Piedi

in

Categoria: Etero
Letture: 1191

Nelle due settimane successive non successe granché. Mentre sedevo in classe durante le sue lezioni notavo sempre gli occhi del prof di matematica cercarmi. Era sempre più voglioso. La cosa mi divertiva ed eccitava, ma nonostante questo non volevo che si “abituasse” a quei miei regali in cambio di voti. In due settimane gli concedetti soltanto una sega, durante i nostri incontri post-scuola.

Fu divertente.

Ero seduta sulla cattedra con le gambe spalancate davanti a lui. Mi accarezzavo la patatina glabra, mi stuzzicavo il clitoride, mi penetravo con indice e medio ed ansimavo come in un film porno. Mi facevo guardare mentre lui si masturbava davanti a me.

Muoveva freneticamente la sua mano sul suo cazzo e il suo sguardo era fisso sul mio sesso fradicio. 

Si sborrò sui pantaloni combinando un casino, io non feci neanche in tempo a venire. Scoppiai in una risata, immaginando come sarebbe dovuto sgattaiolare fuori dalla scuola senza farsi vedere, con i pantaloni ricoperti di schizzi di sperma.

Mi valse un bel 7. Non male.

Era bello sentirmi così desiderata, mi divertiva eccitare quel vecchio porco così tanto. Mi confessò di essersi masturbato anche a casa, pensando a me.

Giugno intanto era alle porte e di conseguenza la maturità si avvicinava. Mio papà aveva iniziato a farmi domande ed io ero molto felice di rispondere che i miei voti in matematica stavano migliorando molto. 

Sono felice ti stia impegnando così tanto”, mi disse un giorno baciandomi la fronte.

Non sai quanto, papino…

Un mercoledì matematica era alle ultime due ore. Il Prof decise di portare in classe un pc portatile per mostrarci alcune slide per aiutarci nel ripasso del programma. Io presi qualche appunto, qualcosa dalle ripetizioni private evidentemente mi era davvero rimasto in testa, ma non troppo.

Dopo quelle due ore, al suono della campanella, la scuola si svuotò. Io uscii per una sigaretta e rientrai in classe per le ripetizioni. 

Il prof non c’era. Il suo pc era sulla cattedra, ancora acceso sulle slide. Mi venne così in mente di frugare un po’ all’interno del suo computer, con la speranza di trovare qualcosa di scabroso, magari da poter utilizzare per i miei scopi.

La cronologia era quella che mi aspettavo da un sessantenne arrapato. Le ricerche erano tra le più disparate, ma alcune mi colpirono.

“Miley Cyrus nuda” e “tette Selena Gomez” mi fecero capire che i suoi gusti in fatto di ragazze molto più giovani fossero patologici. Mentre tutte le ricerche a tema “piedi” mi aprirono gli occhi su alcuni dei suoi fetish. Anche su Pornhub sembrava cercare solo footjob, piedi, tacchi… così mi venne un’idea.

Continuavo a pensare a come giocare con quel suo feticismo quando sul desktop notai una cartella con un nome strano. Così la aprii.

Quello che mi si palesò davanti mi fece rimanere a bocca aperta. C’erano una serie di foto di lui con una ragazza della 5^ B, una tipa cicciottella con i capelli neri e ricci. Una con cui ci scambiamo saluti e sorrisi di circostanza, una di quelle che passano abbastanza inosservate.

Nelle foto era nuda, in posa sul letto. Giocava con l’obiettivo come una professionista. Man mano che scorrevo le foto queste diventavano più esplicite. Una in particolare mi colpì: lei nuda, in piedi, e il prof in ginocchio con un suo piede in bocca. Ma guarda te ‘sto porco. 

Sentii i suoi passi nel corridoio, feci in tempo a chiudere tutto e lo aspettai, seduta al suo posto.

Entrò in classe e si fermò ad un metro da me. “Vai a sederti che cominciamo, dai…” mi disse con voce pacata. 

Mi alzai dalla sua sedia lentamente e spostai da un lato della cattedra il computer e tutto il resto. Mi sedetti al centro e con un cenno del capo ed un sorrisino malizioso lo invitai a sedersi.

Sembrava rivivere quel giorno in cui si segò davanti a me. Si sedette e mi guardò.

Vuoi rifare quel gioco? Mi sta bene…” disse slacciandosi in tutta fretta la cintura e aprendosi la patta di quei pantaloni verde bosco, quei pantaloni che sembrano vendere solo ai sessantenni. Io dondolavo le gambe e lo guardavo, mentre iniziava a menarselo.

No, prof… avevo un’altra idea, sinceramente…” mormorai. Con la punta dei piedi spinsi sui miei talloni per sfilarmi le Vans. Le mie gambe erano fasciate da leggings neri super aderenti. Avvicinai i piedini sulle sue gambe e lo vidi emozionarsi. 

