LA STORIA DI MARCO

Racconto cuckold di fantasia

LA STORIA DI MARCO
La vendetta è un piatto da gustare alla temperatura dello sperma

Io sono Marco, e come molti uomini ho fatto una cazzata, una sola ma che poteva rovinarmi la vita e farmi perdere Manuela, mia moglie. E' finita diversamente, ma la storia la dovete leggere finno in fondo. Abbiamo entrambi trent'anni, e siamo sposati da ben dieci dato che ci siamo conosciuti giovanissimi e dopo soli due anni di fidanzamento abbiamo deciso che eravamo perfetti come coppia. Sono un bell'uomo, faccio palestra e calcetto e fisicamente sono messo bene, e mia moglie è anche lei uno schianto grazie alla palestra e alla cura di se. Mora con gli occhi verdi, magra, terza di seno, culo perfetto, gambe che (citando il film "una pallottola spuntata") avresti leccato e ciucciato un giorno intero.

Eppure l'ho tradita, mi feci l'amante: una collega di ventiquattro anni carina ma che non aveva niente di meglio di mia moglie, solo che è bionda e gli uomini se una bionda gli mette la figa sotto il naso hanno difficoltà a dire di no. Io non l'ho detto e ci scopai, una sveltina contro la parete del bagno dell'ufficio, solo che mi sono fatto beccare come un coglione. Oddio, poi non è stata neanche tanto colpa mia farmi beccare. Cominciò tutto una sera quando mia moglie tornò dalla palestra.

"Marco, voglio il divorzio!" sono state le parole che mi disse entrando e contemporaneamente tirandomi contro la borsa della roba usata per allenarsi. Se gli occhi potessero emettere fiamme sicuramente sarei morto incenerito, era inviperita. "Aspetta, ma cosa dici amore? Non ti seguo, perché vuoi il divorzio?" balbettai con un certo sudore freddo dato che sapevo di avere la coscienza sporca. Lei ruggì "NON CHIAMARMI AMORE, STRONZO DI MERDA!". Riprendendo fiato riuscì ad abbassare il tono, ma non tanto: "Indovina in che palestra va la biondina troietta che lavora con te, stronzo?" - Stavo ovviamente sprofondando ma seguivo la regola aurea: negare sempre, anche davanti all'evidenza: "non capisco di cosa parli, intendi la Lucia? Che cazzo ne so di dove va, ma soprattutto chi se ne frega! Calmati, io non capisco!" - E niente, invece stavo capendo benissimo! Come cazzo facevo ora a uscirne? Lei invece non si calmò neanche un po'. "Io non avevo idea che fosse la tua collega che si allenava li, ma tra donne una confidenza tira l'altra mi ha detto che si era scopata uno a lavoro con lei. Me lo ha descritto e mi ha cominciato a bollire il sangue, poi le ho chiesto il nome, e mi ha spiattellato che si chiama Marco." - Niente, ero fottuto, ormai lo avevo capito, ma lei non aveva finito. "Le ho chiesto dove lavorava, e guarda caso lavora proprio con te. Aveva anche la tua foto sul telefono! TI SEI SCOPATO LA COLLEGA, BASTARDO!".

Il mondo mi era crollato addosso, e mentire non aveva più alcun senso. Stavo piangendo e non era per fare scena, le lacrime mi colavano sulle guance come se fossi tornato bambino: "E' vero, perdonami" dissi "è stata solo una volta, una sbandata di cui già ero pentito e che già avevo deciso di non ripetere. Io ti am..." – Lei non pareva affatto calmata dalla mia ammissione, e mi interruppe senza lasciarmi finire l'ultima parola "NON DIRE CHE MI AMI, stronzo. Non provarci. Voglio il divorzio, vattene di casa!" - Avevo distrutto tutto, la vita con lei che avevo progettato di condividere fino alla morte era svanita per aver messo il cazzo in quella fighetta bagnata. "Farò qualsiasi cosa per farmi perdonare, dammi una possibilità!" dissi con la voce che mi restava, e non era molta. Sentivo il cuore battere con forza nel petto, e mi pareva che mi stesse venendo un infarto. Mia moglie, l'adorabile moglie che avevo, non voleva più essere parte della mia vita. Mi tirò addosso una valigia e mi disse "mettici dentro un po' di roba e vattene, e intendo ADESSO." Non mi restava che chinare il capo e mettere i cocci della mia vita in quella Samsonite e andarmene. Lo feci, senza dire un'altra parola e continuando a piangere, ma dalla porta le dissi di nuovo "Dammi una possibilità, farò qualsiasi cosa. Ti prego!". La porta che mi sbatté in faccia fu la sua risposta.

Trovai un albergo, le mandai un messaggio su whatsapp per dirle dove stavo e mi preparai per la notte. La mattina dopo trovai una risposta laconica sull'app: "Non è vero che faresti qualsiasi cosa per tornare, non ti credo". Non mi aveva bloccato, era già qualcosa... provai a rispondere "Mettimi alla prova, allora". Visualizzò ma non rispose. Al lavoro fu una giornata di merda, pesante sia per il mio morale sotto le scarpe sia perché lavoravo gomito a gomito con Lucia, con la quale avevo chiarito fin da appena entrato che era finita per sempre, mai più la avrei toccata neanche con un dito. Continuai a guardare il telefono, ma per due giorni non arrivarono ne telefonate ne risposte. Pensavo di aver perso qualsiasi possibilità e stavo pensando a come sistemarmi per non vivere in albergo per sempre, quando arrivò un messaggio da Manuela: "Alle mie condizioni!" - Non potevo crederci, sarei stato disposto a qualsiasi cosa, anche se non immaginavo cosa mi stava per arrivare tra capo e collo. "Dimmele!" le scrissi, una sola parola, per me carica di dolore e speranza. "Vieni domani sera a cena e te le dico. Lascia la roba in albergo perché finita la cena te ne andrai."

Altre ore passate all'inferno, torturandomi tra dolore e rimpianti, pensando a quanto ero stato stupido. Un intero giorno di lavoro passato a masticare amaro. Non sapevo come presentarmi da lei, pensavo che qualsiasi cosa portassi, dicessi o facessi avrebbe peggiorato le cose, e alla fine decisi di portarle dei fiori, sapevo che le piacevano le rose, ma non era il caso, scelsi dei giacinti viola che nel linguaggio dei fiori significa "ho sbagliato, perdonami". Mi parevano inadeguati, ma non volevo presentarmi a mani vuote. Arrivai a casa, ex casa mia? Casa sua? Casa nostra? Non sapevo cosa pensare, ma ci arrivai, e suonai il campanello e mi aprì Manuela. Non era la mia Manuela, la persona sorridente, solare e allegra. Era una donna triste e vestita di nero, che mi stringeva il cuore a vederla. Le porsi i fiori e lei senza neanche guardarli li buttò nella pattumiera entrando in cucina, ma non mi fece così male, direi che me lo aspettavo, era lei che mi aveva insegnato il significato dei fiori, il "linguaggio dei fiori", e quello era il suo modo di dire "non so che farmene delle tue scuse".

Per cena c'erano cibi pronti scongelati al microonde, e mi aspettavo anche quello. Non avrei mai neanche pensato che si sarebbe messa a preparare qualcosa con amore, ma era comunque un punto a cui 12 ore prima neanche avrei sperato di arrivare. Temevo di avere notizie dall'avvocato, senza neanche più sentirla.

Seduti stavamo aspettando entrambi a mangiare, io sapevo che ero li per sentire cosa aveva da dirmi, e lei non credeva al mio pentimento, quindi eravamo in uno stallo, ma fu lei a uscirne: "Hai detto che farai qualsiasi cosa per dimostrarmi che vuoi essere perdonato, ma non ti credo. A questo punto io voglio pareggiare i conti, ma a modo mio," - Mi guardò inespressiva, e quella espressione vuota mi faceva più male dell'odio. "Punto primo, non saremo MAI pari. Tu sarai in torto e in debito per sempre." - volevo replicare ma era chiarissimo che non aveva finito, quindi mi limitai a tacere. - "Punto secondo, anche io mi scoperò qualcuno, troverò chi voglio io, ma non me lo farò di nascosto in un bagno come fanno i conigli, no." - Si fermò e mi guardò con uno sguardo gelido: "Scoperò nel mio letto, qui a casa." - Ecco, questo faceva malissimo, ma comunque pur inghiottendo amaro annuii, con nuovamente gli occhi gonfi per le lacrime che non volevo far uscire, ma non aveva finito. - "E non lo farò di nascosto, no." - avevo ormai la bocca secca, ma parlai lo stesso: "Vuoi dire che io saprò quando sarà? Dovrò lasciarti casa disponibile?"

