Orgetta nel bagno dell’ufficio

La mattina seguente in ufficio, Maurizio e Vittorio mi attendevano con Raffaella che era venuta per farsi conoscere da me.

Dal vivo era ancora più bella, dolce e arrendevole di quanto credessi.

Io non potei fare a meno di guardare il suo seno, una quarta naturale che strabordava da una maglietta striminzita bianca che non lasciava nulla all’immaginazione in quanto era senza reggiseno.

Io ero letteralmente con la bava alla bocca, lei se ne accorse e mi propose di andare in bagno.

Andammo, lei si tirò su la maglietta, i suoi seni erano meravigliosi e io iniziai a impastarli con le mani, poi a leccare i capezzoli grossi e rosa.

A vedere questo spettacolo oltre Maurizio e Vittorio, si presentò un altro nostro collega Leandro che restò zitto, ma iniziò a toccarsi il cazzo da sopra i pantaloni, poi si tirò giù la zip e iniziò a masturbarsi, mentre incitava anche me a far vedere il seno.

Io ero in camicetta, Vittorio iniziò a slacciare i bottoni, mi tirò su il reggiseno di pizzo rosso nuovo e intimò a Raffaella: “Troia, lecca il seno di quest’altra troia.”

Lei sembrava non aspettare altro e Maurizio: “Troie sbrigatevi che tra poco arriva il capoufficio.”

Raffaella era brava a succhiare i capezzoli, a me sfuggirono gemiti, qualcuno mi tappò la bocca, ma non con una mano, con un cazzo che non conoscevo, quello di Leandro.

Il suo cazzo aveva un buon odore e lui spingeva: “Troia succhia, fammi venire e ingoia, sbrigati.”

Vittorio e Maurizio non dicevano nulla, erano troppo eccitati, vedevo che le loro patte stavano per esplodere, non ce l’avrebbero fatta ad aspettare fino all’intervallo.

“Raffaella dobbiamo succhiare il cazzo di Vittorio e Maurizio.”

Intanto, io avevo finito con Leandro che era venuto quasi subito e con poca sborra.

Ci mettemmo a succhiare i cazzi di Vittorio e Maurizio, ma quasi sul finire sentimmo distintamente in corridoio la voce del nostro capoufficio Matteo.

“Dove siete? Vi sento siete in bagno, ora vengo a vedere.”

Matteo aprì la porta e vide me e Raffaella a ciucciare i cazzi di Vittorio e Maurizio, tuttavia non brontolò.

“Che troie, che bei seni che avete! Quest’altra troia non la conosco, come ti chiami?” disse rivolgendosi a Raffaella.

“Raffaella, ma dovrei andare a lavorare, sono in ritardo un’altra volta e se continuò così il mio capo mi licenzierà.”

“Nel caso ti assumo io, che sai fare oltre a succhiare cazzi?”

“Tengo la contabilità, redigo bilanci, sono laureata in economia e sto facendo un master.”

“Woah, che dire hai tutte le carte in regola, ora vorresti occuparti con la tua boccuccia del mio attrezzo?” disse, tirando fuori un bel cazzo in erezione.

Raffa se lo mise in bocca e il mio capo prese la sua testa perché lo ingoiasse tutto, cosa che lei fece con difficoltà, ma Matteo insistette e lei alla fine mugolava dal piacere.

“Brava troia, ne ho bisogno, sei brava sai.”

Io stavo a guardare, visto che avevo finito di succhiare i cazzi di Vittorio e Maurizio e mi stavo eccitando nuovamente, tant’è che iniziai a toccarmi, dopo aver slacciato i pantaloni ed essere rimasta in mutande.

Ma non restai da sola a lungo perché Leandro si avvicinò per leccarmi la fica. Mi mise sopra il lavandino e gli dissi: “Ho paura che si rompa, io non sono esattamente un peso piuma.”

“Non ti preoccupare, nel caso lo mettiamo nuovo, vero capo?”

Matteo era troppo occupato con Raffaella e non rispose.

Leandro leccava davvero bene.

Intanto direte, ma Maurizio e Vittorio che facevano?

Si menavano il cazzo e ci incitavo: “Brave troie, godete, che bella mattinata, vero capo?”

