una sala sul retro. Salutiamo il proprietario, un uomo sulla cinquantina, ben piazzato fisicamente e completamente pelato. Ha tatuaggi ovunque anche sulla pelata. È molto cordiale, saluta Dario e poi me. Ci fa le feste. Poi va alla porta e chiude a chiave. Mette il cartello chiuso e ci guida nella stanza sul retro. Dove immagino mi tatuerà.

            D: Lui si chiama Alberto. È il proprietario e tatuatore di questo negozio. È un bravissimo artista anche se come uomo è un po’ una merda.

Sono sorpresa da queste parole. Il mio padrone lo ha chiamato merda e lui non ha fatto un fiato.

            D: Devi capire cara Clara, che questo signore è sposato con una bellissima donna di 42 anni, quella che si definisce una vera Milf. Eppure ha avuto il coraggio di tradirla. Vedi il tradimento in sé non è un problema, anche perché è sempre stato un cornuto. Io e sua moglie scopiamo da quasi cinque anni, quindi… il fatto è che l’ha tradita con sua sorella, la sorellina della sua bella moglie. Non potevamo lasciarlo impunito quindi è diventato lo schiavetto di sua moglie ed ora è molto contento. Non è vero cornutino?

L’uomo fa di sì con la testa, sorridendo.

            D: Spogliati Alberto.

Il tatuatore si spoglia completamente. Ha un bel fisico per essere un cinquantenne. Pieno di piercing e tatuaggi. Ma la cosa che mi lascia senza parole è la gabbietta di castità che ha attorno al pene. Tra l’altro un cazzo di notevoli dimensioni.

Dario mi guarda e capisco al volo che ora tocca a me.

Mi levo la camicetta e i jeans attillati. Ho un completo di pizzo nero abbinato reggiseno e slip.

            D: Tutto!

Sfilo anche quelli. Resto con la mia terza abbonante e la figa rasata al vento. Davanti al mio padrone e all’uomo che noto avere un principio di erezione bloccato dalla gabbietta.

Resto sorpresa nel vedere che anche Dario si spoglia completamente. Lui è proprio bello. Vedo i muscoli allenati, alcuni tatuaggi e soprattutto il suo cazzo imponente.

Vedo che hai dei fiori tatuati sul suo corpo.

            D: Scegli quale sarà il tuo fiore. Leccalo sul mio corpo.

Io amo le rose, sono i miei fiori preferiti. E sul corpo di Dario c’è una bella rosa tatuata sopra la spalla destra. La mente mi dice di leccare lì, ma il corpo fa altro. Mi inginocchio davanti a lui e lecco un iris appena sopra il suo inguine. Riesco a sentire il sapore del suo sudore salmastro, lo trovo delizioso. Sento l’odore del suo sesso che mi eccita. Inizio a leccare la sua pelle come se fosse un gelato. Continuo fino a che è lui a fermarmi. Mi fa sedere sulla poltrona per tatuarmi e decido di farmi fare l’iris sul fianco sinistro, in modo che si possa vedere quando indosso il costume o una maglia con la panica di fuori. Voglio che si vede che appartengo al mio padrone.

L’ago del tatuatore sulla mia pelle è doloroso e vorrei fermarmi, ma Dario mi rasserena. Mi dice di resistere e che alla fine avrò una ricompensa.

Stiamo lì delle ore, ma alla fine il tatuaggio mi piace. Un Iris incorniciato da una D maiuscola. L’iniziale del mio padrone.

Arriva il momento del pagamento.

            D: Bene Clara ora dovrai pagare per il tatuaggio.

Lo guardo basita.

            D: Un pagamento speciale. Dato che abbiamo qui un perfetto sottomesso.

Dario prende da una borsa uno strano fallo di gomma. Ha un laccetto. Mette il fallo in testa a Alberto e lo lega come fosse un casco da bicicletta. Alberto si mette seduto per terra e ha questo membro di gomma di una ventina di centimetri e molto largo in testa. Immagino già cosa dovrò fare.

            D: Fatti scopare dalla sua testa. Impalati su e godi. Ora è finita la tua astinenza.

Non me lo faccio ripetere. Mi metto in piedi sull’uomo, allargo le gambe e miro l’entrata della mia passerina. Inizio con affondi lenti, ho paura di fare male ad Alberto. Poi però la voglia di godere che questi mesi di astinenza hanno portato con sé, raggiunge livelli incontrollabili e inizio letteralmente a cavalcare la testa dello sventurato, che immagino avrà una gran cervicale finito tutto. Io godo tantissimo e i miei umori colano sulla sua pelata che diventa sempre più lucida.

            D: Ora basta. Togliti da quel cornuto e vieni da me.

Lo faccio senza nemmeno pensarci due volte. Mi prende la mano e la guida sul suo membro duro. Sentirlo tra le mie mani mi fa eccitare in una maniera incredibile. Ci sputo su e inizio a fargli una sega, mentre lui mi tocca. Con una mano mi fa un ditalino, con l’altra mi stuzzica i capezzoli. Non resisto molto e vengo ancora. I miei umori colano lungo le mie gambe.

            D: Cornutino, non sprecare questo ben di dio.

Alberto gattona sotto di me e lecca i miei liquidi vaginali dalle mie gambe. È un cagnetto fedele.

Nel frattempo, continuo a segare il mio padrone. Sento che sta per venire.

            D: Cornutino qui in ginocchio davanti a me!

Punto il cazzo sulla pelata di Alberto e aumento il ritmo della sega. Dario viene copiosamente sul nostro tatuatore. Io guardo quegli schizzi di sperma caldo e, rammentando il sapore provato quando ho assaggiato la sborra del mio padrone, vorrei che fosse venuto nella mia bocca. Cosa che non ha mai fatto nessuno – per inciso.

Il mio master sembra in grado di leggermi nel pensiero perché, poco dopo, mi ordina fa una domanda.

            D: Vuoi assaggiare ancora il mio seme?

            C: Più di ogni altra cosa, padrone. Sarebbe un onore ricevere il suo sperma nella mia bocca.

            D: Leccalo dalla sua pelata.

Ammetto che la cosa mi lascia perplessa, non è proprio il massimo dell’eccitazione leccare sborra calda dalla pelata di un cinquantenne, ma credo che una brava sottomessa debba obbedire anche a quello che non è proprio nei suoi gusti. Così agisco. Mi abbasso sulla testa di Alberto e inizio a leccare via il seme di Dario. Non so bene come descrivere la cosa. Sento un insieme di sapori, ma spicca quello dei suoi umori, buonissimi. Concentrarmi sul seme del mio padrone mi rende matta, leccherei mille pelate per averne qualche goccia in più. E questo fatto mi sconvolge, dato che sono sempre stata una che nella sua vita sessuale è sempre stata quasi monacale. Sesso classico, al massimo una sega, ma fatto anale, pompini e mai provato lo sperma di nessuno. Ma con Dario è diverso. Il suo seme è una droga per me, i suoi ordini riempiono la mia giornata.

            D: Clara ora faremo un video per la mogliettina del cornutino. Mettiti sulla sua pelata e fai pipì!

            C: Devo pisciargli in testa?!

            D: Esatto.

            A: Ti prego fallo. Lo aspetto da tutto il pomeriggio.

Che uomo! Gode nell’essere umiliato. Non vale nemmeno un unghia del mio padrone.

Mi scappa proprio, così non ci penso su due volte. Appoggio la mia figa alla pelata e urino su di lui. Ne faccio davvero tanta e con la coda nell’occhio vedo Alberto che beve quello che riesce. Ha rivoli di urina che scendono sulla sua faccia ed è felice.

Mi sposto e noto che dalla gabbietta di castità gocciola dello sperma. Lo sfigato è venuto mentre gli pisciavo in testa.

            C: Padrone, ha visto? Ha sborrato per terra!

            D: Ho visto! Che misero uomo! Pulisci tutto con la lingua. Noi ora andiamo.

Mentre mi rivesto ed esco vedo con la coda dell’occhio Alberto che lecca via il suo seme e il mio piscio dal pavimento. Una scena umiliante. Spero di non dover obbedire mai ad un ordine simile, eppure so che se me lo chiedesse lo farei. Non so bene cosa io stia diventando, ma so che non posso fare a meno di Dario. Farei di tutto per lui.  

Scritto da:

Cosa dire di me? Sono uno scrittore amatoriale. Amo il genere dominazione, ma non disdegno tutto ciò che può essere interessante e coinvolgente. Se hai una storia da raccontare, ma non sai come farlo... scrivimi e troveremo un modo insieme! sono su Facebook come Canta Storie e alla mia mail Cantastoriedal28@gmail.com

Commenta  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *