Intermezzo con Angelo

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Categorie: Dominazione, Etero
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Arrivo al lavoro, ma nonostante la notte passata con Carlo, avrei ancora voglia, ma come si fa debbo lavorare, accidenti.

Michela che è al suo ultimo giorno di lavoro, sembra intuire quello che mi sta passando per la testa e mi chiede: “Stasera, vieni a casa mia, per divertirci un po’?”

Io le rispondo: “Sì, ne ho proprio voglia.

Anzi ho proprio voglia di essere leccata per bene non possiamo fermarci qui per l’ora di pranzo e divertirci anche prima di stasera?”

Michela: “Non vorrei essere sgridata l’ultimo giorno di lavoro.”

Io: “Che ti importa dai, ho troppa voglia.”

Entra la prima paziente e fino all’ora di pranzo, non parliamo, se non di cose di lavoro.

Finalmente arriva l’ora x e ci chiudiamo dentro e andiamo nell’ambulatorio di Veronica, dove io mi metto sdraiata e mi tolgo rapidamente i pantaloni e le mutandine.

Dico a Michela: “Leccami dai, per favore.”

Lei: “Subito.”

Si mette a leccarmi con maestria e io inizio subito a godere come una porca.

Siamo lì impegnate nel nostro divertimento, che non sentiamo bussare alla porta, fino a che ci urlano: “Cosa state facendo, aprite subito!”

Non riconosciamo la voce, io mi vorrei vestire, ma la voce: “Aprite subito, si capiva chiaramente cosa facevate. Non ci importa, se siete svestite.”

Apriamo e ci troviamo dinanzi il direttore sanitario dell’ospedale, che ci dice: “Ero venuta a salutare Michela per il suo ultimo giorno di lavoro. Non avevo idea che si dedicasse al sesso anche lei in ambulatorio, come la dottoressa Veronica.”

Michela arrossisce e dice:”Scusi direttore, sono mortificata. Cosa posso fare perché lei non lo dica alla dottoressa?”

Lui spudorato: “Tu e la tua amica potreste fare un po’ di sesso con me, che ne dite?”

Nel mentre, si tira giù la zip dei pantaloni mostrandoci un cazzo duro, rosso e lungo.

Io non dico nulla, ma arrossisco visibilmente, lui osserva non tanto il mio viso, ma la mia fica e dice: “Tu dimmi come ti chiami, ho una grande voglia di infilartelo dentro. Eri tu quella che godeva prima?”

Io: “Mi chiamo Azzurra e sì ero io quella che godeva grazie alla lingua di Michela.”

Lui: “Sei lesbica?”

Io: “Diciamo bisex.”

Lui: “Ora mi divertirò con te e poi semmai anche con Michela oppure guarderò voi due giocare.”

Io: “E se io non fossi d’accordo?”

Lui: “Nel caso dirò tutto alla dottoressa Veronica.”

Io: “Va bene, non voglio far sputtanare Michela il suo ultimo giorno di lavoro.”

Lui: “Finisciti di spogliare, voglio vedere anche il seno.”

Io: “Va bene.”

Rimango completamente nuda, mi sdraio sul lettino, anche lui si spoglia rivelando un bel fisico, oltre a un bel cazzo.

Mi fa mettere a gambe larghe e lui in piedi mi penetra, io urlo perché non sono mai stata penetrata da un cazzo così lungo e lui mi chiede: “Prima volta con un cazzone?”

Io: “Sì scusi.”

Lui: “Non darmi del lei, mi chiamo Angelo.”

Io: “Va bene, Angelo.”

Io inizio a godere, incurante di Michela, un po’ dispiaciuta che lei non possa godere quanto sto godendo io.

Angelo ha un bel cazzo e lo sa usare bene, a un certo punto lo toglie dalla fica, per fare una spagnola. Io tocco il cazzo che è duro come il marmo.

Lui mi dice: “Ti piace il mio cazzo, troia? Ti piace essere chiamata così?”

Io: “La risposta è si a entrambe le domande. Mi eccita da morire essere chiamata troia e dire che fino a poco tempo fa, mi dava molto fastidio.”

Lui: “Sono contento, a me eccita chiamare la mia partner troia, soprattutto se lo è davvero, come sei tu.”

Io: “Continua a chiamarmi troia, vorrei ancora il tuo cazzo dentro di me, magari messa a pecorina?”

Lui: “Le posizioni le decido io, non tu, troia.”

Io: “Va bene.”

Lui: “Mettiti in piedi, con le mani appoggiate al lettino e il culo ben dritto.”

Io lo faccio e poi sento il suo cazzo dentro la mia fica, mi piace da morire e subito inizio a gemere e lui: “Troia, godi godi.”

Io non so dove sia Michela, non la vedo né sento e chiedo a Angelo: “Dov’è Michela?”

Lui: “E’ uscita, credo si sentisse di troppo.”

Io: “Me la leccheresti poi, quando hai voglia, ne ho un gran desiderio.”

Lui: “Sono io che comando, non tu, se ho voglia lo farò, troia.”

Io: “Ok, non ti arrabbiare.”

Lui: “Non sono arrabbiato, è solo ti voglio far capire che comando io.”

Io: “Va bene.”

Lui: “Ora basta con questi discorsi, voglio fotterti e sentirti godere.”