“Sì, non me l’immaginavo che Viviana fosse così troia e quest’altra che mi succhia il cazzo è una puttana di prima categoria, molto obbediente.”

In quel momento, lui sborrò: “Ingoia troia, voglio vedere quanto sei brava.”

Lei non rispose, si limitò a ingoiare l’abbondante sborra di Matteo.

Intanto, Leandro aveva smesso di leccarmi.

“Voglio scopare la tua fica, ne ho tanta voglia.”

Io assentii con il capo e lui in un attimo mi penetrò, facendomi sfuggire un lungo grido che dal dolore, si trasformò presto in piacere.

Mi pompava non lasciandomi il tempo di respirare, ma io godevo a pieni polmoni.

“Che troia, chi l’avrebbe mai immaginato che Miss Perfettina come ti avevo soprannominato, fosse così.”

Io godevo a più non posso finché lui non mi sborrò dentro il suo seme caldo e abbondante.

“Su troia, goditelo, succhialo, nutriti del mio seme.”

Io con le dita me lo portai alla bocca, era aspro, non lo gradivo, lui se ne accorse: “Troia lo devi mangiare tutto, capito?”

Io eccitata da quell’ordine: “Sì va bene, scusa.”

“Non mi devi chiedere scusa, mi devi chiamare padrone.”

“Ma io non voglio essere la tua sottomessa.”

“Ma ti piace che ti siano dati ordini.”

“Sì, ma non voglio scopare solo con te.”

“Va bene, faremo delle belle orge con tutti i presenti.”

“Mi sta bene.”

Matteo intanto: “Viviana, troia mi lucidi il cazzo?”

“Ma non lo dovrebbe fare Raffa?”

“Rispetta il mio ordine, così intanto prendi confidenza con il mio cazzo.”

Io con lo sguardo cercai l’assenso di Leandro che me lo diede e andai a lucidare il cazzo di Matteo che mi piaceva di più.

Il suo cazzo era rosso in cima e mi misi a lucidarlo da lì.

“Troia, lucida tutto il cazzo non solo la cima.”

“Ok.”

“Non è sufficiente questa risposta.”

“In che senso?”

“Devi chiamarmi padrone.”

“Ho già Leandro come padrone, non ne posso avere due.”

“Io e Leandro in passato abbiamo avuto delle sottomesse in comune per cui è tutto ok.”

“Sì padrone.”

Io ero eccitata dal succhiare il cazzo, ma anche dall’essere sottomessa, dal dire padrone, non mi capivo, ma era così.

Una volta finito: “Troia, per oggi basta. Anzi ricomponiamoci e andiamo a lavorare.”

A Raffaella: “Sul serio, anche se ci siamo conosciuti in questo contesto, se è vero quello che hai detto sul tuo curriculum vitae, se verrai licenziata, ti assumerò.”

“La ringrazio, ora scappo, devo inventare una scusa plausibile per il mio superiore.”

Poi rivolta a me: “Non vedo l’ora di esplorare per bene il tuo corpo, sei più bella di quanto mi avevano detto Maurizio e Vittorio.”

“Abbiamo fatto ieri un gruppo whattsapp con noi quattro, ma lo dobbiamo allargare a Leandro e Matteo, non è vero?”

“Sì, non vediamo l’ora di scopare queste troie. Troie, rispondete lo volete voi?”

“Sì padroni, anche noi, non vediamo l’ora.”

“Troie vi scoperemo anche noi, come avevamo concordato ieri.”

“Va bene, allora ci sentiamo su whattsapp.”

Ritornammo infine ai nostri posti in ufficio. Stranamente quella mattina Federico era assente, ma io non me ne preoccupai, ormai avevo per la testa solo quei quattro cazzi e il seno strabordante di Raffa e non vedevo l’ora di leccare la sua fica.

Al solo pensiero, mi stavo bagnando, ma non era il momento di masturbarsi in bagno.

Alla sera, a Magda non dissi nulla di quanto successo perché avevo paura del suo giudizio.

Io volevo essere libera di esplorare la mia sessualità, anche se temevo di farmi del male, ma volevo vivere, non essere repressa come ero stata fino a quel momento.

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