Sui piedi indossavo dei calzini neri corti. Li strusciavo sul suo interno coscia mentre lo guardavo segarsi. 

Le piacciono i miei piedini, prof?” gli chiesi.

Sembrava quasi tremare, come se avessi toccato un suo punto debole. 

Annuì, mentre il suo respiro si faceva affannato. “Sono…così…piccoli…” disse.

Vuoi baciarli, brutto porco?” gli risposi.

Oh sì, per favore…” sussurrò mentre continuava a segarsi, eccitato come un quindicenne.

Piegai il busto verso di lui e con le mani mi sfilai i calzini, spogliando i miei piedini.

Non avevo smalto sulle unghie, ma solo una piccola cavigliera a sinistra, una robina che non tolgo mai. E come una gazza ladra, il professore sembrava attratto proprio da quel piede mancino. Lo posai sul suo petto.

Vediamo… che voto merita, il mio piedino?

Dieci… dieci…” disse arrapato.

Sorrisi. “Mi sembra troppo… direi che un 7 va bene…” risposi picchiettando con l’indice sul registro. 

Solo allora diede tregua al suo cazzo. Era turgido e la cappella e parte dell’asta erano lucide dei suoi umori.

Anche la mano con cui scrisse il voto accanto al mio nome sembrava umida. 

Molto bene, prof…” dissi avvicinandogli al viso il mio piedino mancino. Lo afferrò con entrambe le mani e chiudendo gli occhi se lo passò sulle guance, poi sul naso, annusando il mio odore ed iniziando a baciarlo. Io mi chinai all’indietro, sorreggendomi sui gomiti, e mi godevo lo spettacolo. Sembrava drogato. 

Con una mano riprese a segarsi, mentre con l’altra continuava a strusciarsi il mio piede in faccia, a baciarlo, a succhiarmi le dita in maniera viscida e arrapata. Lo lasciai continuare per un po’ finché non decisi di togliergli il giocattolo. 

Tirai indietro la gamba e lui rimase immobile.

Ha proprio una passione, per i piedi, eh prof?” lo provocai. Lentamente avvicinai le dita del piede che aveva baciato fino a poco prima al suo cazzo duro. Gli accarezzai l’asta risalendo verso la cappella.

Le sue mani si aggrapparono ai manubri della sedia così forte che pensavo li avrebbe spezzati.

Rimasi mezza sdraiata sulla cattedra, sorretta sui gomiti, e con entrambi i piedini avevo iniziato a segarlo. Non era la prima volta, un mio ex era abbastanza appassionato di questo tipo di cose, ero ben allenata.

Il respiro del vecchio porco era affannato. Tra le dita avvolgevo quell’asta turgida e pulsante e muovevo i piedini a ritmo lento. 

Per farlo eccitare ulteriormente mi distesi con la schiena e portai una mano dentro i leggings, iniziando a masturbarmi. Lo sentivo gemere di piacere, rantolare, ed io mi sentivo appagata. Sentirmi così desiderata e allo stesso tempo padrona della sua eccitazione mi faceva impazzire.

Si alzi in piedi…” gli ordinai. Lui obbedì. Era in piedi davanti a me, io distesa sulla cattedra e le mie gambe piegate avevano ora tutto lo spazio per aumentare il ritmo di quella sega coi piedi. 

Il professore mi guardava nei miei occhioni azzurri da scolaretta arrapata, e per incendiarlo ancora di più avevo iniziato a miagolare come una gattina, mentre mi accarezzavo.

Mmmh… mmmh… oh sì…” sussurravo con un filo di voce.

I suoi occhi erano spalancati, il suo viso era paonazzo e aveva iniziato a muovere il bacino contro i miei piedi, che stringeva giunti contro il suo cazzo.

Mi sollevai la magliettina scoprendo le mie ciliegine giusto in tempo. 

Accompagnato da un rantolo esplose in una sborrata calda. I primi getti mi colpirono proprio tra le tettine e sulla pancia, il resto colava sui miei piedini. 

Lui era affannato, arrapato, continuava a guardarmi. 

Mi risollevai sui gomiti. “Beh mancano due settimane all’esame… pensa che lo passerò?” 

Si abbandonò sulla sua sedia. Il suo cazzo ancora lacrimava sperma. Annuì senza fiatare, abbassando lo sguardo. Mi ricoprii, incurante del suo sperma che mi impiastricciava la maglietta e sorrisi.

Peccato, che dopo due settimane sarebbe finito tutto, quel gioco iniziava a piacermi.

Avrei dovuto iniziare prima.

Nella raccolta:

Una storia, due punti di vista. Tu da che parte stai?

Scritto da:

Sono una ragazza pugliese trapiantata nell’affollata Milano. Molti dei miei racconti sono situazioni realmente accadute, che scrivo perché io stessa possa riviverle. Spero apprezzerete. Twitter: @theslatstur

Commenta  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *