Le mutandine

Tra i tanti clienti particolari di Daryna, uno spiccava in particolare. Era costui un uomo di 67 anni, strabico, con gli occhiali, la barba folta, ma non lunga, brizzolato e ancora piuttosto in forma. Tra le sue passioni, questo Bruno, aveva quella delle mutandine sporche di umori e sudore e chi era Daryna per negare il piacere ad un povero vecchio?

Ogni volta che fissava un appuntamento con Bruno, si premurava quindi di farsi una bella sessione di cyclette, gentile regalo di Giovanni, corredata di masturbazione finale, così che l’indumento potesse arrivare al destinatario nelle condizioni più ottimali.

La situazione tuttavia cominciava a farsi complicata perché spesso Bruno teneva le mutandine, da bravo accumulatore seriale qual era, e di conseguenza mandava sempre Daryna a casa senza mutande, altra cosa che peraltro lo eccitava moltissimo. Daryna si ritrovò quindi un giorno senza mutande. Certo avrebbe potuto rimettersi quelle del giorno prima, ma con quello che aveva fatto la sera precedente non sarebbe stato proprio il caso. Sta di fatto che, mentre buttava la spazzatura nel cortile sul retro del condominio, d’un tratto adocchiò qualche paio di mutande stese e asciutte sul balcone della vicina. Daryna si disse che la ragazza aveva più o meno la sua taglia (o così le piaceva illudersi) e non avrebbe sentito la mancanza di qualche slip, poi lei era di fretta, non avrebbe avuto tempo di andare fino al centro commerciale e farsi anche mezz’ora di cyclette. Afferrò dunque un bastone, si guardò furtiva intorno e poi una ad una staccò i perizomi dallo stendino. Per buona misura ne prese anche un paio da quello dell’altra signora che abitava accanto. Poi, svelta come un ratto, se le infilò sotto la maglietta e risalì in casa con nonchalance.

Chiusa la porta si mise ad esaminare il bottino: erano dei normalissimi perizomi di Tezenis colorati, ma per il suo scopo sarebbero andati benissimo. Indossò quindi quello rosso per fare pendant col reggiseno che avrebbe indossato per Bruno e si mise a pedalare. Dopo mezz’ora, sudata come un maiale, si distese sul divano dove con mano allenata si portò all’orgasmo in pochi minuti e poi lasciò che i suoi umori insozzassero le mutandine. Perfette. Reggiseno, apron, cappotto, cicchetto di grappa. Pronta per partire.

***

La casa di Bruno si trovava al quarto piano di un condominio, vicino al centro del paese. L’interno era arredato alla bohémien, molto accogliente, sui toni del rosso mattone, verde e bianco sporco e rispecchiava lo spirito alternativo e ribelle del cliente. Bruno la fece accomodare su un dondolo di vimini e chiacchierò con lei per un po’, sorseggiando del rosso. Bruno amava parlare, era un tipo abbastanza egocentrico, ma a Daryna non dispiaceva, gli lasciava sostenere quasi tutta la conversazione, annuendo e sorridendo, dicendosi sempre d’accordo con lui per compiacerlo. La metà delle volte nemmeno sapeva di cosa stesse parlando o che parole stesse usando. Invero usava un linguaggio alquanto forbito a volte e lei nemmeno pronunciava bene quelle 200 parole che si era imparata in italiano.

Generalmente i pomeriggi con Bruno erano lunghi e languidi e prima di arrivare al dunque ci volevano, spesso e volentieri, alcune ore. Quel giorno invece il ragazzone si sentiva particolarmente arzillo e, dopo solo mezz’ora, volle subito andare in camera da letto per deliziarsi del regalo di Daryna. Le disse di spogliarsi e di togliersi lentamente le mutandine. Lei obbedì, trascinando con lentezza e sensualità gli slip lungo le cosce, oltre le ginocchia e con uno schiocco le lasciò sbattere contro le tibie e le lasciò cadere ai suoi piedi. Si allontanò e si sedette come da routine sul letto a gambe aperte, pronta a masturbarsi. Bruno raccolse le mutandine e se le portò lentamente al naso. Nel mentre si slacciò i pantaloni e li lasciò cadere intorno alle caviglie. Daryna comprendendo il segnale, fece scendere la mano verso il clitoride e cominciò a toccarlo delicatamente, con moto circolare, prima da un lato, poi dall’altro. Nel frattempo Bruno aveva cominciato a segarsi, mentre guardava Daryna e intanto inalava le mutandine, indurendosi ancora di più. Continuarono così per un quarto d’ora, poi Bruno si avvicinò a Daryna, si accovacciò tra le sue gambe, le allargò la figa e la fissò mentre si masturbava, come se stesse esaminando qualcosa al microscopio. Daryna nel frattempo stava raggiungendo l’orgasmo e gemeva fragorosamente, cerando di trattenersi e aspettare Bruno. Lui dal canto suo se la stava prendendo comoda, osservando le dita di Daryna affascinato e annusando le mutandine stantie di tanto in tanto. Lei intanto era arrivata al limite e qualche secondo dopo, il dito le scappò su un punto troppo sensibile e cominciò a venire, urlando. A quell’orgasmo così involontario e inaspettato, Bruno sentì l’eccitazione andare alla stelle e cominciò a masturbarsi più velocemente, finché, arrivato al massimo del piacere, appoggiò il cazzo all’entrata di Daryna e le venne sopra, sempre col naso attaccato alle sue mutande e gli occhi fissi sul suo capolavoro.

Ripreso fiato, lasciò che Daryna andasse in bagno a darsi una rinfrescata, mentre lui depositava il suo nuovo tesoro nel cassetto dei trofei: mutande di ogni sorta e colore imbottivano il cassetto del comò della sua camera da letto. Daryna lo trovava alquanto strano, ma va beh, almeno non erano parti del corpo. Dopo essersi data una sistemata, si sedettero nuovamente in salotto con un altro bicchierino e Bruno diede ad Daryna il suo regalo: un set di mutande di Victoria’s Secret, da mettere soltanto in occasioni speciali.

“Con tutte quelle che ti porto via, prima o poi avresti cominciato a rubarle.” scherzò lui.

Lei alzò lo sguardo sbigottita, poi si guardò intorno e alla fine fece una risatina fintamente divertita.

“Che cosa sciocchina da dire.”

***

La ragazza si recò sul balcone e cominciò a recuperare la roba stesa. Vide delle mollette libere e pensò: “Che scema perché non le ho usate per stendere le cose che ho dovuto mettere in casa?”. Poi fece mente locale. Mancavano le mutande.

“Mamma, hai ritirato tu lei mie mutande?” gridò dal balcone in casa.

“No tesoro, è ancora tutto steso.”

Guardò giù dal balcone, a terra non c’erano. In quel mentre vide Daryna che passava sotto casa, la salutò sorridendo e Daryna le fece un cenno senza guardarla negli occhi.

La ragazza fece spallucce ma poi…

“Aspetta un momento! Non è che passando hai visto delle mutande cadute dagli stendini?” chiese.

“No, mi dispiace.” sempre guardando altrove.

“Ah ok, grazie.”

Una volta che se ne fu andata, la signora dell’appartamento accanto si affacciò.

“Sai sono sparite anche un paio delle mie e della ragazza di sopra. Strano. Spero non sia stato quel pervertito del giardiniere, quel tipo non mi piace per niente.”

“Sì, mette i brividi. Ciao!”

La ragazza rientrò in casa e andò da sua madre.

“Mamma, credo che quella stramba della vicina stia rubando le mutande del condominio.”

“Oh no, ci mancava un’altra pazza!”

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Il disagio è il mio pastore.

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