Ecco, fu QUESTO il momento esatto in cui mi fece davvero male, MALISSIMO. Sorrise di un sorriso cattivo e disse "Oh, no, assolutamente! Tu dovrai essere a casa, in camera con noi, seduto su una sedia, non parlare mai, non emettere un singolo verso, neanche un lieve singhiozzo... " sospese la cosa per digrignare i denti: "e guardare tutto. Farò in modo che tu ti goda ogni istante delle corna che ti metterò. Vedrai ogni movimento, ogni sussulto delle mie mammelle sotto le sue spinte, sentirai ogni gemito di estasi, sentirai l'odore di femmina eccitata e l'odore di sperma, tutto." - Mi sentivo schiacciato, era come se mi avesse sparato, ma doveva ancora tirare l'ultimo colpo del suo caricatore. "E starai nudo a guardarci. Voglio che lo stallone che mi monta veda tutto di te come di me!" - Il suo sguardo era l'espressione del pitone che fissa il coniglietto. Io ero il coniglietto. Finii il trancio di salmone "al microonde", con lo sguardo basso mentre lei aspettava, poi le chiesi: "E' tutto?" - Lei si limitò ad annuire. Le parole mi bruciavano la bocca come vomito acido, ma dissi comunque "Va bene, se questa è la forca caudina da cui deve passare il vinto, ci passerò". Mi indicò la porta e mi disse solo "Ti farò sapere quando dovrai venire a casa a goderti le tue corna.

Passarono diversi giorni senza che io sentissi più niente da lei, e poi altri ancora... e alla fine erano due settimane e temevo davvero che non volesse più saperne. Non volevo pensare a cosa mi aspettava, cercavo di allontanarne la mente, ma l'idea di essere costretto a questa tortura mi distruggeva, vivevo con il mal di testa, prendevo "moment" come caramelle, dormivo e mi svegliavo sudatissimo senza ricordare cosa avessi sognato, la mia vita era un inferno in quei giorni.


Poi arrivò il suo messaggio: "Giovedì sera alle 21 vieni a ritirare le corna, non portare la tua roba perché non sono per niente convinta che supererai la prova, se non sarò convinta tu te ne tornerai in albergo e divorzieremo". Era Martedì, ancora due giorni. Due giorni infernali, ma ero deciso a riprendermi mia moglie, mi fosse costato la dignità e la salute o qualsiasi cosa.



Il Giovedì presi un giorno dal lavoro, non riuscivo a concentrarmi su altro che quello che mi attendeva. Come dovevo vestirmi? Non che avesse importanza, tanto avrei dovuto sedere nudo.. cosa portare? Alla fine decisi di andare elegante. Mi preparai in modo maniacale, capello curato, peli del corpo rasati (ero deciso a fare bella figura in confronto a ... "quello" che mi avrebbe scopato la moglie. Volevo essere più attraente di lui. Volevo che se possibile fosse lui a sentirsi inadeguato. Acqua di colonia, intimo nuovo di pacca, vestito di fresco di lana grigio, camicia bianca senza cravatta, scarpe nere di cuoio, insomma, cercai di essere al meglio possibile, e per farle capire che accettavo quel che sarebbe successo portai del vino bianco che sapevo per certo che lei avrebbe bevuto con "lui" e non con me, ma volevo farle capire che quello che stava per fare aveva la mia benedizione, il mio "OK". Speravo solo di essere capace di rimanere in silenzio, era stata chiara: "Neanche un singhiozzo".



Salii in silenzio con qualche minuto di anticipo e rimasi in disparte e in ombra al piano di sotto. Volevo suonare il campanello alle 21 esatte, ne un secondo prima ne uno dopo, e ci riuscii. Lei mi venne ad aprire con una vestaglia di pizzo nero che non avevo mai visto e che rivelava molto più di quanto nascondesse. Anzi, per la precisione non nascondeva niente. Quello che non si vedeva dalla generosa scollatura e dal vertiginoso spacco sulla gamba si vedeva in trasparenza, vedevo i suoi capezzoli eretti e la sua vulva depilata, sembrava una dea. Le porsi il vino, e lei guardò l'etichetta, e senza neanche salutarmi disse "aprilo". Lo feci, era ben fresco a temperatura di cantina (avevo calcolato bene i tempi con il frigo) e presi il vassoio sul quale misi due bicchieri e la bottiglia aperta. "Lo porto in camera?" le chiesi. Lei annui e mi fece strada, quando girai l'angolo sorpassando la soglia ebbi un paio di sorprese.

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"Lui" c'era, ed era Guido, un collega di ufficio! Mi si seccò la bocca, era un colpo basso, non sarebbe rimasto tra noi e uno sconosciuto che non avrei mai più rivisto, avrei vissuto gomito a gomito tutti i giorni dal Lunedì al Venerdì con l'uomo che mi avrebbe scopato la moglie! Non avrei mai e poi mai potuto dimenticare questa cosa, e capii che era proprio quello che lei voleva. Lui mi salutò con un sorriso sarcastico prendendo il bicchiere nel quale avevo versato il vino, e alzandolo in un brindisi ironico verso di me, per toccare poi il bicchiere con quello di Manuela, che rispose sorridendogli.



Ho parlato di "due" sorprese, la seconda era che oltre allo specchio sul comò e quelli sulle ante dell'armadio che avevo sempre visto adesso c'erano anche un grande specchio sul soffitto sopra al letto e uno sull'ultima parete libera. Ovunque guardassi li avrei visti scopare, senza scampo. Sul comodino c'erano dei sex-toys (con me non ne aveva mai voluti comprare), un fallo vibratore rosa molto realistico e un plug anale nero, e del lubrificante intimo della Durex. La cosa mi disturbava, con me non aveva mai voluto fare giochi anali ne utilizzare altri giocattoli. Era decisa a farmi più male possibile a quanto pareva, eppure vedere degli accessori per adulti e immaginarla usarli (che era sempre stato il mio sogno) mi stava già causando una erezione.



"Spogliati, metti i vestiti accanto alla sedia e siediti. Come ti ho detto non voglio sentire ne una parola ne un singhiozzo. Zitto!" mi disse indicando la sedia che normalmente stava accanto al letto ospitando i vestiti quando ci coricavamo, e che adesso era ai piedi del letto, a non più di mezzo metro dal materasso. Non mi restava che ubbidire, ma la cosa che mi stava facendo davvero male era che mi sarei dovuto mostrare con il membro eretto per il pensiero di cui vi ho appena accennato.



Ad ogni modo non avevo scelta, potevo solo adeguarmi alle richieste di Manuela e mettermi nudo sulla sedia. La mia "attrezzatura" non è niente male, ed era in discreta erezione, anche da seduto svettava in modo piuttosto evidente, e io mi accorsi che sia mia moglie che Guido erano rimasti piuttosto sorpresi.



Posati i bicchieri di vino cominciarono a baciarsi, e lui continuava a far scivolare le mani sul corpo di mia moglie accarezzandole la schiena scendendo fino alle natiche, risalendo dai fianchi per arrivare a sostenerle e accarezzarle i seni per poi riscendere sul ventre, passare sull'ombelico e arrivare poi al monte di venere e tra le cosce che lei teneva appena aperte, quel tanto che bastava per arrivare alle grandi labbra della sua vagina. Manuela sembrava veramente godersi il tocco del mio collega, ansando già tra un bacio e l'altro.



Lui le aprì la vestaglia di pizzo slacciando il fiocco che la teneva chiusa e i due lati ricaddero ai fianchi di lei, scoprendone il bellissimo corpo che adoravo e che mi aveva sempre eccitato anche al solo pensiero; il mio corpo reagì aumentando ancora l'erezione che mi tormentava. Manuela mi guardava spesso, potevo supporre che lo facesse per controllare che non distogliessi lo sguardo o che chiudessi gli occhi. Senza la barriera di trina nera tra le sue mani e il corpo della donna che amavo aveva modo di accarezzarla in modo ancora più intimo e mirato a farle provare piacere, facendole rovesciare la testa all'indietro per il godimento per qualche secondo.


"Aspetta" disse lei al suo amante, staccandosi per il tempo necessario a cominciare a sbottonare la camicia di lui, che la lasciò fare: l'indumento cadde a terra alle spalle dell'uomo, e lei si dedicò alla cintura, aprendola senza fretta e dopo qualche secondo furono i pantaloni a finire a terra, lui se li lasciò sfilare alzando prima un piede e poi l'altro rimanendo in boxer neri e calzini neri (che pessimo gusto, avrebbe dovuto togliersi per prima cosa i calzini, come facevo io), lei tolse anche questi ultimi lasciandolo a piedi nudi. Lui disse "Adesso togliamo questa" facendo scivolare via dalle spalle di mia moglie l'indumento incredibilmente sexy che lei aveva evidentemente acquistato appositamente per l'occasione e lasciandola completamente nuda: la adoravo, ogni volta che guardavo il suo corpo la mia eccitazione aumentava e mi vergognavo come un ladro di questo. Non avevo idea se questo avrebbe causato il mio "fallimento" agli occhi di Manuela, ma non potevo far a meno di avere il cazzo completamente in tiro, la cappella esposta e gonfia e di avere il respiro corto malgrado cercassi di controllarlo. Era come guardare un film erotico con protagonista la donna dei miei sogni, impossibile non reagire.



Manuela decise che era il momento di abbassare quei boxer di cotone nero elasticizzato e nel farlo si chinò per portarli fino alle caviglie e poi farli uscire un piede alla volta. Questo le mise la faccia proprio davanti al cazzo di Guido, anche lui molto in tiro. Notai che per fortuna non facevo affatto brutta figura nei confronti di lui. Il suo arnese non era più grande del mio ne più in tiro, e avendo otto anni più di me anche fisicamente non avevo niente da invidiargli, anzi. Una volta liberato il suo amante dall'indumento me lo lanciò con espressione sorridente verso la faccia. Lo intercettai e lo posai accanto alla sedia, ma dalla parte opposta dei miei abiti. Sapevo che il suo sorriso non era per me, ma l'ultima volta che la avevo vista era triste e scialba, vederla felice e sorridente adesso era bello anche se significava che si stava per scopare un altro. L'amore è questo, volere l'altro felice.



Era in ginocchio davanti a l'uomo con la verga eretta, fissava il suo membro e lentamente alzò le mani per cominciare a sfiorarlo, e si girò di nuovo a guardarmi. Lo toccava, avvicinando la faccia sempre di più fino ad averlo davanti alle labbra per allungare poi la lingua e sfiorarlo con la punta lucida di saliva. La sua espressione estatica mi faceva bollire il sangue ma contemporaneamente bollendo affluiva al mio cazzo, e quando lei apri la bocca per accogliere il glande di Guido la mia mano andò da sola sul mio membro cominciando una danza lenta, scorrendo languidamente sulla verga: stavo guardando mia moglie in ginocchio nuda davanti ad un uomo nudo con il suo cazzo in bocca e la cosa mi eccitava! Non sapevo come fosse possibile, mi sembrava di essere impazzito, ma comunque continuai a masturbarmi lentamente, mentre lei guardandomi sgranava gli occhi aumentando il ritmo. Fu lui a bloccarla: "Basta, voglio far durare la serata per tutta la notte, troia golosa di cazzi!". Lei sorrise e prese il plug e il gel lubrificante dal comodino e sorridendo al mio collega che si stava godendo la mia signora disse "mettimi questo, voglio provare sensazioni nuove che con lui non ho mai accettato" e porse i due oggetti al suo attuale amante. "Solo fai piano, il mio culo è completamente vergine". Si inginocchiò poi sul bordo del letto accanto alla sedia sporgendo il culo in fuori, proprio dove avevo messo le mutande di lui, recuperandole e mettendosele sotto il naso per goderne l'odore.



Avevo il suo culo proprio a fianco, non avrei potuto perdere un movimento neanche volendo ma in realtà proprio non volevo! Guardai ipnotizzato le mani di Guido spremere del gel dalla bottiglia sia sul plug che sul forellino anale di Manuela, cominciando poi a lavorarselo con la punta del plug, facendolo entrare ogni volta qualche millimetro in più e causando gemiti di piacere a mia moglie, gemiti che si trasformavano lentamente in "aia, fai piano". Lui rallentò e cominciò a lasciare dentro la parte che era riuscita a far penetrare in modo da far rilassare l'ano di Manuela che nel frattempo aveva messo la mano tra le cosce e si masturbava. Quando il plug sorpassò la zona con il diametro più largo venne risucchiato fino al tappo in fondo che era ornato da un cristallo trasparente che brillava come un diamante. Lei gemette forte e il suo "OH, SIIII!" mi portò sull'orlo dell'orgasmo. Dovetti rallentare la mia masturbazione o sarei venuto. Alzandosi disse "Si, mi sento il culo pieno e la mia fighetta ne viene stimolata da matti, grazie per avermi portato questi giocattoli. Con lui" e mi indicò col pollice "non li ho mai voluti usare, ma stasera voglio essere davvero molto troia col mio amante!" Dato che mi dava le spalle avevo il suo culo all'altezza della faccia, e guardavo ipnotizzato quel gioiello di cristallo che adesso le adornava lo sfintere: quante volte avevo sognato di fargliene usare uno, addirittura mi sarebbe piaciuto che segretamente, sotto pantaloni e mutandine, volesse indossarne uno in pubblico, godendo del nostro segreto mentre chi stava intorno non sapeva.



Lui la portò sul letto, facendola mettere supina con le gambe larghissime in favore di vista per me, e poi si mise in ginocchio davanti a lei e cominciò a leccarla. Stimolata dalla lingua e dal plug lei ansava e gridava il suo piacere, stimolando il mio "piacere riflesso": la mia mano accelerava man mano che lei andava verso l'estasi, e quando raggiunse l'orgasmo squirtando in faccia allo stronzo di collega che la leccava io non resistetti e spruzzai il mio seme per terra e sui boxer di lui che Manuela aveva abbandonato davanti a me in un orgasmo umiliante e quasi doloroso che mi lasciò comunque eccitato e parecchio turgido, pronto a ricominciare. Lei guardò stranita lo sperma ma poi si ricompose e si lasciò baciare dal suo amante, prendendo in faccia i suoi stessi umori. Non aveva squirtato spesso, in dieci anni la avevo vista farlo solo 3 volte, ma suppongo che la sua eccitazione fosse al massimo per la situazione e per il plug che indubbiamente la stimolava internamente molto. O forse lui era più bravo di me con la lingua? Mia moglie leccò la faccia di lui, guardandomi ricominciare a muovere la mano su un cazzo nuovamente in tiro fino a quando non decise che era abbastanza.



"Vieni" disse "voglio il tuo cazzo nella mia fica, voglio sentirlo dentro di me sbattermi e squassarmi come la troia che sono!" Rimase supina nella posizione in cui lui la aveva leccata mentre lui avvicinava la verga alla sua vulva. Io vedevo il culo di lui, ma gli specchi mi consentivano di vedere tutto: lei si inarcò dal piacere mentre il glande di Guido allargava la sua micia entrando, e poi cominciò la sua danza erotica. Vedevo le mammelle di mia moglie rimbalzare proprio come mi aveva annunciato, vedevo il sudore emergere sulla sua pelle meravigliosa, vedevo i suoi occhi verdi serrati dal piacere e la sua voce che diceva "Scopami, scopami per tutta la notte come un toro!" mi causava una eccitazione perversa ma potentissima. La risposta di lui mi fece capire che non sarebbe stata una cosa rapida: "Con il Cialis che ho preso ti posso scopare per tutta la notte, puttana!"



A quelle parole lei gli avvinghiò il corpo con le gambe e piantò le dita nelle spalle, urlando il piacere: "GODO, PORCO, GODOOOO!" venendo di nuovo, e di nuovo venni anche io, ma il mio cazzo e il mio cervello non volevano saperne di calmarsi, rimasi in tiro come mai avrei immaginato di rimanere. Lui le consentì di riprendere il minimo fiato sindacale, e poi inginocchiatosi sul letto la fece girare e la prese a pecorina. Adesso vedevo chiaramente il plug che ancora aveva nel culo muoversi ad ogni colpi di reni di lui, spinto da dentro dal suo cazzo che ingombrava il corpo di mia moglie. Era assurdo, non potevo distogliere gli occhi e stavo zitto solo perché era parte del patto, ma avrei voluto urlare cose come "Godi, puttana, godi!". Niente, non emisi un fiato.



Il plug si muoveva catturando la luce in base a come cambiava angolo nello sfintere mosso dal cazzo del maschio che sfondava la vagina di mia moglie, i seni di lei dondolavano, lei si torturava i capezzoli con una mano, e io mi masturbavo allo spettacolo, cornuto e contento. Venne di nuovo, ma stavolta resistetti: avevo già due orgasmi alle spalle, e non volevo venire fino a smosciarmi il cazzo. Volevo rimanere duro e fare bella figura. Non so che cazzo di bella figura potesse fare uno nella mia posizione, ma questo pensavo.



Ebbe il suo terzo orgasmo, impalandosi fino a far battere il culo sul ventre del mio collega, tremando ed emettendo un "Oohhhhhhhhh" lungo ed inarticolato. Lui la penetrò spingendo fortissimo per aumentare il piacere, e quando lei ricominciò a respirare le disse "Sto per venire anch'io, ti voglio inondare!" ma per tutta risposta lei si sfilò e si girò con la velocità di una pantera, prendendo il membro in bocca e pompandoselo con la testa. Vedevo la sua bocca tirata intorno al diametro dell'asta, la vedevo prenderla fino alla radice, osservavo ipnotizzato la sua gola gonfiarsi per il glande che le arrivava a fondo fino sotto la mascella e quando lui venne vidi le sue guance gonfiarsi, la sentii soffocare dei colpi di tosse, guardavo lui rosso in faccia tremare e lo sentivo mentre diceva "Prendi la mia sborra, troia, prendila!".



Quando smise di tremare e il fiato si normalizzò lei si staccò e aprì la bocca a mio favore, facendomi vedere che era piena del seme del porco che le aveva chiavato la cavità orale: qualche goccia le colava dagli angoli, ma lei richiuse la bocca e inghiottì rumorosamente, aprendola di nuovo e tirando fuori la lingua dicendo "Ahhhhh!" come si fa col medico che ti guarda la gola. Non aveva più niente dentro, aveva inghiottito tutto e con me non lo aveva mai fatto: sborrai di nuovo, per la terza volta, inarcato dal piacere, i denti stretti fino a scricchiolare, la mano che scorreva su un cazzo ormai viscido di umori. Avevo davanti a me, sul pavimento e sull'intimo di lui ormai un lago di sperma, il mio. Di quello di Guido invece non c'era più traccia, anche quello sugli angoli delle labbra era stato recuperato con le dita e inghiottito.



Lo spettacolo e il Cialis avevano rimesso in tiro anche il mio collega. "Sono pronto per il secondo round, Manuela. Ti scoperò fino a quando non chiederai pietà!" disse. "Ti spomperò e ti svuoterò i coglioni" rispose lei. Il mio cazzo rispose tornando in tiro, pronto per il quarto giro di giostra come mai nella vita ero stato in grado di fare. L'amante di mia moglie la fece girare di nuovo sempre a quattro zampe, e da dietro di lei si mise a tormentarle il plug con le dita. "Il tuo culo sarà ben allargato adesso, Manuela. Lo voglio, voglio infilarci dentro il mio cazzo e pomparti sperma nell'intestino!". Lei si voltò sorridente e gli rispose "Va bene, è tuo. Non l'ho mai dato prima, ma per stasera è tuo."



Guido cominciò a tirare lentamente il plug nel culo di Manuela, facendolo uscire un po' ogni volta e riabituando lo sfintere al grosso diametro del corpo principale. Lo tirava fuori fino quasi al diametro massimo, poi lo reinseriva, e mia moglie gemeva di piacere, Prima l'ho definito un film erotico, ma adesso era un porno. Stavo vedendo mia moglie fare porcate che solo nei video su YouPorn vedevo, e non le stava facendo con me. Il mio cazzo era quasi indolenzito, ma continuavo a menarlo. Il plug finalmente usci dal culo di mia moglie strappandole un gemito che stavolta era più di piacere che di dolore, il foro si strinse per un attimo, ma poi si riallargò rimanendo dilatato come non lo avevo mai visto. Guido ci versò subito dentro del gel, e altro sulla sua verga, e poi con un movimento solo e molta più facilità di quanto pensassi possibile fu dentro di lei e cominciò a montarla.



Lei urlava il suo piacere masturbandosi con le dita (cosa che non era abituata a fare) fino a quando tutti e due esplosero in un estasi contemporanea. Vedevo lui piegato in avanti cercando di far entrare il cazzo dal culo fino al cervello di Manuela, e lei premere il culo sul corpo di Guido per cercare di rendere possibile la cosa. Tremarono per un tempo che mi parve infinito, e nel frattempo io pure raggiunsi un orgasmo devastante, spruzzandomi di seme sulle gambe oltre che per terra a raggiungere il resto che c'era.



Lui si ammosciò e usci dal corpo di mia moglie, che si abbandonò prona sul letto, ansante e sudata. Vedevo il suo ano orribilmente dilatato e quando il suo amante si sdraiò supino accanto a lei e le mise una mano su una natica le colò anche una goccia di sperma dal buco sfondato, e lei sorrise con la testa girata verso Guido. "Mi hai fatto un clistere di sperma, porco!". Lui sorrise guardandola a sua volta. Io guardai per terra tra i miei piedi. Le gambe erano impiastricciate di seme, le mutande di lui piene e sul pavimento c'era una quantità di sperma assurda. Eppure il mio cazzo stava tornando in tiro. "Ultimo round?" chiese lei, ma lui scosse la testa. "Per stasera basta." Poi la guardò e chiese "Per stasera?" chiedendo conferma implicita di altri rapporti futuri. Lei alzò le spalle, e disse "Non faceva parte dei patti. Ti farò sapere, ma ora vestiti e vai". Lui venne a cercare gli slip e trovandoli pieni del mio piacere si arrabbiò, urlando "E questo litro di sperma? Stronzo, non posso metterle!" Poi si rivestì senza mutande, flirtando con la mia signora ancora nuda. Si baciarono più volte, finendo di rimettere in tensione del tutto la mia "trivella". Ero li nudo, in silenzio e con il più doloroso alzabandiera mai avuto. Alla fine si salutarono, Guido se ne andò e sentii sbattere la porta di casa.



Lei rimase nuda a guardarmi per un tempo lunghissimo, sdraiata per traverso sul letto, prona e con la testa girata verso di me. Poi si alzò e ancora un po' di sperma le uscì dal culo colandole sulle gambe, ma lei lo lascò li, apposta, per umiliarmi. Indicò lo sperma addosso a me e per terra: "Perché?" chiese. Solo una parola, ma adesso potevo parlare. "L'ultima volta che ti ho visto, a cena, eri l'immagine dell'apatia, di una vita distrutta. Da me per altro. Mi ha fatto male più quello di qualsiasi cosa, perché io ti amo" – mi fermai in attesa che mi interrompesse dicendole di non dirle che la amavo, ma non profferì parola, quindi proseguii: "Stasera sorridevi, eri felice, hai goduto come non godevi da tempo e forse da mai. Sono stato felice per te, perché l'amore è questo. Essere felici se l'altra parte di te lo è, essere distrutti se l'altra metà di te lo è" mi fermai per prendere fiato, la sua espressione era cambiata così sottilmente che non avrei mai saputo puntare il dito e dire cosa era cambiato, ma una parte di me lo sentiva. "E poi ti ho rivisto nuda, ti ho rivisto godere, e pensavo che non lo avrei fatto mai più. Sei la donna dei miei sogni, vederti così non può non eccitarmi". Mi fermai, ora la parola toccava a lei, che era in piedi davanti a me con lo sperma che le scendeva dal culo sull'interno delle cosce. Lo sperma di un altro uomo!.



Rimase in silenzio per diversi minuti guardandomi, e io rimasi seduto a guardare lei, col cazzo ancora dritto. "Il mio piano era di farti questo, umiliarti e vederti piangere, e anche se tu non lo avessi fatto e tu avessi passato la prova comunque lasciarti e chiedere il divorzio, per poi trasferirmi al nord e rifarmi una vita in un'altra città, lasciando te e... " si interruppe, passando due dita sull'interno coscia e raccogliendo una goccia di sperma "... e questo... alle spalle per sempre. Pensavo che avrei dovuto FINGERE di godere. Pensavo che avrei dovuto sopportare questa scopata come una tortura, solo per godermi il fatto di averti distrutto." guardò lo sperma che aveva sulla punta delle dita "ma poi ti ho visto sorridermi, ti ho visto eccitato godere e ho capito. Godevi ogni volta che io avevo un orgasmo. Non godevi per te, godevi per me". Mi guardò fisso. "Ti perdono, se tu potrai perdonare me di quello che volevo farti." Annuii, non potevo pensare di vivere senza di lei, e anche se sapere cosa aveva progettato era tremendo, sapere che aveva capito mi bastava. "Però cambiamo le regole del nostro matrimonio. Inseriremo altri, se uno dei due ne sente il bisogno. Ma MAI di nascosto. MAI senza l'accordo. A queste condizioni, non lasciamoci. Non posso lasciare l'uomo che mi ama al punto da distruggersi per farmi felice."



Annuii, ancora, per l'ultima volta. La gola secca, la lingua incollata al palato mi impedivano di parlare. Saremmo rimasti insieme, alla fine! Lei prese il vibratore e si rimise sul bordo del letto come aveva fatto per lui. "Prendi anche tu il mio culo. Non te lo avevo mai voluto dare ma sono stata così stronza da darlo a un altro solo per farti male. Ora è tuo." Mentre lei si massaggiava il clitoride con il vibratore le penetrai l'ano, scivoloso del seme di guido, appiccicando le mie gambe sporche del mio seme alle gambe di Manuela sporche del seme dell'altro. Lei si infilò dentro il vibratore, in una simbolica doppia penetrazione, e sentivo il giocattolo vibrare attraverso il setto retto-vaginale, la sottile membrana di carne che separa i due canali. Era un godimento devastante, e appena lei venne le sue contrazioni fecero godere anche me. Era il quinto orgasmo, eppure non fu affatto "secco". Le scaricai nel retto il mio piacere caldo e la sentii invadere e gridare di goduria. Quando spense il vibratore e lo fece uscire mi ammosciai e uscii anch'io. Mi parevano ore che avevo il cazzo in tiro, ed ero esausto, sentivo il cuore sforzarsi e galoppare. Lei si alzò in piedi e raccolse lo sperma che usciva dal suo ano con la mano destra, portandoselo poi alla bocca e succhiandolo. Il misto di sperma mio e del mio collega, e sicuramente anche del contenuto del suo intestino. Era il suo modo di espiare, credo. Ma so che lo adorai.



Ecco, e con questo siamo arrivati a oggi. Vi avevo detto di leggere fino in fondo la storia. Stasera io sono di nuovo vestito in tiro, e lei sta finendo di prepararsi con un completo nero e scarpe col tacco che la rendono semplicemente una dea. So che non ha intimo e che ha il plug nell'ano, e questo mi eccita, e lei sa che sono eccitato e questo la eccita quanto il plug. Stiamo andando in un locale per scambisti e non è la nostra prima volta. E non sarà l'ultima.



FINE

Autore: [email protected] - Sono un maschio etero dominate, e amo intrattenere rapporti via email con i miei lettori e soprattutto lettrici sia riguardo ai miei racconti che riguardo al BDSM.



Raccolte / AlphaMaster

Data di pubblicazione: 02 February 2025

Written by Alphamaster

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