Io: “Sì, ne ho tanta voglia anche io.”

Lui riprende a fottermi con molto vigore, con molte spinte, finché ho un orgasmo bestiale e lui mi dice: “Troia bravissima, mai sentita una troia godere in questo modo.”

Io: “Grazie, anche io non avevo mai goduto così. Sai fottere davvero bene, Angelo.”

Lui: “Lo sapevo già, ma tu sei una troia di primo livello. Ora ti leccherò, come mi hai chiesto prima, quindi sdraiati sul lettino. Forza, prima che cambi idea.”

Io: “Sì, subito.”

Mi metto sdraiata a gambe spalancate e la sua lingua si tuffa nella mia fica e lui dice: “Mmmmm, è delizioso leccare il nettare che è venuto fuori quando sei venuta. La tua passera sa di mare. Oltre a troia, ti potrei chiamare proprio passera di mare.”

Io: “Va bene, come vuoi tu. E tu, oltre a Angelo, come vuoi essere chiamato?”

Lui: “Ovvio se io ti chiamo troia, tu debbi chiamarmi padrone.”

Io: “Sì, padrone.”

Lui continua, a leccarmi, a annusare la fica, finché mi dice: “Troia ho voglia di incularti di brutto, andiamo nella doccia.”

Andiamo lì, io mi metto con le mani sul muro della doccia, il culo all’insù e lui, il padrone mi incula subitaneamente.

Io non urlo, come credevo avrei fatto, ma inizio subito a gemere come una porca.

Lui: “Credevo che urlassi dal dolore.”

Io: “Lo credevo anche io, ma provo un grandissimo piacere, è troppo il piacere che provo, mai provato sul serio, padrone.”

Lui: “Troia, ma dove ti nascondevi finora?”

Io: “A casa, ho iniziato a lavorare da poco.”

Lui: “Sei sempre stata così troia?”

Io: “Ero una brava donna. Sposata due volte, la prima volta ho divorziato perché lui era troppo farfallone. La seconda, sto divorziando ora, perché non mi toccava più. Mi ha “liberato” la dottoressa Veronica.”

Lui: “Gran troia e grande dottoressa.”

Io: “Sì è vero, padrone. Ci sei andato a letto?”

Lui. “No, non mi sembrava il caso. Tu, sì?”

Io: “Sì, non solo con lei, anche con altre donne e non solo.”

Lui: “Non ho mai visto due donne insieme, a parte nei video porno che però non mi eccitano.”

Io: “Hai visto video lesbo italiani. Dovresti guardare quelli stranieri, sono molto più eccitanti.”

Lui: “Grazie dell’informazione, troia. Troia, vuoi che ti sborri nel buchino o magari da qualche altra parte?”

Io: “Sul seno, padrone.”

Mi giro per dargli il mio seno su cui lui sborra abbondantemente, poi io inizio a mangiare il suo seme e lui: “Ah che troia, sei.”

Io: “Esistono donne più troie di me. Ne ho visto una l’altro giorno, in cui lei si faceva mettere la crema, come la chiamava lei, sulla torta al cioccolato e poi la mangiava. Piacerebbe provare anche a me, una volta, padrone, se mai ci sarà un’altra volta con te.”

Lui: “Molto interessante, poi mi farai vedere quel video, troia.”

Io: “Sì padrone, mi piacerebbe farlo come in quel video ossia appoggiata al lavandino e che urlo a squarciagola dal piacere.”

Lui: “Mmmmm, hai grandi idee in testa, troia. Sei proprio affamata.”

Io: “Sì padrone, lo sono tanto, anche se ultimamente, mi sono data molto da fare.”

Lui: “Poi mi racconterai, adesso scambiamoci i numeri di telefono, devo andare temo sia già tardi. Questo intermezzo mi è piaciuto moltissimo troia. Ti voglio rivedere presto, magari potremmo fare un trio con un’altra.”

Io: “Sì padrone, adoro i trii, specie se ho una donna che mi piace moltissimo.”

Lui: “Che tipi ti piacciono? “

Io: “Gran seno e gran fica da leccare. Se ci penso, mi bagno.”

Lui mi mette le mani alla fica e dice: “Sì è vero, sei bagnata, troia. Me l’hai fatto rizzare ancora, me lo succhi rapidamente?”

Io: “Sì, padrone.”

Lui mi dà il suo cazzo, io me lo infilo in bocca e succhio, succhio, mentre lui mi dice: “Brava troia, sei proprio una grande succhia cazzi.”

Io non rispondo e continuo a succhiare, finché sento dello sperma sulla lingua, poi fiotti abbondanti che provvedo a ingoiare.

Lui: “Troia, lo ingoi anche, sei proprio bravissima. Ora debbo andare, ci si vede presto.”

Lui prima di uscire, và in bagno si mette in ordine, mi lascia da sola, io chiamo: “Michela.”

Nessuno mi risponde, mi vesto, vedo che è già ora di aprire l’ambulatorio, anche se la prima paziente ci sarà solo tra un’ora.

Michela non ritorna, sto tutto il pomeriggio a lavorare da sola, temo che se la sia presa per il mio intermezzo con Angelo.

Sì è vero, sono una gran troia, che non sa resistere ai bei cazzi.

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