Pausa pranzo al mare
È primavera, c’è un sole bellissimo, il cielo e terso, azzurro perfetto.
E io sono in ufficio…
Avrei voglia di fare una passeggiata al mare con te.
Perché no!?
Ti chiamo.
“Vieni a fare un giro al mare con me!?”
“Adesso!? Ma sto lavorando, anzi anche tu dovresti essere al lavoro!!”
“E va beh a che ora finisci oggi?”
“Alle 13 dovrei chiudere il negozio”
“Ok allora prendo qualcosa da mangiare e ti passo a prendere”
“Ma tu non devi lavorare?!”
“Sì … ma… dai c’è il sole… è caldo… ho deciso che per oggi basta, ci vediamo tra poco!”
“Tu sei matto!”
Mi infilo nell’ufficio del capo
“Ho un’urgenza in famiglia, mi tocca scappare di corsa a casa!”
“È successo qualcosa di grave?!”
“Non lo so non ho capito, scusa te lo dico domani ora devo scappare davvero!!”
Raccatto le mie cose in ufficio e scappo letteralmente dal lavoro.
Per domani mi dovrò inventare una scusa plausibile per questa fuga, intanto mi complimento da solo per la mia performance di recitazione improvvisata, che poi ho tante di quelle ferie che bastava chiedere.
Alle 13 in punto sono da te con un pacchetto di pizzette al taglio fumanti e una bottiglia d’acqua.
In pochi minuti siamo al mare, lasciamo le scarpe in macchina e ci incamminiamo a piedi nudi sulla sabbia calda.
È bello il silenzio del mare fuori stagione, gli stabilimenti chiusi, la sabbia liscia, non viene calpestata dall’ultima volta che ha piovuto, ci sono solo le nostre impronte.
Si vedono in lontananza sul bagnasciuga un paio di persone che portano a spasso il cane, per il resto è tutto deserto.
Mettiamo la nostra coperta esattamente a metà strada tra le cabine chiuse e il mare, in un punto in cui la sabbia è perfettamente liscia.
Stiamo in silenzio, non vogliamo rovinare questo silenzio surreale, solo i gabbiani o l’abbaiare lontano di un cane ogni tanto lo rovinano.
Ci sediamo uno davanti all’altro con le gambe incrociate e mangiamo le nostre pizzette guardando il paesaggio e sbirciandoci a vicenda.
Hai un vestito largo colorato chiuso sul davanti da grandi bottoni, sedendoti hai sollevato la gonna e scoperto una buona porzione di cosce bianchissime.
Mi guardi con un misto di sorpresa, curiosità e preoccupazione, le sorprese o gesti impulsivi del genere non sono la mia specialità.
“Avevo solo voglia di stare qui adesso con questo sole con te”
“Sicuro che al lavoro vada tutto bene!?”
“Sì sì non ti preoccupare, tutto benissimo!”
Mi avvicino e ti bacio.
Mi sorridi finalmente tranquilla.
Ti guardo finire di mangiare, adoro quelle labbra carnose.
Raccolgo le cartacce delle pizzette e mi dirigo verso il bidone, potevo farlo dopo, ma mi disturbavano il panorama e poi volevo vederti da lontano.
Quando torno resto un pochino a guardarti da dietro, sei un punto colorato, sulla vastità della sabbia con il mare a fare da cornice.
“Sei bellissima”
“Tutto questo romanticismo oggi!?”
“A dire la verità da qui in piedi ti sto guardando le tette!”
“Ecco il solito scemo!”
Mi siedo davanti a te, ti sorrido e ti slaccio un bottone del vestito
“Fa caldo!”
Mi guardi con la faccia dubbiosa, sai già dove voglio arrivare
Infatti la mia mano non si ferma ad un solo bottone, ma continua, tu mi lasci fare dopo aver controllato che non ci sia nessuno in vista.
Mi fermo solo quando finisco i bottoni.
“E ora?!”
E ora faccio vagare la mia mano sul tuo corpo, accarezzo ogni centimetro di pelle scoperta, girando attorno a quel reggiseno bianco tanto bello, senza toccare neppure quelle mutandine in tinta con il reggiseno, ne sfioro solo i bordi.
Hai la pelle d’oca
Distendi le gambe per permettermi di accarezzarle meglio e piano piano le allarghi.
Ma io faccio finta di non capire la tua richiesta.
Ti distendi del tutto e spalanchi il vestito, sei in mutande e reggiseno, completamente esposta al sole e agli sguardi dei passanti, se ce ne fossero, perché qui non c’è assolutamente nessuno.
“Da lontano potrebbe sembrare un costume no!?”
Ma tu hai gli occhi chiusi e non sembra proprio che sia un problema in questo momento.
Continuo ad accarezzarti tranquillamente mentre tu inizi a muoverti, non riesci a stare ferma.
Vedo che le mutande iniziano a bagnarsi.
Mi devo infilare una mano nei pantaloni per sistemarmi quest’erezione così scomoda nei jeans.
Mi sorridi sorniona.
Le mie mani iniziano ed essere più impertinenti ed iniziano ad accarezzarti da sopra queste mutandine candide, poi stringono quei capezzoli che duri stanno spingendo attraverso il reggiseno, sospiri felice mentre allunghi una mano sul mio pacco.
Torno alle mutandine e strofino dove vedo che si sta allargando piano piano una macchia, sospiri ti piace.
Le scosto e faccio sparire un dito dentro di te.
Mi stringi la mano tra le cosce e mi guardi con ferocia: “Ho voglia!”
Ti alzi, raccatti tutto, ti allacci due bottoni, mi prendi la mano e mi trascini verso le cabine.
Se qualcuno ti vedesse adesso credo non potrebbe mai equivocare le tue intenzioni, il vestito che non nasconde le tue lunghe gambe che quasi corrono e il tuo seno che sta per esplodere dal reggiseno completamente a vista.
Ci guardiamo attorno, le cabine sono tutte sprangate, provi anche a spingere su alcune con la spalla, ma non c’è nulla da fare.
Sul retro vediamo una fila di pedalò, dei pali degli ombrelloni e delle vecchie reti da pesca, sono qui ad aspettare l’estate.
“Lì!”
Raccogli le reti e le lanci tra i pedalò e il retro delle cabine.
“ma non ci copre abbastanza”
“Sì se stai steso!”
Mi spingi sulle reti e mi fai stendere non mi pare il caso di protestare.
Da in piedi ti sfili le mutande poi ti chini su di me e mi togli calzoni e mutande in un solo colpo.
Poi ti siedi su di me e ti impali.
Parti subito con un ritmo forsennato che quasi mi fai male, sono costretto a fermarti perché stai facendo davvero troppo rumore, è vero che non c’è nessuno in giro, ma non si sa mai.
Rallenti e con calma vedo che ti guardi in giro “Sì non siamo del tutto coperti in effetti”
“Cioè ci vedono?!”
“Se ci fosse qualcuno forse vedrebbe me, ma è davvero deserto qua”
Rincominci a muoverti, ti godi la scopata ora, con il sole che ci scalda e questo silenzio irreale.
Ti sfili il vestito e lo metti su un palo affianco a noi senza smettere questo movimento lento quasi ipnotico.
Hai gli occhi chiusi ti stai assaporando questo momento.
Sentiamo dei fischi, qualcuno che richiama il cane, non ci facciamo caso sono lontani.
Sei bellissima, ad occhi chiusi, la bocca socchiusa, le mani sul mio petto e queste tette ancora imprigionate nel reggiseno proprio qua davanti ai miei occhi.
Con un gesto esperto allungo una mano dietro la tua schiena e ti slaccio i gancini facendo cadere il reggiseno lungo le tue braccia.
Apri gli occhi di scatto e mi guardi male poi prendi il reggiseno e lo lanci sul vestito.
Ridiamo ed aumenti il ritmo ma poco dopo sentiamo dei rumori e ci fermiamo di scatto.
Ti schiacci su di me e guardi in giro, non si vede nessuno, ma si sentono dei rumori molto vicini.
Intanto il tipo che richiamava il cane si fa sempre più vicino.
“Deve essere quel cane di merda”
“Non lo vedo!”
Ti stai agitando sopra di me facendomi godere come un matto, te ne accorgi e riprendi a muoverti con più ritmo.
Sentiamo lo zampettio del cane deve essere una robina piccola anche se il padrone sta richiamando Zeus.
“Ecco Zeus!”
Il cane è comparso alle tue spalle è un bastardino brutto e magro con la lingua fuori e gli occhi puntati verso il tuo culo che si muove con sempre più foga, sei schiacciata sopra di me e muovi solo il culo.
Mi viene da ridere pensando a Zeus e Apollo i cani di Magnun P.I.
Credo che il cagnino si stia eccitando perché non si muove di un pelo, sembra ipnotizzato.
Sento che il padrone è sempre più vicino, ma il cane non si muove, agito un piede e gli faccio cenni con le mani ma non si muove.
Cerco qualcosa con le mani da lanciargli, visto che tu non hai nessuna intenzione di fermarti o tanto meno aiutarmi, trovo un pezzo di stoffa lo appallottolo e lo lancio contro il cane che si spaventa e scappa, solo quando le vedo in volo capisco che ho lanciato le tue mutandine.
Il cane continua a comparire e scomparire, lo sento che corre eccitato qua attorno, mentre sento la voce del padrone avvicinarsi, poi il silenzio, il tuo ansimare nelle mie orecchie e lo sbattere del tuo bacino sul mio non mi fanno sentire bene, sono schiacciato sotto di te e non vedo nulla se non il cielo azzurro e questa catasta di pali.
Sento del parlottare basso intuisco delle parole come “scappato” “dispettoso” ”si bravo cucciolo, grazie è un bel regalo” “dai andiamo via” deve essere il padrone che è riuscito ad agguantare il cane e lo sta portando via, infatti si sente il suo guaito di protesta che si allontana sempre di più.
“Credo non ci sia più nessuno” te lo bisbiglio nell’orecchio.
Ti sollevi su di me, guardi in giro ed inizi una cavalcata inarrestabile, allarghi le braccia e ti aggrappi dove puoi le faccia arrossata dall’eccitazione verso il sole, le tette che ballano libere.
Una visione celestiale, inizio a spingere senza pietà anche io e basta poco per farci raggiungere un orgasmo sconvolgente. Restiamo ancora qualche secondo così nudi a goderci il sole poi incominciamo a vestirci.
Sono curioso di capire cosa ha visto il padrone del cane e guardo per terra le orme lasciate sulla sabbia, il cane ha fatto un gran casino tutto intorno, la sabbia è tutta smossa, ma si vedono anche delle orme di scarpe da tennis che arrivano dal mare e spariscono poi dietro le cabine, provo a ripercorrere il suo percorso guardando il posto dove eravamo noi…
Mi guardi interrogativa: “Allora David Crockett che dici? Abbiamo dato spettacolo!?”
“Se il tipo era più basso di me non ha visto nulla”
“Se era alto come te? quindi abbondantemente nella media nazionale…”
“Ecco in questo caso… se non ha visto noi ha intuito che succedeva anche perché il tuo reggiseno e il vestito si vedevano benissimo… ma se era anche solo un pochino più alto di me…”
Mi metto in punto di piedi per sottolineare la cosa.
“Capito in questo caso come minimo si è goduto lo spettacolo del mio culone bianco…”
“Come minimo…”
“Ma invece le mie mutandine dove sono!?”
“Non sono lì?!”
“No non le trovo”
“Ecco allora possiamo escludere che il padrone non si sia accorto di nulla”
“Figura di merda!”
“Beh in fondo non abbiamo mica dato un brutto spettacolo anzi il tuo culo è di per se uno spettacolo!”
“Sì fai lo scemo tu, dai andiamo a prendere un gelato!?”
Siamo seduti al tavolino della gelateria
“Zeus buono, dai fermo!” è una voce dietro di me.
Vedo che ti blocchi e diventi tutta rossa, poi piano piano rincominci a mangiare il gelato con lo sguardo basso.
Non mi volto, “È alto?”
“Molto!”
“Ti ha riconosciuta!?”
”Direi proprio di si”
“Sei sicura!?”
“Certo mi ha sorriso e poi secondo te quante donne ci sono con un vestito così in questo posto desolato!?”
“Hai ragione”
Sento che esce dalla gelateria e lo vedo passare affianco alla vetrina, è un signore distinto vestito abbastanza elegante sarà alto poco meno di due metri in una mano il guinzaglio di Zeus nell’altra stringe un fazzoletto bianco che si porta al viso sorridendo.
Tu sbianchi vedendo quel gesto.
“Non era un fazzoletto vero!?”
“No…”
Scritto da: Pollo Ollop
Mi piace scrivere racconti erotici in cui mischio realtà e fantasia, hai letto un mio racconto? fammi sapere cosa ne pensi, consigli e critiche sono ben accette.